ROTTERDAM — Un cronista gli domanda: «L’Inter punta alla doppietta campionato-Champions?». Inzaghi risponde: «Al triplete». Sorride e alza tre dita. Oltre a campionato e Champions, c’è la Coppa Italia. A microfoni spenti, finita la conferenza stampa della vittoria per 2-0 sul Feyenoord, attraversando la sala aggiunge a mezza voce: «Anzi, i titoli in palio sono quattro», includendo nel conto il Mondiale per club. Il siparietto è già un meme ed è un compendio perfetto del credo inzaghiano: non si molla niente. Un approccio opposto a quello del suo predecessore in nerazzurro, e oggi primo rivale, Antonio Conte, che alla guida del Napoli ha deliberatamente sacrificato la Coppa Italia sull’altare della corsa scudetto. E che ai tempi dell’Inter in Champions non riusciva a superare i gironi.
Come Inzaghi gestisce il turnover
Che Inzaghi abbia un particolare amore per l’Europa, e con lui i suoi ragazzi, non è un segreto. Vendicare la sconfitta nella finale di Istanbul di due anni fa è la missione che muove cuori e menti del gruppo interista. Non è un caso che il tecnico, con 22 vittorie nel torneo, sia il recordman nella storia del club; e che capitan Lautaro, che ha ribadito di immaginare il futuro a Milano, nelle notti stellate europee abbia segnato più di qualsiasi altro interista. Eppure, in un apparente paradosso, è in campionato che più spesso si vede l’once de gala, i titolarissimi in campo. È in realtà la prova di come l’Inter abbia scelto di non scegliere. Vuole tutto.
L’Inter ha l’età media più alta della Champions
I nerazzurri hanno un piede e mezzo nei quarti di Champions, un punto più del Napoli nella corsa scudetto e due semifinali di Coppa Italia in vista contro il Milan. Che davvero possa vincere ovunque è forse un’utopia, ma ci sta provando. La rosa è sì buona ma imperfetta, costruita in cinque anni di sessioni di mercato progettate con più fosforo che soldi. «Torneremo a investire, questa è la novità», ha detto il presidente Beppe Marotta dopo l’ultima assemblea dei soci. L’obiettivo è svecchiare, visto che, fra le 16 squadre agli ottavi di Champions, l’Inter è la più anziana: 29,3 anni di media. Il dato del Psg, per farsi un’idea, è di 23,6.
Inter, vincere e dirsi addio
Molti over 30 da giugno non saranno più alla Pinetina. Sicuramente Arnautovic, più uno fra Acerbi e De Vrij. Per questo, vogliono vincere ora. Era anziana anche l’Inter di Mourinho. Dejan Stankovic ricorda: «Eravamo uno spogliatoio pesante, di capitani delle proprie nazionali». Il livello oggi non è lo stesso, ma l’Inter ha i suoi campioni: da Barella a Lautaro fino a Bastoni, che Inzaghi ha definito «fra i migliori al mondo», ringraziandolo per essersi adattato a giocare in fascia, viste le assenze dei compagni. Domani contro il Monza, nel ruolo tornerà Carlos Augusto. L’obiettivo è vincere, magari senza prendere gol, come riesce a fare in Champions. L’Inter di campionato ne ha già incassati 25 in 27 gare, e rispetto a quella d’Europa segna di più. Squadre diverse, con la stessa maglia, che si giocano tutto.