MILANO – L’anno scorso la sua Inter, dopo la quinta giornata, aveva raccolto quindici punti. Cinque vittorie, nessun pareggio, zero sconfitte. In questa stagione, dopo i pari con Genoa e Monza, la prima gara persa è già arrivata. E nell’occasione più dolorosa: il derby, sfida di cui Simone Inzaghi conosce il valore, avendo giocato e allenato una vita alla Lazio ed essendo ormai al quarto anno di panchina nerazzurra. “Non abbiamo mai dato la sensazione di essere squadra. Dovevamo fare di più, io per primo. Il Milan ha vinto meritatamente: ha difeso meglio, è stato più compatto e noi abbiamo giocato sottotono. Non siamo stati la solita Inter, ho provato a cambiare qualcosa ma è cambiato poco. È una sconfitta che brucia”, ha detto senza mezzi termini.
Inzaghi: “Non siamo stati squadra”
Così arrabbiato, da quando è all’Inter, Simone non lo era stato mai. È convinto che molta parte di una stagione passi per gli scontri diretti, come aveva detto nella conferenza stampa della vigilia. E sa che un derby perso può costare caro, anche oltre i tre punti lasciati all’avversaria. Il 2-1 rossonero del febbraio 2022 è lì a ricordarlo. Per questo, il tecnico interista non cerca alibi: “Lo rimprovero a me, io sono l’allenatore e sono il responsabile. Sapevamo che il Milan è una squadra di ripartenza e invece abbiamo lasciato troppi spazi. Abbiamo perso lucidità e distanze. Contro una squadra così dovevamo farlo meglio, essere più bravi a leggere la gara. I due approcci non mi sono piaciuti”, ha detto dopo la partita.
La fatica di ripetersi
Nel 2020 la Juventus di Sarri, nel 2021 l’Inter di Conte, nel 2022 il Milan di Pioli, nel 2023 il Napoli di Spalletti, nel 2024 la sua Inter. Inzaghi sa quanto sia difficile ripetersi da campioni d’Italia. Per questo, non sottovaluta la portata della sconfitta. “Ci è mancata un po’ di lucidità. Nelle scelte non è stata la solita Inter che conosciamo. L’avevamo preparata bene, ma in campo si è visto poco”, ha commentato a caldo. Ora avrà una settimana intera, senza coppe di mezzo, per preparare la trasferta di Udine contro la squadra di Kosta Runjai?, sconfitta per 3-0 dalla Roma di Juric dopo le tre vittorie con Lazio, Como e Parma.
La Champions stanca
Avere una settimana intera per preparare la partita del weekend in campionato è un lusso che fra le big può permettersi solo il Napoli, che a 10 punti insegue il Torino, imprevista capolista. Per Inzaghi, come per tutti i suoi colleghi impegnati nelle coppe, riuscire a conciliare impegni europei e Serie A è una delle scommesse di questa stagione infinita. Con la nuova Champions, prima degli ottavi, bisognerà giocare due gare in più rispetto alle edizioni passate. E in questo senso la sconfitta nel derby, arrivata quattro giorni dopo la logorante trasferta di Manchester, non è un buon segno. E Inzaghi non cerca alibi: “Il Milan aveva giocato il giorno prima col Liverpool, come noi. Energie fisiche e mentali le ha spese anche la squadra che abbiamo incontrato, che ha cambiato meno uomini rispetto a noi. Dovevamo essere più squadra, la sensazione che diamo da tre anni a questa parte non l’abbiamo data e il calcio non perdona”. Particolarmente stanco è parso Mkhitaryan, e Barella, eroe dell’Ethiad Stadium, è uscito dolorante.
I cambi che cambiano in peggio
L’ultima riflessione, Inzaghi l’ha fatta sui cambi. Uno dei pregi delle sue Inter – tanto di quella che nel giugno 2023 giocò la finale di Champions quanto di quella campione d’Italia – è sempre stata la qualità del gioco di chi entrava a partita in corso. Nel derby invece chi ha sostituito i compagni non ha dato valore aggiunto. Anzi. Zielinski, Frattesi, Asllani (forse lui soprattutto), Carlos Augusto e Darmian hanno fatto rimpiangere chi è uscito. “La mia squadra ha approcciato male sia il primo che il secondo tempo. Ho provato a cambiare ma è cambiato poco. Chi è entrato doveva fare qualcosa di più: io sono l’allenatore e sono responsabile, ci prendiamo questa sconfitta. Ci fa male, sappiamo cos’è il derby ma nel calcio vanno accettate, purché analizzate nel modo giusto”, ha detto Inzaghi.