Reduci da un 2024 in chiaroscuro e ormai cosmopoliti per mentalità, gli azzurri di Spalletti sono chiamati a dimostrarsi profeti in patria. Domani sera a San Siro la loro prima partita del 2025, l’andata dei quarti di finale della Nations League contro la ringiovanita Germania di Nagelsmann, servirà per disegnare la migliore strada possibile verso il Mondiale, che manca dal 2014. Ed è anche per risanare la ferita delle due esclusioni che gli ex bamboccioni, non più attaccati al cordone ombelicale della serie A, non hanno avuto paura di sciacquare i panni fuori dall’Italia e in particolare in Premier League, il campionato più competitivo e formativo del mondo.
I risultati si vedono: una squadra sempre più allenata all’intensità di ritmo e alla velocità di gioco, le principali differenze tra il calcio inglese e tutto il resto. Donnarumma, che nel 2021, a 22 anni, abbandonò il Milan per sposare il Psg, è il garante al di qua della Manica di questa mutazione antropologica: la generazione british ha spiccato il volo. Tonali (24 anni) ha appena trascinato il Newcastle alla conquista della Coppa di Lega. Calafiori (22) gioca e segna anche in Champions nell’Arsenal nonostante la concorrenza spietata, che trova in verità anche in azzurro (ieri Spalletti ha provato al suo posto Buongiorno). Udogie (22), che con la Germania confida di trovare spazio dall’inizio (sembra il favorito per sostituire a sinistra Dimarco), regge a sua volta la scena nel Tottenham, dove il portiere titolare è Vicario (28). E il neo azzurro Casadei (22), incursore del Torino promosso dal ct a ricambio del centrocampo, ha subito rivendicato con orgoglio l’importanza di avere colto a 19 anni, da campioncino predestinato dell’Inter, l’occasione di trasferirsi al Chelsea: le due stagioni a Londra, con le parentesi dei prestiti in Championship, la serie B inglese, al Reading e al Leicester, lo hanno fatto «crescere tantissimo».
Conferma il concetto Gigi Buffon, che oggi, da dirigente, è la guida del gruppo e che ha avallato la scelta del figlio Thomas Louis, attaccante della Primavera del Pisa, di formarsi nelle Under della Repubblica Ceca: «Giocare all’estero e superare le difficoltà, anche di lingua, è un’esperienza preziosa: io l’ho fatta a 40 anni nel Psg, ma se potessi tornare indietro anticiperei i tempi. La scelta più difficile l’ha fatta Chiesa, il Liverpool ha attaccanti strepitosi, ma lui non è da meno», come ha dimostrato il gol in finale di Coppa di Lega.
La novità del tuffo collettivo oltre confine è in effetti principalmente anagrafica: tanti, tra gli adepti di Spalletti, stanno giocando o hanno giocato all’estero. Kean a 19 anni era all’Everton e a 20 al Psg con Mbappé e Neymar, e domani sarà in ballottaggio col capocannoniere della serie A, l’oriundo argentino Retegui. Okoli (23) cerca un posto nella difesa del Leicester. Zaniolo (26) è finito in Turchia al Galatasaray, poi lo scalo inglese all’Aston Villa. Scamacca (26) a 16 era addirittura in Olanda nel Psv e la Premier l’ha assaggiata nel West Ham. Gabbia (25) si è rilanciato in Spagna, nel Villarreal, per tornare al Milan. E pure nell’Under 21 non mancano gli esempi: da Ndour cresciuto nel Benfica a Gnonto, del Leeds, fino a Koleosho, attaccante del Burnley.
Certo, i predecessori sono stati Vialli, Zola, Di Canio, più recentemente Jorginho. Ma la generazione Tonali sta aprendo una nuova era. Il gusto di vincere in Inghilterra, dopo lo scudetto del 2022 col Milan, Sandro l’ha assaporato per la prima volta domenica scorsa a Wembley. Ha festeggiato con la futura moglie Giulia, la famiglia, gli agenti e gli amici in un ristorante di Londra, accolto dagli applausi: «Per i prossimi 50 anni, ogni volta che tornerai a Newcastle, sarai trattato come un eroe», gli hanno detto i veterani del club. Prima, dovrà essere profeta in patria con la maglia della Nazionale.