MILANO – Ha vinto gli ultimi sei consecutivi e non vede l’ora di provare a portarsi a casa anche il prossimo. Simone Inzaghi è l’uomo dei derby. La tensione delle stracittadine l’ha conosciuta nei lunghi anni laziali, e all’Inter ha dato prova di avere imparato la lezione. Domani a San Siro contro il Milan di Fonseca, in crisi di risultati e identità, cercherà una vittoria che avrebbe molti significati: rimanere ancorati alla vetta della classifica, dare continuità all’ottima prestazione di Manchester e arrivare a quota sette vittorie di fila, come nella storia del derby milanese non è mai successo. Ma come fare? In tre anni abbondanti alla guida dell’Inter, ha messo a punto strategie che contro il Milan funzionano. Eccole.
La gabbia in fascia destra
Per contenere Theo e Leao, l’Inter negli anni ha messo a punto un sistema che funziona. Quando il gioco lo richiede, e la palla la ha il Milan, sul fronte destro del campo interista scalano tutte le marcature. A occuparsi di Hernandez è la mezzala di destra, quindi quasi sempre Barella. L’esterno destro nerazzurro, che domani sera dovrebbe essere Dumfries, prende il velocissimo portoghese rossonero. E il difensore sul fronte destro, che ci si aspetta sarà Pavard, è così libero di portare raddoppi, tanto su Leao, quanto sulla punta milanista in area. Uno schema apparentemente semplice, che Inzaghi, derby dopo derby, ha avvicinato alla perfezione difensiva.
Lanci e inserimenti dai centrali
Uno degli strumenti più efficaci nella cassetta degli attrezzi del tecnico interista sono i lanci di quaranta metri dei due centrali di difesa, dalla propria trequarti a quella avversaria. Pavard e soprattutto Bastoni, ma anche Acerbi quando serve, sono in grado di cercare direttamente le punte e le mezzali con palloni profondi e precisissimi. O in alternativa, sono proprio i centrali a buttarsi nella mischia, con inserimenti veloci e difficili da contenere. Lo ha detto Pep Guardiola dopo lo 0-0 di Manchester in Champions: “La forza dell’Inter è che attacca con almeno sei giocatori”. Ai sei spesso si aggiungono due dei tre centrali, a turno.
La pioggia di cross dagli esterni
Una buonissima notizia per Inzaghi è il recupero di Federico Dimarco, trascinatore, uomo squadra e soprattutto micidiale macchina da assist. Sulla sua fascia il ragazzo di Milano, che era ultrà dell’Inter prima di diventare titolare in squadra, si troverà Emerson Royal, forse il meno in forma della rosa milanista. La sua missione è semplice: puntarlo, superarlo e crossare. Dall’altra parte proverà a fare lo stesso Dumfries, che si troverà di fronte un avversario di tutt’altro livello: Theo. Ma anche il francese, pericolosissimo quando si tratta di correre palla al piede, qualcosa in difesa concede. Dovrà essere bravo l’olandese nerazzurro ad approfittarne, per fare piovere in area palloni interessanti per i compagni, a partire da Lautaro e Thuram.
L’opzione tridente se serve
Alla prima di campionato contro il Genoa, Inzaghi ha provato il tridente. Per sbloccare la partita, inchiodata sull’1-1, ha tolto un centrocampista e ha rafforzato il settore d’attacco schierando Taremi al fianco di Thuram, con Lautaro riposizionato nel ruolo di 10 classico, libero di svariare su tutto il fronte di attacco e creare scompiglio. Ha funzionato: con le tre punte in campo, dopo l’ottantesimo, è arrivato il secondo gol di Thuram. Quando poi Inzaghi ha deciso di proteggere il 2-1, richiamando in panchina Lautaro e mettendo in campo Asllani, è arrivato il pareggio genoano fuori tempo massimo. Dopo la gara, Inzaghi ha chiarito: “Il tridente è una soluzione che proviamo in allenamento e che può essere utile a gara in corso”. Chissà che possa servirgli anche nel derby.