La presentazione del libro di Filippo è l'occasione per la famiglia Inzaghi di raccontare ancora un po' di sé, intervenendo Simone e il papà Giancarlo.
Il motore di tutto, in particolare per l'ex giocatore e allenatore del Milan, è stata la passione: "Sono stato in rossonero 15 stagioni e vedere l'accoglienza di oggi mi inorgoglisce; anche se ho smesso da qualche anno, mi sembra ieri essere calciatore. Silvio Berlusconi ha rappresentato tantissimo, il suo funerale è stato un momento triste, oggi l'ho ricordato, perché sarebbe stato contento di vedere il mio libro: è stato un brutto periodo, Paolo Rossi, che era il mio idolo, Vialli, Mihajlovic. In futuro desidero fare bene questo lavoro e divertirmi: sarebbe bello che i miei figli capissero le sensazioni che mi trasmette il calcio. L'Italia ha giocato bene domenica, abbiamo giovani interessanti, l'U20 ha fatto bene e così farà l'U21. La Reggina? Silenzio stampa".
Simone ha avuto nel fratello maggiore un vero e proprio modello, non solo come punta: "Nonostante abbiamo tre anni di differenza, per me siam gemelli; senza Filippo non avrei intrapreso la carriera di calciatore, né quella di allenatore, grazie ai suoi insegnamenti ho ottenuto risultati in campo e nella vita. Lui parla di me per quello che sto facendo da allenatore, io potrei farlo in merito ai suoi risultati sportivi".
C'è fierezza nelle parole di Giancarlo Inzaghi: "Sono felice siano esempio di educazione, non per i risultati per cui parla il campo; quest'anno ho ascoltato cose incredibili, la risposta? Stare in silenzio e lavorare, con impegno, serietà e umiltà. Sono ragazzi che non si dimenticano di chi sta loro vicino e che si impegnano, sapendo che ci sono giornate migliori, e giornate peggiori; a fine partita chiama Simone, negli spogliatoi senza voce, Filippo aspetta un'oretta e parliamo di calcio. Ho criticato qualche loro giocata, senza dover fare osservazioni particolari".
Un forte legame con il classe 1973 è quello di Adriano Galliani, che ha un paio di aneddoti in canna:"Tra noi e la Juventus c'eran 10 miliardi di distanza; Filippo ha rinunciato a tale cifra, ma ha avuto la buona sorte di vincere Mondiale, Mondiale per Club e Champions League. Il più grande terrore della mia vita calcistica è stato quando Shevchenko va sul dischetto contro la Juventus, Filippo è stiracchiato a terra, sarebbe stato il sesto rigorista e, per quanto nessuno in Italia sapesse fare gol come lui, non era il massimo sul piano tecnico".