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Juve, l’attacco che non va e la soluzione turn-over. Motta: “Solo Mbangula sufficiente a Bruges”

Il tecnico bianconero analizza l’ennesimo pareggio stagionale

BRUGES – Stavolta Thiago Motta non si è accontentato di pareggiare anche nelle ciarle del dopo partita, quando di solito sta alla larga da ogni rischio, da ogni affondo. A Bruges ha invece giocato decisamente all’attacco attaccando gli attaccanti, facendo nomi e cognomi (anzi solo i primi, perché lui cita tutti con il nome di battesimo) e mettendo in piazza una magagna che evidentemente aveva bisogno di rendere pubblica, per poterla affrontare a dovere, perché a quanto pare la staffetta non la sta digerendo nessuno.“Mbangula l’unico sufficiente”, ma Thiago Motta l’ha tolto lo stesso “Ho fatto giocare sei attaccanti ma soltanto uno, Mbangula, ha meritato la sufficienza” ha sibilato Motta, insistendo poi sul concetto: “Nessun ha tentato un dribbling, o di andare in profondità. Solo Mbangula lo ha fatto. Mi aspettavo di più dagli altri cinque”.

Mbangula l’unico sufficiente ma sostituito

Resta da capire come mai abbia sostituito anche il giovane belga, però. “I cambi non erano programmati”, assicura Motta, eppure sembra davvero che li abbia fatti col pilota automatico dopo averli preparati a tavolino: rimpasto delle ali dopo un’ora e del centravanti a 15’ dalla fine. “Da chi è entrato mi aspettavo freschezza, ma non ho visto nessun cambiamento”.

L’obiettivo di Thiago Motta: convincere gli attaccanti che con il turn-over è meglio

Che cinque sesti del pacchetto offensivo abbia deluso è un dato di fatto (però a noi Conceiçao non è dispiaciuto), ma è anche vero che il supporto ricevuto dal centrocampo in termini di sostegno e di idee illuminanti è stato risibile. Si tratta in ogni caso di capire il perché di questa prestazione scadente e soprattutto le ragioni dello sfogo dell’allenatore, che finora non aveva mai criticato in pubblico nessuno dei suoi giocatori, anzi ricoperti di elogi sperticati persino dopo prestazioni particolarmente scadenti. Il motivo è questo: Thiago Motta è convinto che il salto di qualità della squadra possa arrivare soltanto dallo sfruttamento di tutte le (molte) potenzialità offensive che la rosa ha e che il dosaggio del minutaggio possa aumentare l’incisività di ogni giocatore che, sapendo di non doversi gestire, può spendere tutto nel poco o tanto tempo a disposizione.

Ma l’idea della staffetta piace solo a Mbangula

Il problema è che inculcare questa mentalità in calciatori ambiziosi, per i quali lo status da titolare è un punto d’arrivo e che faticano ad accettare l’idea della staffetta, è davvero molto complicato. Non è un caso che a Bruges il più convincente sia stato Mbangula, uno che l’anno scorso stava in serie C e che si sentirebbe gratificato anche solo di farci una comparsata, in Champions, figurarsi di fare il titolare: sa di avere ancora tutto da dimostrare e perciò ci dà dentro cercando di sfruttare ogni coriandolo di opportunità. Lo stesso può valere, almeno in parte, per Conceiçao, mentre per gli altri l’accettazione è molto più problematica. Vlahovic più di tutti patisce questa situazione, ma gente come Yildiz o Nico è contenta di sapere che da qui alla fine difficilmente capiterà loro di giocare una partita intera.

Thiago Motta: “Si può fare la differenza anche in 5 minuti”

Thiago Motta sta cercando di spiegare a ognuno dei suoi attaccanti che in un grande club funziona così e che la concorrenza è necessaria e fa bene a tutti. “Sono in sei e con Kolo Muani diventeranno sette: tutti devono essere consapevoli che si può e si deve fare la differenza che si giochino 5’, 30’ o 90’. Non conta la quantità del tempo a disposizione, ma la qualità”. Ma loro accettano una situazione del genere? Non può essere che la certezza di vivere da protagonisti soltanto un pezzo di partita tolga serenità e allenti le motivazioni? “Sarebbe un alibi. Non è importante l’individuo, ma solo il bene della squadra”. In ogni caso, Motta ha deciso che la gestione della squadra sarà questa: chi si adatta bene, chi non si adatta s’arrangia: “Dipenderà da solo chi giocherà dall’inizio, chi partirà dalla panchina e chi invece dovrà aspettare”. E chi non accetta, può pensare a trovarsi un’alternativa: sarà per questo che gli agenti di Vlahovic continuano a bussare a un sacco di porte?

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