ROTTERDAM – Come mai l’Inter in Champions non prende mai gol? Se lo chiedono i tifosi nerazzurri e soprattutto gli avversari, che uno dopo l’altro hanno tentato invano di segnare, prima a Sommer, poi a Josep Martínez. Nelle nove gare giocate finora in questa edizione del trofeo – le otto del girone più l’andata degli ottavi – solo il Bayer Leverkusen è riuscito a fare una rete nel finale di partita ai nerazzurri, peraltro grazie a un corner che non sarebbe dovuto essere assegnato, causa fuorigioco. Per il resto, si sono incagliati tutti: Manchester City, Stella Rossa, Young Boys, Arsenal, Lipsia, Sparta Praga, Monaco e infine il Feyenoord. Come mai, visto che invece in Serie A di gol ne ha presi 25 in 27 gare, quasi uno a partita? La risposta va cercata in una serie di fattori, che in Europa s’incastrano alla perfezione come in un Tetris.
In Europa si gioca meno in contropiede
Con l’eccezione dello Young Boys, che a Berna per lunghi tratti di partita ha messo in difficoltà i nerazzurri puntando su difesa e ripartenze, quasi nessuna squadra in Champions ha tentato di colpire l’Inter con un ricorso sistematico al contropiede. In Europa, tendenzialmente, ciascuno fa il suo gioco, ed è il bello della competizione. In Serie A, al contrario, l’Inter affronta squadre che conoscono bene il suo modo di stare in campo e che, per contrastarlo, spesso si affidano alle folate verticali appena la squadra di Inzaghi perde palla in fase d’attacco. Così è arrivata almeno la metà delle reti subite in campionato.
In Champions l’Inter è più prudente
Restando sulla tattica, la stessa Inter fra campionato e coppa ha spesso cambiato atteggiamento. In Europa adotta un approccio più conservativo e attento, concentrandosi maggiormente sulla solidità difensiva per affrontare avversari tecnicamente di alto livello o comunque meno conosciuti. In campionato, all’opposto, per scardinare difese chiuse si espone a maggiori rischi difensivi. “In Europa ormai tutti affrontano l’Inter con enorme rispetto”, ha detto Ambrosini commentando la partita di Rotterdam su Prime. Ed è vero. Ma quel rispetto, a differenza che in Serie A, non si traduce in barricate. E l’Inter ne sa approfittare.
La gestione della rosa e le rotazioni
La squadra che ha portato l’Inter a dominare la scorsa Serie A, costruita attorno al centrocampo Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan, quest’anno ha perso qualcosa in termini di copertura. A mancare è stata soprattutto la forma fisica del frangiflutti turco. Al contrario, le formazioni schierate in Champions – in cui più spesso hanno trovato posto riserve più fresche, come Asllani e Zielinski – al di là della qualità tecnica dei singoli, hanno garantito più copertura. Il turnover ha invece spesso penalizzato l’Inter in Europa nella fase d’attacco, con Taremi spesso schierato titolare e quasi mai all’altezza della coppia Lautaro-Thuram. Risultato: meno gol segnati.
In Champions l’Inter è più concentrata
Le partite di Champions League possono portare a una maggiore concentrazione e motivazione da parte dei giocatori, consapevoli dell’importanza della competizione. Questo potrebbe tradursi in prestazioni difensive più solide e attente rispetto al campionato. Che la concentrazione altalenante sia un punto debole di questa Inter lo ha detto Mkhitaryan, architrave del gioco di Inzaghi e senatore dello spogliatoio, secondo cui “in certi momenti, perdiamo attenzione, perché sappiamo di essere troppo forti”. Questi cali, nelle notti scintillanti di Champions, non succedono.
L’effetto della finale di Istanbul
Esistono poi i fattori imponderabili. Senza scomodare fortuna e sfortuna negli episodi, è evidente come l’Inter, dopo la finale persa a Istanbul col Manchester City nel 2023, tenga tantissimo alla Champions League. Lo stesso vale per Inzaghi, che nella stagione 2021/22, in cui il Milan vinse il campionato, individuò come maggior rimpianto il mancato passaggio del turno col Liverpool. L’Inter di Conte in Champions usciva da ultima nel girone. Quella di Inzaghi sembra fatta apposta per giocarla. E non stupisce che il piacentino, a quota 22, sia il tecnico che ha vinto più partite in Coppa dei Campioni nella storia del club, davanti a Mancini ed Helenio Herrera.