TORINO – A volte vien da pensare che la Juventus non abbia esatta contezza del cammino che sta facendo, del volto che sta mostrando. Thiago Motta continua a ricoprire di elogi i suoi, giudica straordinaria ogni prestazione, descrive il Monza come una squadra fantastica e in questo modo trasforma un successo faticoso in casa dell’ultimissima in classifica in un’impresa da applaudire. Ora, s’è capito che non apprezza argomentare dei difetti della Juventus e che alla maggior parte delle domande risponde buttando la palla in tribuna, ma talvolta viene il dubbio che non abbia una precisa percezione delle cose: lo scudo dell’imbattibilità è un grande punto a suo favore (e un evidente merito, senza dubbio), ma il cammino è lento e la qualità del gioco non migliora, anzi. Dopo la vittoria di Monza, Locatelli faceva notare come il successo consentirà alla squadra di lavorare con maggiore serenità, e quindi di migliorare, al contrario di ciò che succede dopo i pareggi, come se fossero i risultati la causa di prestazioni scadenti e non piuttosto il contrario, come sembrerebbe più logico.
Koopmeiners e Nico Gonzalez, è ancora tempo di esperimenti
A 2025 ormai in arrivo, Thiago Motta ha avviato una nuova fase sperimentale. Non è un buon segno. Ma è un dato di fatto che dopo settimane di sterilità offensiva, ma di solidità difensiva, stia adesso cercando nuove soluzioni per aumentare la produttività. Molto ruota intorno a Koopmeiners, che ha sicuramente delle scusanti (l’estate tormentata, anche se per sua esclusiva volontà, e il fastidiosissimo infortunio alle costole) ma che fin qui non ha reso in rapporto all’investimento fatto (60 milioni). Dopo averlo impiegato stabilmente in un ruolo a metà tra la mezzala e il trequartista, nelle ultime due partite (in Coppa Italia con il Cagliari e a Monza) l’allenatore gli ha arretrato la posizione piazzandolo in mediana, per quanto con mansioni molto meno difensive di quelle di Locatelli o Thuram. Non si può dire che il livello della prestazione si sia impennato di colpo, ma in quella posizione l’olandese sembra decisamente più agio, specie perché non deve fare quel continuo movimento senza palla che gli veniva richiesto quando giocava più avanzato e doveva farsi trovare libero in zone di campo interessanti. Di rado ha però capito come farlo, diciamo che non ha l’istinto per l’inserimento come invece McKennie, formidabile in questo fondamentale.
Con Nico Gonzalez trequartista, più tiri e più rischi
Arretrando Koopmeiners si è aperto dunque un vuoto sulla trequarti, che Thiago Motta ha coperto in Coppa Italia con Yildiz (che però non sembra convincerlo in quel ruolo e lo preferisce in fascia) e a Monza con Nico Gonzalez, che in carriera ha sempre giocato esterno (a destra più che a sinistra) e in qualche caso di punta. È in corso un altro esperimento, dunque. A Monza ha funzionato discretamente la fase offensiva e l’argentino ha tirato in porta cinque volte, più che tutti i compagni messi assieme: per una formazione avara di conclusioni come la Juventus, è stato un successone. Di contro, però, gli equilibri generali sono stati compromessi e persino una squadra dal modesto impatto offensivo come il Monza, e oltretutto in piena crisi, è riuscita a più riprese a mettere ansia ai bianconeri.
La coperta corta di Thiago Motta
La coperta resta dunque corta. Se Thiago Motta bada prima di tutto a non scoprirsi le spalle, ne vengono spesso fuori prestazioni offensive del tutto irrisolte, se invece prova a prendersi qualche rischio, gli avversari trovano subito modo per approfittarne. È strano che sia ancora così dopo quattro mesi abbondanti di campionato, per altro cominciato meglio, dal punto di vista della qualità del gioco, di come poi sia proseguito. Quello che ha colpito, a Monza, è stata soprattutto l’incapacità di mettere al sicuro la partita dopo essere andati per due volte in vantaggio e in una situazione di evidentissima superiorità tecnica e fisica, per non dire della delicata condizione psicologica dei brianzoli, sprofondati nel loro momento più nero.
Juventus-Fiorentina una partita chiave
Purtroppo Thiago Motta non aiuta a capire dove e come stia cercando di intervenire per trovare la rotta. Si limita a ripetere che “dobbiamo migliorare in tutto”, dovere che per altro spetta a qualsiasi lavoratore in qualsiasi ambito. Alle porte c’è adesso una sfida rivelatrice e dirimente, perché la partita di domenica 29 contro la Fiorentina – altra squadra che ha cambiato guida tecnica e filosofia di gioco, trovando però molto più in fretta la quadra – dirà moltissimo del futuro dal quale saranno attese entrambe.