MILANO – Fiducia totale, in cambio della garanzia che sarà lui ad assumersi tutte le responsabilità, comunque vadano le cose. È questa la base del patto che Cristian Chivu ha stretto con i suoi giocatori. A parlarne è stato il tecnico interista, prima nella conferenza stampa seguita alla vittoria per 5-0 sul Torino, poi in quella di presentazione della gara di domenica sera a San Siro con l’Udinese. Per l’Inter è importante vincere, per mettere al sicuro punti preziosi, senza ancora la preoccupazione della Champions League, che da metà settembre drenerà energie. Nella stessa situazione è la Juventus, che dopo aver battuto in casa il Parma domenica giocherà a Marassi contro il Genoa. Anche Tudor, come Chivu, lavora sulle menti dei giocatori per assicurarsi di averli poi dalla sua parte quando le cose inevitabilmente si complicheranno, per via del doppio calendario. E al contempo cerca di tenerli concentrati nonostante gli ultimi giorni di mercato, che hanno alleggerito l’Inter di Taremi, a un passo dall’Olympiacos, e potrebbero riportare alla Juve Kolo Muani, soprattutto se nel frattempo Nico González sarà approdato all’Atletico.
Tudor: Non mi accontento mai”
Cinque mesi fa, subentrando in corsa a Motta, il croato esordì proprio contro il Genoa, in casa, e vinse uno a zero. Oggi, quando gli si chiede se la squadra gli somigli di più rispetto ad allora, risponde: “Se la squadra non ti somiglia, significa che hai sbagliato qualcosa. Io non mi accontento mai, soprattutto quando vinco”. Una disposizione d’animo che ricorda il “dobbiamo migliorare in tante cose”, scandito con tono marziale da Chivu dopo il 5-0 sulla squadra di Baroni.
Una decisione intelligente, non di cuore
Entrambi ex bandiere, da giocatori, Cristian e Igor sanno di giocarsi molto in panchina in questo avvio di stagione. Ha quasi quarantacinque anni l’interista, che a Milano ha vinto una Champions e tre scudetti. Ne ha quarantasette compiuti lo juventino, che a Torino di tricolori ne ha vinti due. Ora sono chiamati a dimostrare ai dirigenti che nello sceglierli è stata presa una decisione intelligente, non di cuore. E per questo, finora sono stati soprattutto attenti a non commettere errori grossolani, a partire dalle scelte di formazione.
Il momento delle scelte
Tudor sta gestendo con intelligenza sia Koopmeiners, che ragionando a lungo termine considera un potenziale titolare ma che col Parma ha fatto partire dalla panchina, sia Vlahovic, anche lui lanciato a gara in corso e subito a segno. Chivu è ripartito dal modulo e dalla squadra-tipo di Inzaghi, con l’eccezione di Çalhanoglu, che contro il Toro era squalificato. Ora dovrebbe rientrare, ma a scapito di chi? Il tecnico romeno ha annunciato “un turnover basato sulla meritocrazia”. Difficile allora lasciare in panchina Sucic, visto come sta giocando. A fargli posto potrebbe essere Mkhitaryan.
La sfida del 13 settembre allo Stadium
Passate le sfide sulla carta non proibitive di domenica, e superata la pausa per le nazionali, il 13 settembre Juventus e Inter si sfideranno allo Stadium. Per entrambi i tecnici sarà l’occasione per conquistare davvero ambiente e tifosi. L’ultimo allenatore interista a battere i bianconeri allo Stadium alla sua prima visita in carriera è stato Stramaccioni, stagione 2012/13. Chivu, nuovo sulla panchina dell’Inter dei grandi e con appena quattro mesi alla guida del Parma, vuole ripetersi. E Tudor è determinato a impedirglielo. Proprio per questo, a nessuno dei due sfugge l’importanza di arrivare alla super sfida con 6 punti: un buon trampolino di lancio per la classifica in caso di vittoria nello scontro diretto a Torino, e soprattutto un’ottima assicurazione in caso di sconfitta.