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Italia brutta e perduta, da otto anni solo promesse

Due mondiali smarriti dagli azzurri, e anche il terzo consecutivo rischia di passare dai play-off

Siamo questi, e siamo proprio poco. Lo siamo da più di otto anni, cioè da due Mondiali smarriti, e ora potremmo perdere pure il terzo. Va bene, nel mezzo abbiamo vinto un Europeo entusiasmante ma da outsider: era già successo a Danimarca e Grecia, campioni d’Europa in mezzo a due Mondiali mancati. La vergogna norvegese ci mette in una posizione quasi irrecuperabile, la differenza reti diventa il vero avversario senza corpo, puro numero negativo.

Perdere ci poteva anche stare, ma non così

Si sapeva che a Oslo avremmo potuto soffrire, e magari perdere: ma non così, non presi a pallate dall’inizio alla fine. È sembrato il terzo tempo dell’Inter a Monaco, e il modo ancor ci offende. Non si ricorda nella storia azzurra un’eclissi tanto lunga e buia. Il nostro calcio viene schiaffeggiato per la seconda volta in una settimana: ora, la prospettiva numerica, ma anche tecnica e agonistica oltre che mentale, è inseguire la Norvegia da qui alla fine del girone, per poi essere di nuovo catturati nel gorgo dei play-off. Un inferno dantesco dove ci abbiamo già rimesso le penne contro Svezia e Macedonia del Nord.

Il dialogo tra Figc e club inesistente

La Nazionale resta un ingombro, quasi un fastidio. La fantomatica commissione annunciata un anno fa per favorire il dialogo tra Figc e club e l’impiego di giovani italiani non si è riunita neppure una volta, è rimasta lettera morta come ogni ipotesi di riscatto. Il tennis ha Sinner, ma ha fatto sistema e ha creato un movimento di campioni. Il calcio non ha fuoriclasse, a parte forse Donnarumma, e attorno c’è il deserto. Mancano le idee e gli uomini per realizzarle.

Pessime prospettive mondiali

Ma se anche si venisse in qualche modo salvati, con una squadra simile cosa andremmo a fare ai Mondiali? Il peggiore Europeo della storia azzurra, anche quello con Spalletti in panchina, è stato un pianto, e la normalissima Svizzera ci ha mandato a casa come fosse il Brasile. Umiliati e offesi, senza nemmeno il diritto di offenderci.

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