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José Boto: “De Zerbi genio ma anche un po’ pazzo. Vi dico perché il Mondiale per club non ha futuro”

Intervista al ds del Flamengo, il club brasiliano più affascinante: “Abbiamo un fatturato da 280 milioni, tutti sono pazzi per questa squadra. I giocatori italiani non si adattano facilmente, vanno all’estero e vogliono sempre la pasta e la mamma”

PHILADELPHIA – José Boto, 59 anni, portoghese, è il direttore sportivo del Flamengo, il club brasiliano più affascinante. Ha lavorato per Sporting e Benfica – dove ha scovato talenti come Di Maria, Oblak, David Luiz o Witsel, comprati a poco e rivenduti a peso d’oro – e anche per lo Shakhtar Donetsk, dove portò De Zerbi. Rio de Janeiro sta costruendo una squadra di caratura internazionale e in questo Mondiale ha grandi ambizioni: è stata la prima squadra a qualificarsi agli ottavi (e per giunta da prima nel girone), diventando la capofila delle squadre brasiliane (ci sono anche Botafogo, Palmeiras e Fluminense), che finora hanno messo insieme sei vittorie, due pareggi e nessuna sconfitta.

Boto, come mai qui negli Stati Uniti le squadre brasiliane stanno spopolando?”Prima di tutto perché in Sudamerica questo Mondiale per club è molto più sentito che da voi, lo consideriamo la competizione più importante della stagione. Voi no. E poi perché abbiamo il vantaggio di essere in mezzo alla stagione e non alla fine”.

Però non è soltanto una questione di motivazioni o di fatica, non è vero?”La differenza la stanno facendo i giocatori che ritornano dall’Europa, oltre al fatto che i nostri club stanno vendendo molto di meno. Al Flamengo abbiamo cinque nazionali brasiliani”.

E Jorginho, l’ultimo acquisto. Com’è stato il suo impatto nella squadra?”Ottimo. Avevamo provato a prenderlo già a gennaio, perché per noi è fondamentale introdurre nella squadra giocatori che influenzino anche gli altri a livello di mentalità, di professionalità, di metodo di lavoro, di cura di sé stessi: è questo che prima di tutto dobbiamo importare dall’Europa ed è per questo che prima di lui abbiamo preso Danilo e Alex Sandro. Jorginho è perfetto per i nostri piani”.

E’ per lo stesso motivo che Ancelotti è stato scelto come allenatore della Seleção?”Lui è uno che sa guadagnarsi il rispetto dei giocatori. Per i tecnici brasiliani è più difficile farsi ascoltare dalle stelle che giocano in Europa”.

Come avete fatto a convincere Jorginho?”Voleva essere protagonista e il Flamengo ti fa sentire amato e al centro di tutto, tutti sono pazzi per questa squadra. E poi lui non ha mai giocato in Brasile, visto che è venuto in Italia che era molto giovane. Diciamo che abbiamo toccato le sue emozioni”.

Ma avete dovuto anche essere competitivi a livello economico, no?”Certo. Abbiamo un fatturato di 280 milioni di euro, fuori dall’Europa soltanto l’Al Hilal di Inzaghi ne ha uno superiore. Poi veniamo noi e a seguire River Plate e Palmeiras. I giocatori meglio pagati arrivano a prendere 5 milioni a stagione, tra parte fissa e bonus. In Serie A, avremmo un budget da alta classifica”.

Come si spiega il boom economico dei club brasiliani?”Prima le società appartenevano a un azionariato diffuso di tifosi, mentre adesso molte sono in mano a proprietà straniere. Il Botafogo per esempio è di Textor, che possiede anche Crystal Palace e Lione. Noi, però, siamo ancora vecchio stile: il Flamengo è sempre dei tifosi”.

Qual è la prossima strategia per alzare ancora il livello?”Finora siamo riusciti a riportare a casa giocatori esperti, di trent’anni e più. Il prossimo passo sarà trattenere il più possibile i brasiliani forti e andare in Europa a pescare dei venticinquenni, brasiliani di ritorno ma non solo. Anzi, ben vengano i calciatori europei. Abbiamo molto da offrire”.

Avreste per esempio la possibilità di comprare uno come Vlahovic, che costa 25 milioni?”Ce l’avremmo, ma non è tanto questione di prezzo del cartellino, quanto di convincere i giocatori a lasciare l’Europa per il Sudamerica”.

