Un anno fa, dopo il gol nella finale di Istanbul che valse al City la prima storica Champions e a lui il quinto posto nella classifica del Pallone d’oro (“Sono il primo dei mortali”), Rodri disse che se un giorno avessero incoronato lui “sarebbe un segnale interessante per il calcio”. Avrebbe voluto dire andare oltre all’apparenza del dribbling, allo scintillio della finezza, alla felicità effimera del gol ed entrare in profondità fin dentro al midollo del football, nel suo sistema nervoso, nel tessuto connettivo che un giocatore come Rodrigo Hernandez Cascante, 28 anni, per brevità chiamato Rodri, rappresenta.
Il Real Madrid offeso ritira Vinicius e gli altri dieci candidati
Infine lo hanno incoronato, per lo scorno di quegli arroganti del Real Madrid che, quando hanno capito che il miglior calciatore al mondo sarebbe stato il mediano senza stramberie e non l’appariscente Vinicius, hanno annullato il volo per Parigi e trattenuto a Madrid la loro rutilante delegazione di cinquanta persone, tra cui undici candidati ai vari premi: Vinicius, Bellingham, Carvajal, Valverde, Kroos, Mbappé e Rüdiger a quello assoluto, Ancelotti tra gli allenatori, Lunin tra i portieri e Arda Güler tra i giovani. Sportivi, i bianchi. Del resto, in passato anche Cristiano Ronaldo si comportava così: se non gli dicevano che era il più bravo, faceva l’offeso e stava a casa.
Rodri miglior giocatore di Euro 2024 mentre Vinicius falliva la Copa America
Rodri, in realtà, è sempre stato il favorito per questo Pallone d’oro, anche sulla scia del quinto posto del 2023 (meritava di più, perlomeno di stare davanti ai compagni Haaland e De Bruyne): è stato il leader tecnico e morale della squadra più forte al mondo, il Manchester City, e il leader tecnico e morale della splendida nazionale campione d’Europa, la Spagna. A Euro 2024 è stato nominato miglior giocatore del torneo, mentre Vinicius usciva ai quarti di finale della Copa America senza neanche giocarli, visto che s’era fatto squalificare per aver preso due ammonizioni sciocche nelle prime tre partite. È questo che ha fatto la differenza e tolto valore al gol (il secondo di fila) segnato dal brasiliano nella finale di Champions.In realtà quello a Rodri è un premio collettivo, come era stato per Sammer o Cannavaro in passato. Lo spagnolo rappresenta la squadra di club e la selezione più belle dell’ultima stagione: ogni tanto capita. Vinicius vincerà in futuro, si contenderà il premio con Mbappé, Bellingham e Haaland, ma il presente se lo prende giustamente Rodri, magari anche come risarcimento per quel ginocchio che gli è saltato pochi giorni dopo aver denunciato l’esagerato moltiplicarsi delle partite da giocare nel corso di una stagione: per sei mesi dovremo fare a meno di lui.
Guardiola: “Rodri non ha piercing né tatuaggi, quindi è un vero centrocampista difensivo”
Per descrivere Rodri, le parole perfette sono quelle che pronunciò una volta Guardiola: “Non ha tatuaggi, non ha piercing: è un vero centrocampista difensivo”, come se per ricoprire quel ruolo così importante ma così umile bisognasse avere un aspetto adeguato. In effetti, Rodri è una sorta di centrocampista difensivo anche nella vita, un mediano pensante, senza fronzoli ma con una sostanza inattaccabile. Oltre ai tatuaggi, non ha nemmeno i social: “Preferisco una bella conversazione con una persona sola che migliaia di messaggi scambiati con migliaia di persone”. Il suo hobby è lo studio, difatti neanche dopo la laurea in Management e Business Administration ha posato i libri: “Voglio avere un orizzonte più ampio del calcio, adoro studiare, trovo che il mio interesse per diversi soggetti sociali o di attualità sia un modo altrettanto efficace di rimanere connessi con la realtà”.
Busquets e Xabi Alonso i suoi idoli da bambino
La cosa più sorprendente è che già da bambino era così e sognava di diventare quello che in effetti sarebbe poi diventato: se tutti i suoi amichetti scimmiottavano Messi o Ronaldo, lui stravedeva per Busquets e Xabi Alonso e voleva diventare come loro: “Mi è sempre piaciuto più capire il calcio che godermelo”.
Scartato e poi ripreso dall’Atletico, il City lo ha consacrato
Eppure quand’era diciassettenne venne scartato dall’Atletico Madrid, che lo aveva accolto nel suo vivaio, perché considerato fisicamente non all’altezza. In lui credette per fortuna il Villarreal, dove Rodri aggiunse muscoli e centimetri al suo cervello fine, fino a meritarsi, cinque anni dopo, il ritorno all’Atletico, che per riprendersi il suo scarto dovette tuttavia sborsare 20 milioni. Soldi ben spesi, perché dopo una sola stagione ne incassò 70 dal Manchester City, da dove Rodri non si è più mosso diventando di fatto il prolungamento in campo di Guardiola. “Essere allenato prima da Simeone e poi da Pep mi ha completato”, ha detto. Ha imparato non soltanto a cucire il gioco e scucire quello altrui, ma anche a segnare, come l’Inter ben sa. “Ma il complimento più bello che mi si possa fare è che sono continuo. Il barometro dell’eccellenza è la continuità”.