MILANO – Soli in vetta e non per caso. Se l’Inter è lassù, prima nel listone europeo aspettando la partita del Liverpool, è per una combinazione di elementi spiegabili, concreti, che possono essere illustrati per immagini e numeri. E non è un caso che Opta, la più nota società di statistiche sul calcio, indichi i nerazzurri come migliore squadra al mondo, fra le 13mila di cui analizza la performance, tenendo conto di tutto: passaggi riusciti, gol fatti, occasioni create, capacità di occupar’ la metà campo avversaria. Ma di tutti i fattori, quali sono davvero determinanti per spiegare il rendimento europeo della squadra di Inzaghi? Vediamone quattro.
Una difesa impeccabile
Nelle cinque partite del maxi girone Champions che ha giocato finora, l’Inter non ha subito alcun gol. Ciascuna delle 35 avversarie ne ha incassato almeno uno. E non le era mai successo nella storia della Coppa dei Campioni / Champions League di vincere quattro gare di fila senza incassare reti. L’Inter di Helenio Herrera nel 1964/65 aveva fatto quattro gare senza subire gol, ma nella serie era arrivato uno 0-0. E il portierone Sarti era stato più impegnato di quanto lo sia Sommer, che nelle cinque gare della competizione finora ha ricevuto 18 tiri in porta in tutto. Andando a ritroso: uno col Lipsia, 4 con l’Arsenal, 6 con lo Young Boys, 3 con la Stella Rossa, 4 con il Manchester City.
La gestione economica delle gare complicate
In trasferta contro la squadra di Guardiola, l’Inter ha strappato uno 0-0 d’oro. Poi ha sempre vinto. E tolto il risultato ampio contro la Stella Rossa, lo ha sempre fatto segnando un solo gol. È andata così a Berna con lo Young Boys, a San Siro con l’Arsenal e di nuovo al Meazza con il Lipsia. In tutti questi casi, Inzaghi a gara conclusa ha detto: “Avremmo dovuto fare il secondo gol”. Ed è anche vero, perché quando non segni il secondo, nel finale di gara gli avversari prendono coraggio. Ma volendo vedere il bicchiere mezzo pieno è proprio la difesa efficace dell’1-0 uno dei segreti di questa Inter europea. Chi incontra l’Inter sa che, incassata una rete, restituire il colpo preso è molto complicato. Fin qui, anzi, è stato impossibile per chiunque.
Un turnover efficacissimo
Rispetto alla gara di campionato a Verona, vinta 5-0, Inzaghi con il Lipsia ha sostituito otto giocatori. Eppure, la squadra non ne ha risentito, anzi. Impossibile, o quantomeno poco corretto, sostenere che l’allenatore abbia puntato sulla Serie A a discapito della coppa o viceversa. Semplicemente, l’Inter corre con la medesima convinzione in entrambe le competizioni. E con ottimi risultati. Nelle ultime dodici gare, fra Italia ed Europa, ha ottenuto due pareggi e dieci vittorie. In Champions, peraltro, segnano sempre giocatori diversi. L’unico ad avere fatto due gol è Calhanoglu, per il resto ogni rete ha un marcatore diverso, compreso il povero Lukeba, autore dell’autogol col Lipsia. Anche scorrendo lo storico delle pagelle, in queste prime cinque partite di Champions, si fatica a trovare due prestazioni insufficienti fra i giocatori dell’Inter nella stessa partita.
L’esperienza internazionale del gruppo
Degli undici titolari della formazione che nel 2023 sfidò in finale a Istanbul il Manchester City, otto sono ancora alla Pinetina. E quasi tutti i nuovi arrivati, che al tempo non erano in squadra ma adesso ci sono, hanno esperienza europea: vale per Mehdi Taremi, ex colonna del Porto, come per Markus Thuram, stellina del Borussia Monchengladbach. Per Piotr Zielinsky, sempre in Europa nei suoi anni napoletani, come per Benjamin Pavard, che a Monaco di gare europee ne ha giocate parecchie. L’Inter sa stare a capotavola in Champions perché sono in grado di farlo i suoi giocatori. E una grande mano la dà lo stadio di San Siro, elogiato dai telecronisti di tutto il continente.