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Insigne: “Vorrei giocare i Mondiali in Canada. In Italia chi gioca all’estero esce dal giro azzurro”

Tre anni fa contro il Belgio l’ex Napoli oggi al Toronto segnò la rete che spalancò agli azzurri la strada verso la semifinale agli Europei poi vinti: “Ho ancora 33 anni e spero in una chiamata”

BRUXELLES – Nostalgia canaglia. “Il Belgio mi ricorda il gol più bello e soprattutto importante della mia carriera, segnato con la maglia numero 10 dell’Italia”. Era il 2 luglio del 2021 e all’Allianz Stadium di Monaco di Baviera la prodezza di Lorenzo Insigne spalancò agli azzurri la strada verso la semifinale degli Europei, poi vinti con un exploit inatteso. “Non eravamo noi i più forti, ma creammo con la Federazione e lo staff tecnico del ct Roberto Mancini un gruppo granitico. Fu quello il segreto del nostro successo”, è la convinzione ferma dell’attaccante napoletano, che è tornato a casa per la sosta invernale del campionato americano e stasera farà il tifo davanti alla tv per la next generation di Luciano Spalletti. “Non mi sento un ex, però. Non ancora. Alla Nazionale non si dice mai addio, nemmeno dopo i 40 anni. E io ne ho solamente 33…”.

Il tempo passa, Insigne: lo ripercorra all’indietro. Belgio-Italia, Euro 2020.”Pare ieri. Prendo la palla sulla linea di centrocampo, alzo la testa e parto, salto Tielemans con un dribbling e mi avvicino alla mattonella che ho sempre amato di più, la rampa di lancio per il tiro a giro. Carico il destro, poi la rete si gonfia…”.

Fu la partita della svolta, per l’Italia.”Sì, ci convincemmo di poter arrivare fino in fondo. Eravamo uniti, soprattutto davanti agli ostacoli. Il resto venne da sé e andammo a prenderci la Coppa. Già indossare la maglia della Nazionale è un motivo straordinario di orgoglio, ma vincere un trofeo è meraviglioso”.

Italia campione d’Europa: è stato un lampo nel buio, però. Sa dire perché?

“I due Mondiali saltati sono una ferita, anche nella mia carriera. Sono grato a Prandelli per avermi portato almeno in Brasile, ma ero ancora un ragazzino e la mia unica avventura iridata non fu da protagonista. Con Ventura e Mancini fallimmo invece la qualificazione ed è stata soprattutto la seconda volta a fare male. Eravamo i campioni d’Europa, con la Svizzera ci condannarono anche gli episodi e la sfortuna. Poi affondammo negli spareggi. Una spiegazione negli spogliatoi non riuscimmo a darcela”.

E con la mente fredda, Insigne? Che succede secondo lei al calcio italiano?

“Sento parlare di una crisi di talenti e magari c’è anche qualcosa di vero. Ma la nostra storia dice altro: i campioni in Italia sono sempre nati e bisogna solo aiutarli di più a emergere, come accade all’estero. I club devono investire nella crescita dei giovani, gli allenatori dargli spazio e fiducia. Pure per la Nazionale”.

Crede che sarà possibile?

“Sta già succedendo, con l’arrivo sulla panchina della Nazionale di Spalletti. Il mister sta aprendo ai giovani le porte del club Italia e i risultati si cominciano a vedere. Il cammino in Nations League è stato finora ottimo ed è importante, in vista delle qualificazioni per i Mondiali”.

Saltare il terzo di fila non si può, vero?

“Vado oltre. Ai Mondiali non bisogna tornarci e basta. La Nazionale lì dovrà giocare di nuovo da protagonista, con l’ambizione di poterli vincere. Noi siamo l’Italia, 4 volte campione del mondo”.

Lei gioca a Toronto e pure il Canada sarà sede dei prossimi Mondiali, con gli Stati Uniti e il Messico.“Si respira già un’atmosfera di attesa, con i cartelloni pubblicitari per le strade anche se manca un anno e mezzo. Il calcio in America non è ancora seguito come gli altri sport nazionali: baseball, basket, football. Ma il movimento sta crescendo e il volano dei Mondiali sarà straordinario, con l’arrivo dei campioni. Spero che l’Italia possa giocare almeno una partita a Toronto: in Canada c’è una nostra comunità calda e numerosa”.

Insigne potrebbe essere un ottimo anfitrione.“Sono lì da due anni e sono contento dell’esperienza che sto vivendo, ma un rammarico ce l’ho…”.

Dica.“Solamente in Italia chi va a giocare lontano è escluso automaticamente dal giro della Nazionale e non se ne capisce il motivo. I sudamericani che stanno in Serie A possono fare ogni volta 13 ore di volo, perché a noi non è consentito?”.

Si sta candidando, Insigne?

“Parlo in generale, ma ho già detto che alla maglia della Nazionale non si dà l’addio, si fa sempre il massimo per meritarla. Altrimenti si segue da tifoso”.

Stasera c’è il derby napoletano tra Di Lorenzo e Lukaku. Chi lo vince?

“L’Italia, ma a Lukaku bisogna stare sempre attenti. Ha un fisico imponente e gli serve più tempo per entrare in forma, soprattutto perché ha saltato in estate la preparazione di Conte”.

A proposito. Come vede il Napoli?

“Può vincere un altro scudetto, con l’arrivo di Conte. È un grande lavoratore, un tecnico che mangia calcio. Anche il futuro del Napoli ha tutto per essere azzurro”. Parola di Insigne.

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