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Italia fragile, estrema e un po’ matta: ma alla fine se la cava e dobbiamo accontentarci

Siamo questi, ci prendiamo il punto e non è un punto esclamativo

Ve l’avevamo detto: siamo quelli dell’ultimo respiro.

Un’altra autobiografia Nazionale, questo “tiro a giro” alla tedesca di Zaccagni: come Del Piero nel 2006, perdonateci la divagazione notturna. Siamo Fantozzi che prende l’autobus al volo dopo che le stringhe delle scarpe si sono strappate, ma la Pina (Spalletti) le aveva sostituite di corsa. Cambia così il destino del nostro Europeo, forse non il senso: perché questa è un’Italia sperimentale che il cittì fa e disfa, cambia e sposta, usando il poco che ha. Un gruppo abbandonato dal tecnico di prima, in pieno agosto 2023, con pochissimo tempo per mettere insieme il pranzo con la cena. Sull’Europeo vinto tre anni fa non si è costruito niente. Qui in Germania siamo arrivati in extremis, perché si è Fantozzi sempre, ma perlomeno non dobbiamo chiedere l’elemosina della qualificazione come una delle migliori terze. Tra infortuni, assenti e ritirati, gli azzurri sono questi e facciamoceli bastare: il pensiero è il Mondiale 2026. Per ora ci sono troppe squadre migliori di noi, abbiamo rischiato di perdere due partite su tre, schema e interpreti sono stati cambiati, spostati, riveduti e corretti per arrivare infine alla conquista del punto che serviva, non certo un punto esclamativo. Il famoso gioco liquido di Spalletti ormai è quasi sciolto, stavolta però come il sangue di San Gennaro: oppure farsa. Siamo questi, e la cosa ci diverte pure.

La Croazia piena di vecchi marpioni ci ha avviluppato, l’abbiamo lasciata giocare troppo, le abbiamo concesso un rigore (parato) e un gol da veri polli dell’area di rigore: il tempo di Bonucci e Chiellini è definitivamente perduto, anche se il porta c’è un nuovo Gigio che vale il vecchio Gigi. L’unico nostro fuoriclasse è Donnarumma, migliore in campo due volte di seguito, ottimo segnale per lui, pessimo per la Nazionale. Giusto a Parigi possono discutere un fenomeno del genere. La longa manus di Gigione è la protesi che ci porta agli ottavi contro la Svizzera, una squadra non proprio piena di Federer del pallone, il guaio è che noi non abbiamo neanche l’ombra di un Sinner. Loro pressano forte e fanno male, lo sanno anche i tedeschi che hanno rischiato grosso. Noi non siamo più favoriti contro nessuno, siamo piccoli, fragili, estremi e un po’ matti.

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