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Ivano Bordon: “I miei Napoli-Inter, quel folle 4-3. Ma questa sfida non sarà decisiva”

Intervista al portiere nerazzurro degli anni Settanta: “Meret mi piace molto, è di alto livello. Martinez ha fisico e personalità. E su Maradona vi racconto che…”

Ha una memoria di ferro Ivano Bordon, grande nome del calcio italiano, una felice carriera legata all’Inter anni ‘70-‘80, portiere di una generazione di fenomeni che comprendeva Zoff, Albertosi, Castellini, Cudicini, Vieri. Ricorda i dettagli di partite ormai lontane ed è attento agli sviluppi del calcio moderno, che segue con attenzione e alta competenza. Con lui parliamo del big match di Fuorigrotta, tra passato e presente e non può mancare qualche aneddoto delle sfide con Maradona.

Napoli-Inter, Bordon, decisiva per lo scudetto?

«Grande sfida ma non decisiva, ci sono ancora troppe partite. Ma potrebbe incidere sul morale di una delle due squadre che, eventualmente, uscirà sconfitta, questo sì. Anche se io ho una mia idea».

Un pronostico?

«Potrebbe finire pari, come all’andata e magari con lo stesso punteggio: 1-1».

Parliamo del suo ruolo, il portiere. A difendere i pali azzurri ci sarà Meret, qual è il suo giudizio su Alex?

«Ottimo. Giocatore di alto livello. Lo seguo dai tempi della Spal. Mi piace molto per alcune caratteristiche tecniche, perché lui è molto tecnico».

Lo descriva.

«Ha grande reattività tra i pali, una dote. Ha un vecchio modo di parare che io apprezzo: non si butta mai in anticipo ma attende quell’istante utile per studiare il tiro e scattare, spingere e chiudere la traiettoria. Un portiere completo. E non ha avuto una carriera in discesa perché, appena arrivato a Napoli ha subito un lungo infortunio e poi gli è stato preferito Ospina ma alla fine si è affermato».

Le somiglia?

«Dovete dirlo voi. Ho sentito in passato critiche sul fatto che non sia formidabile con i piedi o che esca poco, non sono d’accordo. Sa fare tutto ma eccelle tra i pali, il suo punto forte è lì, e non è poco, credetemi».

L’Inter invece ha perso Sommer per infortunio e avrà un giovane argentino in porta, Martinez…

«Perdita importante, inutile nasconderlo. Di Martinez ho visto poco perché poco ha giocato, ha dalla sua prestanza fisica, e, mi sembra, buona personalità. In Coppa Italia ha fatto un intervento decisivo, notevole».

Certo, diventare titolare all’improvviso e trovarsi quasi subito davanti a un match scudetto…un po’ come accadde a lei no?

«Eh sì, stagione 70-71, si fa male Lido Vieri nel derby di andata e subentro io. Che esordio…Non finisce bene: 3-0 per il Milan. Ma di lì a poco Heriberto Herrera andrà via con Invernizzi rimonteremo 7 punti e vinceremo lo scudetto. Il primo dei due tricolori che ho conquistato in nerazzurro. Rammento di quella stagione anche un difficile Catania-Inter dove mantenni la porta inviolata e conquistammo un successo fondamentale e, ancora, un…Inter-Napoli praticamente decisivo per quel tricolore».

Una partita, quella di San Siro, passata alla storia per un gol acrobatico di Boninsegna ma anche per un rigore contestato dagli azzurri concesso all’Inter.

«Assolutamente sì. Il Napoli passò in vantaggio con Altafini. Anche lì io, giovanissimo, entrai nella ripresa per un problema fisico di Lido Vieri. Il penalty generò polemiche e poi Bonimba rischiando la testa per un intervento di Panzanato siglò il vantaggio decisivo. La palla rotolò beffardamente tra le gambe del grandissimo Dino Zoff…è difficile il mestiere del portiere, altrochè».

Parliamo ancora del suo calcio, i suoi Napoli-Inter: quale partita contro gli azzurri le è rimasta nel cuore?

«Stagione ‘79-‘80, quella del mio secondo scudetto nerazzurro. Al San Paolo (ovviamente non ancora Maradona) un Napoli traballante in classifica tira fuori una grande gara ed il match è spettacolare: vinciamo 4-3! Per noi doppietta di Carletto Muraro e reti di Altobelli e Baresi. Io me la vidi brutta: presi tre gol, non bastasse, fui salvato altre due volte dai pali e una terza da un salvataggio sulla linea se non sbaglio di Canuti. Ma parai anche diverse bordate degli azzurri, in particolare di un Guidetti scatenato. Che partita, ragazzi, indimenticabile e un po’ folle».

Nella sua lunga carriera ha incrociato Diego Armando Maradona.

«Ho avuto l’onore (ride,ndr) di subire il primo gol in Italia del formidabile fuoriclasse argentino, più di così…».

Racconti…

«Ero passato alla Sampdoria, ormai era finita la mia lunga storia tra i pali nerazzurri. Fine estate del 1984, credo seconda giornata di quella stagione. A Napoli, come sempre, almeno 85mila spettatori. Partita bloccata ma all’inizio della ripresa il nostro libero, Renica, strattona Celestini in area. Rigore. Diego dal dischetto calibra una traiettoria a fil di palo che io intuisco ma nulla posso…Lo stadio esplode. Poi pareggerà Salsano. Che giocatore enorme era Diego. Ho un altro flash che ne descrive la grandezza…Lo vedo sulla bandierina del calcio d’angolo braccato da Wierchwood e stretto da un altro nostro difensore avvicinarsi lateralmente alla porta ma per farlo si allunga la traiettoria della sfera: esco dai pali sicuro di prendergli il pallone perché a quel punto non ha lo spazio fisico per fare altro… mi sbaglio alla grande: lui con un gioco di prestigio fa sparire il pallone e serve un compagno che a momenti segna. E io guardo Wierchwood e gli urlo: ma dove è finito? Era qui…Magie che solo Maradona poteva compiere».

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