MILANO – L’Inter torna in campo a San Siro per la quarta giornata della fase a campionato di Champions League. Ad attenderla c’è un’avversaria insolita: i kazaki del Kairat Futbol Kluby, alla prima storica partecipazione nella massima competizione europea per club. Fin qui, il cammino degli esordienti è stato complicato: due sconfitte, contro Real Madrid e Sporting Lisbona, e uno 0-0 contro i ciprioti del Pafos, festeggiato come fosse una storica vittoria ad Almaty, città di quasi due milioni di abitanti sulle pendici dei monti Trans-Ili Alatau. Dove invece il Kairat ha sorpreso il resto del mondo è fuori dal campo: tra trasferte da Guinness dei primati, stadi sovietici e futsal da urlo, ecco cinque curiosità sul club che sfiderà la squadra di Chivu.
Le trasferte infinite e il fuso orario
Kairat è la squadra più orientale della Champions League, e questo ha comportato non pochi problemi per chi si è trovato a studiare i calendari del torneo. La trasferta di Lisbona – 8.500 km in linea d’aria – è il viaggio più lungo mai fatto in questa competizione, con ovvi effetti sullo stato di forma dei calciatori e degli staff. E per viaggiare da Milano ad Almaty servono otto ore di volo. Complessivamente i gialloneri kazaki, secondo una stima del club, percorreranno oltre 40mila chilometri nel torneo, fra voli di andata e di ritorno. Più della circonferenza terrestre. Ma le distanze non spaventano i supporter kazaki: dei 66mila biglietti venduti per la gara di San Siro, 1.600 sono stati acquistati dalla tifoseria ospite. La squadra è arrivata a Milano con un giorno di anticipo, per abituarsi al fuso.
Dai soviet al futuro: lo stadio del Kairat
Il Kairat gioca le partite di casa all’Almaty Central Stadium, impianto da 23.804 posti inaugurato nel 1958 per volere del segretario del Partito Comunista sovietico Nikita Kruscev. Il complesso per decenni è stato soprannominato “Piccolo Luzhniki dell’Asia centrale”, perché il suo architetto prese a modello la famosissima arena di Mosca. Ma potrebbe avere gli anni contati: a fine 2024 è stato presentato il progetto di un nuovo impianto da 35mila posti, moderno e scenografico. Presto il Kairat potrebbe dire addio alle vecchie gradinate di legno.
Campioni sul parquet del futsal
Il Kairat non è solo calcio a 11: la sezione di futsal, il nostro calcio a 5, è leggenda. Il Kairat ha vinto ben due volte la UEFA Futsal Champions League, nelle stagioni 2012-13 e 2014-15, battendo nelle finali prima la Dinamo Mosca e poi il Barcellona, al tempo campione in carica. Il futsal – contrazione dell’espressione “fútbol de salón”, come lo sport è stato chiamato in Uruguay, dov’è nato – è seguitissimo dal pubblico kazako, dal vivo, in TV e… in radio, al punto che le dirette dei big match sono i programmi più seguiti sulle emittenti nazionali.
Il baby fenomeno e il para-rigori
Tra i protagonisti del Kairat c’è un ragazzino di 17 anni, Dastan Satpayev, attaccante della nazionale kazaka. È già una stella, e il Chelsea lo ha acquistato per 4 milioni di euro: è pronto a tesserarlo a partire dall’estate del 2026. L’altro idolo di casa è il secondo portiere Temirlan Anarbekov, classe 2004, che ha parato tre rigori contro il Celtic nei preliminari di Champions League, portando il Kairat alla prima storica qualificazione nella fase a gironi.
Scaramanzia e antiche tradizioni
Il tecnico attuale del club, il quarantaseienne Rafael Urazbakhtin, ha più volte raccontato in conferenza di non essere superstizioso. E questo fa di lui una mosca bianca. Il Kazakistan, come l’Italia, è infatti un Paese molto legato a credenze popolari su cosa porti fortuna o sfortuna. I giocatori del Kairat hanno riferito di alcune routine che ritengono essere “vincenti”: dall’abitudine di arrivare in anticipo in ritiro a una serie di attenzioni nella scelta dell’abbigliamento. La cultura tradizionale del Paese, influenzata dalle tradizioni nomadi e dall’Islam, è sopravvissuta a decenni di tentativi da parte dell’URSS di diffondere il pensiero materialista.
