La notte ha portato consiglio e il day after dopo la doccia gelata di domenica sera al Maradona è stato un po’ più sereno, per il Napoli, consapevole di avere ancora un punto di vantaggio in classifica e di essere comunque padrone del suo destino. Per i bookmaker gli azzurri restano nettamente favoriti (quota 1.30) per la vittoria finale dello scudetto, mentre il sorpasso in extremis dell’Inter negli ultimi 180’ viene offerto a 3.50. Il traguardo è ancora vicino e i giocatori ne hanno preso atto, prima della ripresa degli allenamenti di oggi a Castel Volturno. «Restiamo calmi, sapevamo che sarebbe stata dura», ha dato il buon esempio Scott McTominay. «Ci mancano due finali ed è tutto nelle nostre mani: dobbiamo farcela per i nostri tifosi», ha ruggito pure Giacomo Raspadori. Nel giorno libero Matteo Politano si è invece sposato in municipio, senza però mollare la presa. «Servono due vittorie, bisogna crederci».
Niente paura, insomma: al Napoli la resilienza non manca. Rende bene l’idea però l’immagine biblica del gigante dai piedi d’argilla, che è balzata agli occhi degli osservatori meno superficiali seguendo il soffertissimo cammino degli azzurri, arrampicatisi a un passo dallo scudetto con le unghie e grazie a 13 vittorie di misura. Il preambolo serve per analizzare in modo più lucido la frenata col Genoa, al di là delle conseguenze traumatiche legate alla sua tempistica, visto che il pari è arrivato a tre passi dal traguardo. Gelato in tribuna d’onore Aurelio De Laurentiis, che aveva già presenziato in settimana a un vertice sugli eventuali festeggiamenti. Oggi ce n’è un altro, sempre in prefettura, presenti Comune e forze dell’ordine. Ma serve cautela, per gli handicap con cui la squadra di Antonio Conte convive da mesi. Già tante volte la capolista era riuscita a superarli per il rotto della cuffia e stringendo i denti. Stavolta invece la sorte ha voltato le spalle a Di Lorenzo e ai suoi compagni, che hanno visto sfumare a soli 6 minuti dal fischio finale l’ennesimo successo di corto muso, perdendo due punti nella lotta al vertice.
L’Inter ne ha infatti approfittato per riportarsi a -1. Ma Conte si è subito adoperato per circoscrivere la delusione. «Col Genoa ci siamo giocati il jolly». Poteva succedere nella bolgia di Lecce e avrebbe fatto meno scalpore. Gli azzurri non sono mai nelle condizioni di portarsi da casa alcuna vittoria e sono condannati alla sofferenza in ogni partita. Persino a Monza il gol liberatorio si era fatto attendere per 71’. È questa la debolezza e allo stesso tempo la forza alla vigilia dello sprint. Le battaglie che restano – domenica a Parma e al Maradona con il Cagliari – saranno infatti simili per insidie e stati d’animo alle altre 36 che le hanno precedute.
Lo scudetto del Napoli non è appeso a un filo da adesso, lo è sempre stato. Conte lo sa e per questo aveva sostituito Raspadori con Billing: un cambio conservativo che con il Genoa non ha funzionato, ma identico ai tanti altri che avevano aiutato gli azzurri a conquistare le 13 vittorie di misura in campionato. Da novembre è quasi sempre ko Buongiorno e per avere lo stesso la miglior difesa d’Europa a Castel Volturno sono stati costretti a fare di necessità virtù, con i centrocampisti e le punte coinvolte nella fase passiva. È così che dal 7 aprile la porta di Meret era rimasta inviolata, attraverso la resilienza di cui parla spesso l’ex ct.
L’umiltà non ha penalizzato il Napoli, l’ha esaltato. È questo che Conte ricorderà ai giocatori alla ripresa. Niente drammi, al netto delle inevitabili pressioni. Anche per il Parma la posta in palio sarà pesante e da questo punto di vista sarà un duello alla pari. Gli azzurri non avranno Lobotka, ma recuperano in attacco Neres. Per lo scudetto nulla è perduto.