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Il primo discorso di Tudor: “Siamo la Juve, ora si cambia”

Il nuovo tecnico bianconero si è presentato ai giocatori, oggi tornano i nazionali. Avrà solo tre allenamenti prima del debutto

TORINO — Siamo la Juve, ma per dimostrarlo bisogna cambiare. Altrimenti io adesso non sarei qui»: il primo giorno di Tudor è finito così, con un breve ma significativo discorso agli 11 calciatori presenti alla Continassa (i primi nazionali cominceranno ad apparire oggi). Cambiare, ma come e dove? Thiago Motta non ha mai pensato di avere una squadra scarsa o una rosa costruita male, tutt’altro. Gli piacevano i giocatori che allenava, ma a deluderlo è stata la loro passività caratteriale, così diversa dall’entusiasmante coinvolgimento collettivo di Bologna. Alla Juve, invece, ha trovato uomini disciplinati, professionali, disponibili ma con poco fuoco dentro, come se ad appagarli bastasse l’approdo in una grande squadra, visto come un punto d’arrivo e non di partenza per cominciare ad accatastare trofei.

L’allenatore pretendeva che quello scatto da sazi ad affamati i calciatori lo facessero da sé, mentre lui si limitava a fornire gli strumenti tattici ma il metodo non ha attecchito, i giocatori si sono appiattiti e alla fine hanno lasciato che gli eventi scorressero e quindi precipitassero. È significativo che nessuno, eccetto Bremer e Mbangula (pescato in C e valorizzato fino a fargli meritare la nazionale belga), in questi giorni abbia rivolto un pensiero social all’ex allenatore.

La carriera di Tudor

Tudor dovrà dunque ricominciare da qui, dallo scotimento psicologico, dall’ansia di vittoria che la Juve di quando giocava lui aveva. La tattica dovrà essere di supporto e un calcio più aggressivo, più ritmato, più verticale dovrebbe aiutare a innescare la fiamma della reazione emotiva. Tudor non è un ortodosso del 3-4-2-1 di rito gasperiniano: ne divenne seguace a Verona, recuperando i metodi di Juric che per due anni avevano funzionato alla grande. Quei principi di gioco li ha dunque fatti suoi, portandoli prima a Marsiglia (dove incontrò molte resistenze, perché in Francia non amano la difesa a tre né le marcature a uomo) e poi alla Lazio. Li introdurrà anche alla Juve, gli uomini giusti li ha.

Come giocherà la Juve di Tudor

In difesa Kalulu e Savona sono perfetti per il centro-destra, Kelly per il centro-sinistra. Il centrale possono farlo Gatti e Renato Veiga, ma in prospettiva Tudor può far ricorso a Locatelli, impiegabile da libero vecchio stampo, un’idea peraltro già carezzata da Motta. Né mancano gli esterni, puri (Cambiaso, Weah, Alberto Costa) o adattabili (McKennie). Alla Lazio volle che uno dei due fosse particolarmente offensivo e piegò Felipe Anderson e Zaccagni al lavoro a tutta fascia, cosa che qui farà con Nico Gonzalez, già abituato da Thiago a una mole di lavoro più voluminosa di quella dell’ala. Inizialmente giocherà un centravanti solo: Vlahovic, retrocesso nella gerarchie, torna in concorrenza con Kolo Muani e anzi adesso è un passo avanti, mentre nei suoi dintorni si muoveranno un trequartista più d’attacco (Yildiz) e uno più centrocampista (Koopmeiners), cosicché il modulo potrebbe diventare un 3-5-1-1.

Lo staff di Tudor

Di allenamenti di prova, Tudor ne avrà di fatto solamente tre, da domani a venerdì, mentre per ora le serate, tanto domenica quanto ieri, le ha chiuse con lunghe riunioni con i dirigenti e con il risicato staff, formato dai connazionali Javorcic e Rogic e integrato da due elementi in arrivo dall’under 19: è il destino degli aggiustatori.

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