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Il ritorno di Tudor, il gigante che pagò pur di allenare la Juventus

Per fare il vice di Pirlo nel 2020, il nuovo tecnico bianconero si liberò dall’Hajduk Spalato versando di tasca sua l’indennizzo

Torino – Nella vita di Igor Tudor, la Juventus è sempre stata qualcosa di speciale: ogni volta che ne parla, la accompagna all’aggettivo “mia”. Ora “sua” lo sarà in tutto e per tutto. Ci sono allenatori che pagherebbero di tasca propria per sedersi sulla panchina bianconera. Lui l’ha fatto sul serio, non a parole: chiamato nel 2020 per fare l’assistente del debuttante Pirlo, versò la clausola necessaria a liberarsi dall’Hajduk Spalato, l’altra squadra del suo cuore, che l’aveva fatto debuttare da giocatore e da tecnico nello staff di Reja e che allenava di nuovo in quel periodo: l’occasione andava presa al volo, “la Juventus è sempre la Juventus”.

Il terzo ritorno di Tudor alla Juventus

Figlio di un commerciante e di una parrucchiera, una sorella, Ivona, Tudor è sposato dal 2005 con Stefanija Lesic, già Miss Dalmazia: hanno tre figli, Roko, Mila e Eva. Questo è il suo terzo ritorno in bianconero, dove approdò ventenne nel 1998, scovato dai dirigenti a Spalato dopo aver battuto la concorrenza di Real e Bayern. Si fece notare per il sopracciglio folto oltre che per la statura da gigante. “Sono curioso di vedere lo jugoslavo alto”, disse l’Avvocato, anche se la Jugoslavia non c’era più. Tudor ha sempre raccontato di un’adolescenza tranquilla in Dalmazia, lontano dagli echi di guerra. I giornali riferirono che per la sua altezza, 193 centimetri, nella palestra fu necessario intervenire sui macchinari per permettergli di lavorare comodo.

Da difensore a jolly col vizio del gol

Fu Lippi a inventarlo jolly: in difesa era possente ma a volte distratto, da centrocampista divenne un valore aggiunto, da uomo gol anche. Due scudetti in sette stagioni, una parentesi al Siena, poi il primo ritorno quando la Juve era in B, nel 2006, ma la sua caviglia non guariva e lui non giocò mai, ma accettò di ridursi l’ingaggio. Il secondo ritorno, da vice Pirlo, portò due trofei (Coppa Italia e Supercoppa), un quarto posto da batticuore e un divorzio non indolore.

I rapporti a volte difficili con giocatori e dirigenti

La personalità non manca di certo all’ex difensore che ha smesso di giocare a 31 anni per i troppi infortuni: sa quel che vuole, fa di tutto per ottenerlo, anche a costo di accantonare le convinzioni o di sembrare brusco, ma sempre diretto e pronto al dialogo, franco e senza sottintesi. Dopo la Juve era sbarcato a Verona, subentrando a Di Francesco, ultimo a zero punti. Riprendendo il lavoro dell’amico e concittadino Juric, si convertì alla difesa a 3, a un calcio intenso, verticale, uomo contro uomo. L’Hellas cambiò marcia fino a chiudere nona, lui se ne andò per divergenze con la dirigenza. A Marsiglia trovò diffidenza, uno spogliatoio spaccato, una tifoseria bollente, una piazza che lo rifiutava, una strada ancora una volta in salita: strinse i denti, dimostrò solidità mentale, arrivò terzo, ma anche lì diede le dimissioni rinunciando a un altro anno di contratto. Poteva tornare in Italia al Napoli, al posto di Garcia nel disastroso anno post scudetto, sembrava fatta ma non accettò di firmare senza garanzie sul futuro, senza un rinnovo in caso di Champions: De Laurentiis prese Mazzarri. È finito alla Lazio dopo le dimissioni di Sarri, a nove giornate dalla fine, le stesse che gli restano adesso (la prima sabato con il Genoa allo Stadium). L’esordio vincente fu proprio contro i bianconeri dopo aver stravolto tatticamente la squadra: difesa a 3, coperture individuali, intensità. Pure qui, un epilogo con divorzio dopo rapporti increspati con Lotito e con lo spogliatoio.

Come giocherà la Juventus di Tudor

Come giocherà la sua Juve? Tudor valorizzerà gli esterni, da Cambiaso a Weah, e in mezzo al campo sarà ancora cruciale il ruolo di Thuram e Locatelli. In avanti Vlahovic potrebbe tornare al centro dell’attacco con Kolo Muani sulla fascia. In pochi mesi non potrà rivoluzionare tutto, ma potrebbe cambiare il suo futuro. Dopo averla aspettata per tutta la sua vita da allenatore, l’occasione è finalmente arrivata: da oggi sarà finalmente la “sua” Juventus.

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