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Italia con un’ansia Mondiale. Spalletti: “Fuori chi ha paura”

Gli azzurri devono battere la Norvegia di Haaland per qualificarsi al 2026. L’incognita è il valore reale di un gruppo poco affidabile

MILANO — Da oggi i club rimetteranno in un angolo fino a giugno la Nazionale di Spalletti. La abbandoneranno alle sue ansie, malcelate dalla clamorosa rimonta in casa della Germania, da 0-3 a 3-3, vittoria sfiorata e legittimo dubbio che il più quotato arbitro del calcio attuale, il polacco Marciniak, cancellando al video sul 2-3 il rigore assegnato a Di Lorenzo abbia commesso un errore, ritardato il pari e impedito il possibile 4-3, risultato carico di suggestioni contro i tedeschi. Ma lo stesso ct ha invitato a non cullarsi più nei ricordi di Dortmund 2006 o addirittura di Messico 1970: «La memoria è importante, però conta il presente». Il calcio nell’era delle 5 sostituzioni e del Var si è quasi trasformato in un altro sport, sempre più carico di incognite.

La fragile Italia sogna il Mondiale

E l’ansia rischia di sconfinare nell’angoscia di mancare per la terza edizione consecutiva il Mondiale. Che in America sarà il più globalizzato di sempre: lo giocheranno negli Usa, in Canada e in Messico 48 squadre, una su tre sarà europea. Sarebbe un controsenso e un paradosso storico se tra le 16 elette non ci fosse l’Italia, 4 volte campione e 2 volte sconfitta in finale. Eppure, a poco più di 2 mesi dal debutto nel girone di qualificazione (il 6 giugno in Norvegia), l’unica certezza è l’assenza di certezze, figlia sia dell’inconfessabile timore di rimanere ancora a guardare le gesta altrui, come a Russia 2018 e Qatar 2022, sia dell’oggettiva incostanza di rendimento. Reduci da un Europeo triste, a settembre gli ondivaghi adepti di Spalletti avevano fatto pensare, annichilendo la Francia a Parigi, di essere tornati nell’olimpo. Macché. A novembre i francesi hanno restituito il trattamento e i quarti di finale della Nations League contro la Germania hanno accentuato i dubbi. Con l’aggiunta dell’incredibile pasticcio di Donnarumma sul 2-0, delle nuove titubanze di Bastoni e delle inedite difficoltà di Barella e Tonali: i quattro giocatori più forti della squadra. A Dortmund dopo quel primo tempo preoccupante l’Italia si è di nuovo rialzata, ma grazie ai meno celebrati: Kean, Politano e Raspadori. Ma qual è la sua vera faccia? E basterà, comunque, per arrivare in America?

Il girone dell’Italia per il Mondiale

Per andare ai Mondiali bisogna vincere il girone di qualificazione, in cui la Nazionale ha una sola vera rivale, la Norvegia (preoccupano meno Israele, Estonia e Moldova). Con il 2° posto si va ai play-off, da evitare visti i precedenti con Svezia e Macedonia del nord. Per Raspadori «non siamo di seconda fascia. Dobbiamo solo migliorare nella cattiveria, negli episodi, nella concentrazione al tiro e in difesa. Ma abbiamo dimostrato di essere una squadra forte».

Italia, ora la Norvegia fa paura

Ma è Spalletti stesso a ribadire che comunque il gruppo è questo: «Difendo questi ragazzi. Poi, certo, se qualcuno non regge la tensione o non si dimostra all’altezza, non lo chiamo». L’orizzonte è forzatamente breve: le due partite di giugno. La seconda, il 9 con la Moldova, si dovrebbe giocare a Parma o Reggio Emilia. Ma sarà 3 giorni prima a Oslo il bivio da non sbagliare, con tutti i rischi connessi alla fatica della stagione e alla Norvegia dei giganti Haaland e Sorloth (1.94), del sarto dell’Arsenal Odegaard e dei loro non eccelsi ma scafati compagni, professionisti di campionati e coppe europee. Il 16 novembre sarà verosimilmente decisivo il duello in casa con i norvegesi. Lo staff azzurro li potrà studiare stasera contro Israele, sul campo neutro di Debrecen: ne avrebbe fatto volentieri a meno.

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