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Il papà di Samardzic: “Trattativa con l’Inter fallita perché hanno sbagliato agente”

Così a Sportitalia spiega il mancato passaggio del centrocampista dell’Udinese in nerazzurro: “Avevano fatto tutto con Pimenta, ma lei non ha diritti su mio figlio”

Mladen Samardzic, il papà del giocatore dell'Udinese, ha dato la sua versione dei fatti sul mancato trasferimento del figlio all'Inter quando già aveva sostenuto le visite mediche. A Sportitalia è andata in scena una lunga disamina di discolpa: “L'Inter ha fatto un errore: ha fatto tutta la trattativa e ha chiuso l'affare con una persona che non aveva il permesso per farlo. Ossia Rafaela Pimenta. Io l'ho vista una volta sola nella mia vita. Non so lei come abbia fatto a infilarsi in questa cosa, perché la trattativa era tra Udinese e Inter: poi ci siamo trovati lei in mezzo, che voleva chiudere l'affare senza il nostro permesso. Quindi quando ho ricevuto la bozza di contratto dall'Inter e abbiamo visto che c'era lei come intermediaria e rappresentante di Lazar, abbiamo chiesto che questo fosse cambiato. Abbiamo chiesto di parlare direttamente con l'Inter, di avere un incontro con loro e di cambiare questo aspetto: ma loro ovviamente non hanno voluto più fare l'operazione così, senza di lei, sostenevano che l'agente di Lazar fosse lei”.

Non è vero che i Samardzic non hanno provato a ricucire: “Abbiamo chiamato Marotta e Ausilio. Abbiamo anche scritto una mail. Nessuna risposta, perché per l'Inter era finito tutto perché volevano trattare solo con la Pimenta. Avevano chiuso l'accordo con lei, ma non con noi. Lei non ha nessun permesso da parte nostra: aveva fatto l'operazione con l'Inter perché ovviamente lei ha tanti giocatori lì e ha un buon rapporto con il club, ma non c'era nessun accordo con noi, né nessuna autorizzazione. Ci siamo incontrati quel venerdì (11 agosto, ndr) a Milano e ho spiegato a loro tutto. Gli ho spiegato che non c'era nessun permesso per la Pimenta di parlare a nome di Lazar. Ma non hanno voluto parlare più di nulla perché erano molto arrabbiati perché continuavano a dire che era lei l'agente. Ma potete controllare ovunque, anche su internet, che la Pimenta non è mai stata l'agente di mio figlio. Il “problema di comunicazione” è stato solo questo, perché mio figlio voleva andare all'Inter, l'Udinese voleva venderlo all'Inter e l'Inter voleva prenderlo. Era tutto ok, se non fosse stato per questo “problema di comunicazione”.

Non sono state le commissioni a far naufragare l'affare: “Non abbiamo mai parlato di soldi con l'Inter. Non abbiamo mai contrattato su nulla, non abbiamo avuto l'opportunità perché nel momento in cui ho spiegato che la Pimenta non era l'agente, automaticamente per l'Inter era già tutto chiuso e non erano più interessati, perché, non si sa perché, pensavano che Rafaela Pimenta fosse l'agente. Io ho detto “scusate mi dispiace ma è un errore, se voi avete delle prove riguardo questa cosa ok, ma visto che non le avete non è colpa nostra”. Mi dispiace, ma abbiamo dimostrato che noi volevamo andare all'Inter e che non abbiamo mai parlato di soldi".

Il padre-agente prosegue nel racconto: “Non mi rimprovero nulla, perché non abbiamo avuto opportunità di fare nulla, che errore avremmo fatto? Non so. Ho chiesto a Mr. Ausilio dove avrei sbagliato, di dirmelo. E mi ha risposto che non sapeva chi fossero gli agenti. E allora ho ribattuto, “Non è colpa mia, potevi chiedere”. E allora a quel punto sono stato io a dire “Vogliamo vedere i contratti, vogliamo vedere l'offerta con una email scritta e non solo al telefono. Vogliamo vedere l'ingaggio, i bonus”. E invece non abbiamo visto nulla di scritto, nessun documento. Perché loro avevano mandato tutto a Rafaela Pimenta e avevano sbagliato. La prima volta che mi sono seduto nell'ufficio dell'Inter, ho detto a Mr. Ausilio “Guarda, io non ho mai visto nessun contratto finora, nessuna offerta”. Allora lui me l'ha stampata in quell'appuntamento e io gli ho detto “Ecco, ora è la prima volta che vedo questi numeri”. Ed è finito tutto, ha detto che non avevamo più nulla di cui discutere, ha detto che l'Inter ha 150 anni di storia, che ha fatto la Finale di Champions… E io gli ho risposto “Certo hai ragione, ma qui c'è stato un errore di comunicazione, mi spiace”.

Perché l'Inter non ha chiuso comunque l'affare? “Non lo so, non lo so. Io non ho esperienza in questi affari, io sono solo un padre che vuole il meglio per suo figlio. A Udine gioca, perché lui ama il calcio: sicuramente vuole migliorarsi sempre e vuole giocare un giorno in Champions, ma questo è possibile solo se crescerà, giocando sempre meglio con l'Udinese. Non ci importa dei soldi: se li volevamo, potevamo andare in Arabia Saudita. Noi vogliamo una carriera e l'Inter sicuramente era una buona situazione, ma sinceramente… Non è stato possibile fare l'operazione. Magari con un altro club, la prossima volta. Noi non abbiamo nulla di cui pentirci, perché non avrei potuto fare nient'altro, visto che l'Inter non voleva parlare con noi. La stessa cosa l'ho detta a Mr. Pozzo, a Udine, che ha capito la situazione. Questa è tutta la verità, poi di certo i giornalisti, che hanno buoni rapporti con l'Inter, scrivono e riportano un'unica versione, ma la verità non è quella. Non importa. Mio figlio è molto contento a Udine e se rimarremo qui, lo faremo felici, non c'è problema".

L'Udinese: “Abbiamo un ottimo rapporto con l'Udinese, con Mr. Pozzo, con il direttore Collavino e con il nuovo ds Balzaretti: lavoriamo tutti insieme per il futuro e se l'Udinese ci dirà che avranno avuto un'offerta che reputano valida, ne parleremo con mio figlio. Se l'Udinese dirà di sì e noi diremo di sì, sarà la decisione giusta da prendere, ma non è necessario che vada via per forza quest'anno. Ha 3 anni di contratto e un futuro davanti per cambiare club: quando troveremo una situazione perfetta per tutte le parti in causa, per il club e per noi, vedremo". Nega il papà che dietro ci fosse qualche altro club: “Non era proprio vero. Non abbiamo nessuna squadra. Non abbiamo fretta per il futuro: Lazar ha solo 21 anni, c'è così tanto tempo. Già con la Juve è entrato bene e ha dimostrato di essere concentrato: è un ragazzo maturo, ha la testa sulle spalle e non vuole tradire i tifosi dell'Udinese e ovviamente la società che lo ha portato in Italia e lo sta facendo crescere. Anche per questo era importante raccontare la verità: i grandi club hanno una comunicazione potente e noi no, ma non può passare all'opinione pubblica una ricostruzione falsa e sbagliata e che ci danneggiava".

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