Ha chiesto a Danilo cosa gli è successo nell’ultimo periodo alla Juventus?”È meglio che lo domandiate a lui. Mi ha detto che nell’ultimo periodo alla Juventus si era persa la forza di un tempo”.

Rimanendo in ambito bianconero, è sorpreso dal flop di Douglas Luiz?”Mi ha più stupito che la scorsa estate la Juve lo abbia preso, non mi sembrava il giocatore giusto per Thiago Motta. Ma c’è il mercato delle trattative e quello del campo, che vuol dire prendere la persona giusta al posto giusto. Voi italiani siete più per il primo”.

Se fosse il ds della Juve, riscatterebbe il suo connazionale Conceição?”Non mi pare particolarmente adatto al gioco di Tudor. È un’ala, non un trequartista. Deve giocare largo, non vicino al centravanti”.

Ha mai pensato di prendere Thiago Motta, che come Jorginho è un po’ brasiliano e un po’ italiano?”Se devo prendere un allenatore per vincere prendo Conte tutta la vita, anche se al Maracanã non bastano gli 1-0, vogliono vedere il bel gioco altrimenti protestano. Andrebbe bene De Zerbi, che ho portato io allo Shakhtar”.

Lo considera un grande allenatore?”De Zerbi è un genio, ma anche un po’ pazzo: diciamo metà e metà. Ha delle intuizioni uniche, soprattutto nell’uscita dal pressing con la palla, che hanno stregato grandi come Guardiola e Arteta. Inoltre sa convincere i giocatori delle sue idee in pochissimo tempo. Ma qui al Flamengo siamo contentissimi di Filipe Luis, che ha uno spirito molto europeo acquisito nei tanti anni con Simeone all’Atletico: dorme poco, lavora tanto e rispetto a De Zerbi è più calmo”.

Il Flamengo ha un gioiellino in vendita, il terzino destro Wesley: a chi lo paragonerebbe?”Somiglia a Dodô della Fiorentina ma è più veloce. È sicuramente più bravo ad attaccare che a difendere e da questo punto di vista deve migliorare, ma poi corre talmente forte che se sbaglia riesce spesso a recuperare. Diciamo che per le abitudini europee e soprattutto italiane è più adatto come esterno a tutta fascia che come terzino nella difesa a quattro”.

Guarda caso interessa a Juve e Roma, che giocano con la difesa a tre…”Ufficialmente non c’è nulla con l’Italia, ma ufficiosamente qualcosa si muove. Però non bastano 20 milioni, come sento dire, per acquistarlo, ne servono 35. Wesley è pronto per l’Europa, vedremo dopo il Mondiale, ma resta il fatto che il Flamengo non ha nessuna urgenza economica di venderlo”.

Sono invece già stati venduti i due migliori talenti sudamericani del momento: Estevão e Mastantuono sono davvero dei fenomeni?”Come direbbe De Zerbi, sono dei top ma non ancora dei top top top. Estevão lo chiamano Messinho, ma è un accostamento esagerato. Non so se sono dei craque, come si dice in Brasile”.

Se potesse lavorare in una squadra italiana, quale le piacerebbe?”Il Milan, ma ha appena assunto Tare. La Serie A resta il campionato più difficile a livello tattico, ogni settimana si sfidano squadre che hanno modi diversissimi di giocare. Non è come la Premier o la Liga dove tutti fanno più o meno lo stesso tipo di calcio”.

Perché il Portogallo ha dieci milioni di abitanti ma molti più giocatori forti dell’Italia, che ne ha 60 milioni?”Perché noi abbiamo il metodo migliore per formare i ragazzi: per prima cosa li educhiamo alla tecnica, alla qualità pura, e poi gli insegniamo a giocare in qualunque posizione del campo e con qualunque stile tattico. Escono dai vivai con un’altissima conoscenza del gioco e per loro diventa facile integrarsi in ogni sistema. Non credo che da voi funzioni così”.

È per questo che all’estero si punta pochissimo sui giocatori italiani, mentre per esempio di francesi o portoghesi ce ne sono a decine anche nei campionati più importanti?”Anche per come sono fatti i vostri calciatori: non si adattano facilmente, vanno all’estero e vogliono sempre la pasta e la mamma”.

Che idea si sta facendo di questo Mondiale?

“Che sarà la prima e l’ultima edizione. Ai club europei non piace e faranno di tutto per osteggiarlo”.

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