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Inghilterra, ritiro a prova di droni da 800 mila sterline. British humour e niente wags per l’assalto all’Europeo

Spese da capogiro per accontentare la nazionale di Southgate. Nel bunker di Blankenhain nessun dettaglio è lasciato al caso

BLANKENHAIN — “Welcome world”, dicono da una decina di metri d’altezza i quattro striscioni che accolgono, da ogni punto cardinale, i visitatori di questo paesino di campagna della Turingia, casette basse con la legnaia in giardino, avvolto da sempiterno oblio e destinato a tornare alla condizione naturale da lunedì prossimo, quando sarà finito l’Europeo. Non prima, però. Perché come chiarisce un quinto e più sobrio striscione di benvenuto meno globale, fissato sul muro della strada (“Welcome England”), Blankenhain ospita il ritiro della nazionale inglese, che ha toccato il mese di permanenza nella lussuosissima clausura a cinque stelle del Weimarer Golf & Spa Resort, dove oggi prepara la partita del trionfo oppure della nuova sconfitta di una serie sconfortante.

Il cammino dell’Inghilterra all’Europeo

Domenica a Berlino non ci sono alternative alla vittoria con la Spagna e si ammantano di presagi felici o inquietanti: dipende dagli aruspici (gli immancabili tabloid) dei tre punti di svolta del torneo: la rovesciata del celebre Bellingham negli ottavi con la Slovacchia e la girata del semicarneade Watkins nella semifinale con l’Olanda, sempre all’ultimo minuto, per tacere del decisivo rigore parato da Pickford allo svizzero Akanji nei quarti, con l’ausilio della nota borraccia. Perfino Sua maestà Re Carlo ha implorato il ct Southgate e i giocatori via social, dopo i complimenti: “Per favore stavolta non aspettate il 90’ o i rigori, per vincere”.

L’Inghilterra e il Mondiale del 1966

Qui, nell’inattaccabile fortino della Turingia, il tentativo obbligato è di attutire la pressione di ogni appello, regale o popolare che sia. Tra una partita a golf e una a padel, tra un tuffo in piscina e una visita di mogli e figli ed amici acquartierati a Erfurt e dintorni, (niente wags, siamo inglesi, è la nuova e insolita parola d’ordine del ct), giovedì è trascorso il giorno di riposo dei nipoti calcistici di Bobby Moore e Bobby Charlton. Nel luglio 1966, quando l’uno da capitano e l’altro da leader sollevarono a Wembley la coppa dell’unico Mondiale di calcio — anzi dell’unico grande torneo — vinto dall’Inghilterra anche col famoso gol fantasma di Hurst alla Germania Ovest — questa era Germania Est profonda. Il muro di Berlino non aveva ancora compiuto cinque anni. E a mezz’ora di auto dal Resort — a Weimar che evoca la repubblica prehitleriana e la casa di Goethe — in Alexanderstrasse c’era l’ufficio della Stasi. La polizia politica del regime comunista rovistava nelle vite degli altri e fino al 1958 aveva perpetuato, sotto altri simboli, la funzione del vicino e famigerato campo di concentramento di Buchenwald, le cui visite, numerose, restano l’opportuno tributo alla memoria.

Il ritiro blindato dell’Inghilterra

Ora il segreto da custodire è la privacy dei calciatori. Sono stati perfino oscurati i vetri per impedire ai tabloid, che per il gossip non badano a spese, di scrutare lì dentro. In effetti sembrano rassegnati ai pettegolezzi di riporto, come quello sul presunto screzio tra Bellingham e la fidanzata. La cosa sicura è che la FA, la federcalcio inglese, non ha lesinato soldi per esaudire la richiesta numero uno del ct: un ritiro dove tutti siano contenti e dove si faccia veramente gruppo. Tra i particolari, oltre ai campi di allenamento a prova di teleobiettivo o drone, ci sono perfino i dettagli più strani: i corridoi sono profumati con le stesse essenze del centro tecnico di St. James e ogni giocatore ha nella sua camera singola le foto di figli, mogli, fidanzate, genitori, sorelle e fratelli, addirittura sui cuscini. Tutto compreso — insieme al Portogallo l’Inghilterra è la sola che abbia scelto un ritiro fuori dal catalogo Uefa — fanno 800 mila sterline. La speranza della FA è che servano per mettere fine a un ultradecennale sortilegio. E per offrire finalmente all’isola che ha inventato il Football l’Europeo, eterna chimera.

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