Aiuto, l’Italia di Burgnich e Facchetti, di Baresi e Maldini, di Cannavaro e Nesta, di Chiellini e Bonucci ha perso la difesa. È un dato di fatto: la Nazionale riabilitata dalle due vittorie di Gattuso può ancora qualificarsi direttamente al Mondiale. Però non dovrà solo battere in sequenza Estonia a Tallinn, Israele a Udine, Moldova a Chisinau e ovviamente la Norvegia il 16 novembre a Milano, ma è innanzitutto obbligata a scalare la montagna della differenza reti. In pratica, se i norvegesi non inciamperanno l’11 ottobre a Oslo con Israele in una sfida già politicamente tesissima, l’Italia sarà costretta a segnare tantissimi gol e a non subirne, per rimediare ai guai dello scorso giugno: lo 0-3 di Oslo, che ha scavato un solco rispetto alla Norvegia, e il 2-0 di Reggio Emilia con la Moldova, che ha appunto ritardato la rimonta nella differenza reti.
Italia, la difesa che non c’è
Ma proprio qui sta la questione. Se Gattuso ha risolto con la coppia di centravanti Kean-Retegui e con l’efficace alternativa Raspadori l’annoso problema dell’attacco asfittico (10 i gol segnati in 2 partite), nel flipper del 5-4 di Debrecen con Israele ha anche constatato la dolorosa fine della tradizione italiana: la difesa, da storico punto di forza alla base delle vittorie mondiali del 1982 e del 2006 e dell’Europeo 2021, è diventata il punto debole.
39 gol subiti nelle ultime 30 partite
Assodato che il calcio al tempo del Var vieterebbe l’immagine storica della maglia di Zico strappata da Gentile e che sembra impossibile tornare a Berlino e alle gesta di una squadra capace di vincere il titolo incassando solo un’autorete di Zaccardo e un rigore di Zidane, l’andazzo delle ultime 30 partite è una tendenza, certificata dalla statistica, e prescinde dai ct, da Mancini a Gattuso passando per Spalletti: 39 reti subite (media 1,3 a gara), malgrado la forza relativa di alcune tra le avversarie incontrate.
Gattuso e l’equilibrio da perfezionare
Il tema è chiarissimo al nuovo commissario tecnico, che attribuisce la giostra ungherese a ragioni di equilibrio tattico da perfezionare: per sopportare il doppio centravanti, lui ha scelto di mantenere la linea a 4, ma con davanti un centrocampista in più (Locatelli), e ha chiesto a Tonali, Barella e Politano il contrappeso della copertura delle fasce, che però ha funzionato poco (pochissimo a sinistra, dalla parte di Dimarco).
Gattuso ha promesso le contromisure a ottobre: vietato arretrare troppo e via libera alle marcature miste: “Stavolta ci siamo chiusi nel capanno. E difendere di reparto non significa non rompere la linea, quando serve. La marcatura a uomo a tutto campo? Non mi piace, preferisco la mista”.
Non ci sono più i difensori di una volta
Al di là delle correzioni tattiche, però, il problema resta legato alle caratteristiche dei giocatori: non ci sono più i difensori italiani di una volta, ma eredi un po’ spuri, bravi a impostare l’azione e vagamente distratti. A Debrecen Calafiori è rimasto fuori per via della propensione alle discese, Di Lorenzo e Dimarco hanno confermato i loro limiti da marcatori, Mancini un paio di errori li ha commessi e il regista del reparto Bastoni, eccellente stilista e, è arrivato tardi in qualche chiusura. Che cosa possa cambiare a ottobre lo si può solo ipoteticamente sperare: il ritorno di Buongiorno, il più marcatore della compagnia, e la crescita del talento Leoni, che tuttavia nel Liverpool non gioca.
La rinascita dell’attacco
Per il resto va preso atto della mutazione in corso nello sport della pretattica portata al parossismo: oggi lo 0-0 è un risultato preistorico, una finale mondiale può finire 3-3 (Argentina-Francia) e sempre più spesso il capovolgimento immediato dell’azione apparenta concettualmente il calcio alla pallanuoto. Se è così, se per vincere serve segnare un gol in più dell’avversario e non segnarne uno in meno, conviene godersi la rinascita dell’attacco e le rassicurazioni di Retegui, l’oriundo transfuga in Arabia che ha rianimato la Nazionale insieme a Kean: “Tranquilli, il campionato saudita è di buon livello, non perderò competitività. E poi là fa così caldo che nel clima europeo ho trovato più energia”. Si è visto contro Estonia e Israele: la migliore difesa, per la Nazionale di Gattuso, è stata davvero l’attacco.