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Il Var annulla un gol dopo quasi due ore, Marocco-Argentina ne dura quattro. La maledizione del calcio ai Giochi

Incredibile inizio del torneo. La gara vinta dai marocchini è stata sospesa dopo il pari sudamericano che ha scatenato il finimondo sugli spalti. Poi la revisione, l’annullamento e la ripresa a spalti ormai vuoti

PARIGI — I Giochi olimpici non sono ancora iniziati, ma due giorni prima della cerimonia di apertura il calcio ha già deciso di fare notizia a modo suo, giusto per ricordare quanto sia lontano, ospite indesiderato e delocalizzato rispetto alla grande festa a cinque cerchi. Argentina-Marocco, il primo atto ufficiale di Parigi 2024 è stata una partita-odissea, iniziata malissimo, finita in rissa, poi in farsa, quattro ore dopo il fischio d’inizio. Dalle 15 alle 19, a Saint-Étienne, a casa di Michel Platini che proprio due giorni fa, intervistato dal Midi Libre, aveva detto che “il calcio non è uno sport olimpico e non lo guarderò”, il numeroso pubblico ha assistito e poi partecipato a modo suo a una brutta pagina della centenaria storia dei Giochi.

I fischi prima del via

Si è iniziato con i fischi contro l’inno argentino, una ripicca contro il coro antifrancese, razzista e transfobico dell’Albiceleste dopo il successo in Copa America, si è finito con un recupero di 16 minuti e un gollonzo di Medina nato da mille rimpalli e tre legni colpiti in 5 secondi, proprio all’ultimo istante, prima concesso (sarebbe stato il 2-2), poi congelato in attesa del responso del Var. Paolo Valeri, l’assistente al video dell’arbitro svedese Nyberg, ha segnalato dopo lunghissimi minuti di revisione un fuorigioco (un piede di Amione era oltre l’ultimo difensore marocchino). Ma dopo il gol argentino poi annullato i tifosi nordafricani hanno iniziato a lanciare in campo bottiglie, bicchieri e petardi e infine hanno anche tentato un’invasione di campo, faticosamente trattenuti dagli steward. A quel punto Nyberg ha mandato le squadre negli spogliatoi, ma solo in attesa che lo stadio Geoffroy-Guichard venisse svuotato.

Due ore dopo

La fantasia di Osvaldo Soriano difficilmente avrebbe potuto produrre un racconto simile. Ma non era ancora finita: dopo una lunga mediazione tra Fifa, Cio e direttore di gara, intorno alle 18.45 i giocatori sono rientrati sul terreno di gioco per riscaldarsi e riprendere gli ultimi 3’45” di gioco, sul 2-1, dopo che il tabellone e il sito ufficiale dei Giochi per più di un’ora avevano segnalato il 2-2 e partita finita. Il Marocco ha difeso con le unghie il doppio vantaggio di Rahimi. Per l’Albiceleste aveva accorciato Giuliano Simeone, il minore dei figli del Cholo, nato a Roma nel 2002, un anno in prestito all’Alaves prima di tornare alla casa colchonera.

È finita così, forse. Perché l’Argentina ha annunciato ricorso, anche se difficilmente il risultato cambierà. Tutto molto brutto. E resterà la brutta figura di uno sport e di un torneo dislocato in sette diverse città, già azzoppato in partenza dall’assenza delle grandi stelle, a cui i club di appartenenza non hanno concesso la partecipazione ai Giochi, perché fuori dalle finestre Fifa, quindi qualcosa d’altro già per nascita e costituzione.

La maledizione del calcio alle Olimpiadi

Il rapporto tra il pallone e i cinque cerchi non è mai decollato: le squadre U23 e la foglia di fico dei tre fuoriquota (accade da Atlanta ’96) non hanno mai dato spessore alla presenza del calcio alle Olimpiadi. L’Argentina esibisce i campioni del mondo Julian Alvarez, Otamendi e Rulli, ma le grandi stelle mondiali, Messi, Mbappé, Yamal sono a casa, come Italia e Brasile. La Spagna ha battuto faticando l’Uzbekistan di Shomurodov, l’Iraq ha superato 2-1 l’Ucraina dopo 13 minuti di recupero. Fischi all’inno israeliano, tafferugli e tifosi con la scritta Free Palestine prima della gara col Mali. La Francia, dopo il no del Real per Mbappé, ha dovuto riesumare il 33enne Lacazette, lontano da 7 anni dalla nazionale maggiore. Forse ha ragione Platini, il calcio con le Olimpiadi non c’entra niente. Ma Soriano, almeno lui, ieri si sarebbe divertito.

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