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Infantino, il Mondiale per club e la smania dei potenti di essere ricordati

Il presidente della Fifa sostiene un torneo che non interessa a nessuno, tv comprese, e che i giocatori non vogliono. Questa, nei suoi pensieri, l’eredità che lascerà al calcio

Competizione da Tiffany. Giovedì prossimo a Miami, eletta dalla Fifa neo-capitale americana, ci sarà il sorteggio per le partite del campionato del mondo per club. La cerimonia avverrà nella generale mancanza d’entusiasmo, con una eccezione: Gianni Infantino. Il presidente spera che la coppa si leghi al suo nome come Rimet era riuscito a fare con il mondiale per nazioni. Per questo ha fatto incidere sul trofeo realizzato dalla casa produttrice di gioielli che sta fra la fantasia di Truman Capote e il palazzo di Donald Trump il suo nome. Due volte.

Un torneo senza un perché

Di giocare tra la metà di giugno e quella di luglio nessun altro sentiva veramente il bisogno. Non i calciatori, che arriveranno sfiniti e ancor più sfiniti si ripresenteranno ai ritiri. Non i loro dirigenti, che temono più danni che vantaggi. Non gli sponsor e le tv, che ancora non hanno sottoscritto contratti. E neppure gli appassionati. Provate a chiedere a un interista che cosa vorrebbe mettere in bacheca in questa stagione: la coppa Infantino se la giocherà con la coppa Italia. E non è detto che vinca. Non ora, almeno.

Le manovre per far giocare Messi

Tant’è, ogni uomo insegue un sogno: nella prima metà della vita per realizzarlo, nell’altra metà per lasciarselo alle spalle. Troppi mandati sono un’aberrazione, giuridica e morale, ma la improrogabilità dell’ultimo induce all’ossessione dell’eredità. Sulla strada di Infantino gli accordi con il diavolo non sono mancati. Ha festeggiato un mondiale accanto a Putin, un secondo accanto agli emiri del Qatar e si appresta ad assegnarne un altro, quello del 2034, all’altrettanto splendente “democrazia” saudita. Prima però, tutti a giocare sotto il sole di Trump. Compreso Messi, che non poteva mancare anche se da regolamento la sua squadra, l’Inter Miami, era stata eliminata. Ripescata in rappresentanza del Paese organizzatore, che dovrebbe essere la Repubblica di Florida, continente di Mar-a-Lago.

Infantino e il terrore dell’oblio

Stando vicino a certi potenti si impara che le regole devono avere il rispetto di tutti, tranne il loro. Eppure il potere sfuma, le cariche cessano, la vita passa. La brama di essere ricordati è una trappola. Infantino non dovrebbe leggere neppure i filosofi, gli basterebbe Ines de la Fressange quando scrive a Erri De Luca: “Ogni giorno mi domando come vorrei essere ricordata. Eppure, nel contempo, non mi spaventa essere dimenticata. Sarà un principio di saggezza?” Eccome. “Ciò che consideriamo davvero importante nella nostra esistenza sono le storie d’amore”. Infantino ha una moglie da cui ha avuto 4 figlie. Chissà se nella fede nuziale ha fatto incidere due volte il suo nome.

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