Questo sito contribuisce alla audience di
 

Di Gregorio in crisi, la Juve non è in buone mani: il problema più grande è in porta

Di Gregorio è stato disastroso contro Inter e Borussia. Non è un big: la Juventus da oltre 50 anni ha sempre avuto un portiere da nazionale

Nella Juventus che non si arrende mai, capace di ribaltare l’Inter e di riagguantare il Borussia grazie ai gol e alle giocate di Yildiz e Vlahovic, c’è spazio anche per la preoccupazione. A monopolizzare questo sentimento, spesso soffocato dall’entusiasmo per le rimonte, è Michele Di Gregorio, il portiere arrivato a Torino per sbocciare definitivamente ma che, in realtà, non ha ancora compiuto l’atteso salto di qualità. Sette gol subiti in due partite, alcuni dei quali con evidenti colpe: tiri da fuori, errori dovuti a insicurezza, reti sul suo palo. La solidità dell’anno passato è alle spalle: Perin preme per avere una chance, Tudor medita, l’attacco tampona gli errori tra i pali.

La tradizione bianconera

Essere il portiere della Juventus non è un gioco da ragazzi. I termini di paragone sono i giganti del ruolo, campioni entrati nella storia del calcio: Zoff, Tacconi, Peruzzi e Buffon sono stati tra i migliori numeri 1. Anche nelle parentesi straniere, con Szczesny e van der Sar, nonostante qualche errore si parlava comunque di fuoriclasse, titolari di Polonia e Olanda. Per ritrovare un portiere della Juventus non convocato stabilmente in Nazionale, bisogna tornare al campionato 71-72, quando a difendere la porta c’era Pietro Carmignani: dopo di lui, solo l’eccellenza. Non solo: quando sono state gettate le basi per i cicli vincenti, il punto di partenza è sempre stato il portiere. Proveniente da realtà più piccole, come per Tacconi e Buffon, o prelevato da dirette concorrenti, come con Peruzzi, Szczesny e Zoff.

Le aspettative su Di Gregorio

Arrivato in bianconero la scorsa stagione, Di Gregorio si è presentato a Torino dopo aver vinto il premio di miglior portiere del campionato con la maglia del Monza. Cresciuto nell’Inter, ha fatto gavetta prima della chiamata bianconera, scelto da Cristiano Giuntoli: “Tutto è nato a gennaio-febbraio – è stata la ricostruzione di Adriano Galliani, allora dirigente del Monza. Vidi la chiamata di Giuntoli, ero in Senato. Mi disse: ‘Il portiere è mio, poi parleremo di soldi’”. Un desiderio diventato realtà: prima di chiudere la sua ultima stagione al Monza, Di Gregorio venne accolto dall’Allianz Stadium dall’ovazione dei suoi futuri tifosi nell’ultima giornata di campionato. Restò seduto in panchina, qualche settimana dopo vestì ufficialmente il bianconero.

Decisivi i prossimi match

Due prestazioni al di sotto delle aspettative, solitamente alte quando si gioca alla Juventus, non bastano per bocciare un portiere, ma sono sufficienti per far accendere un campanello d’allarme. Di Gregorio ha in casa concorrenza decisamente qualificata, visto che Perin è affidabile, conosce l’ambiente, ha dimostrato di essere decisivo quando è stato chiamato in causa. Tuttavia, il titolare resta il milanese e le prossime partite potrebbero essere l’occasione per mettere alle spalle i problemi e non più i palloni tirati dagli avversari. Qualche passaggio a vuoto è comprensibile, di più invece no: anche le ottime prestazioni nel Mondiale per club e la solidità della sua prima stagione in bianconero sono state spazzate via dall’indecisione su Beier, azione conclusa con il palo colpito dai tedeschi, dalla doppia incertezza su Calhanoglu nel derby d’Italia, dal gol di Yan Couto sul suo palo. Bisogna avvicinarsi alla perfezione per fare il portiere, è necessario raggiungerla se si vuol difendere la porta della Juventus.

L’attacco riequilibra gli errori

L’aspetto più incoraggiante del momento del portiere della Juventus è che la squadra ha pagato meno di quanto ci si potesse aspettare. I bianconeri hanno subito tanti gol, ma hanno avuto la forza di segnarne uno in più, chiudendo la prima “tre giorni” terribile con una vittoria e un pareggio. Merito dello spumeggiante attacco di Tudor, del lavoro di fatica e sacrificio fatto da Openda e David, necessario per fiaccare la difesa e lasciare al subentrante Vlahovic, e al meraviglioso Yildiz, spazi e occasioni per colpire gli avversari. Il turco è ormai una certezza dal Mondiale per club: un gol e un assist in Champions, tre assist e una rete in campionato, ma soprattutto l’onnipotenza di chi ha in mano le sorti di un club prestigioso come la Juventus a soli 20 anni. Luce riflessa, ma non solo, su Dusan Vlahovic, decisivo con il Borussia: due gol, un assist delizioso per Kelly, un contratto in scadenza e un ruolo alla “Altafini”, subentrante per spaccare le partite. Finché ci saranno loro, i gol subiti saranno un problema meno grave che in passato. Resta comunque la preoccupazione per il futuro di Di Gregorio: le prossime partite saranno decisive per la gerarchia tra i pali.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Pep excited to reunite with De Bruyne, but only after Napoli clash

Mer Set 17 , 2025
Just four months after his Manchester City exit, Kevin De Bruyne is back for Napoli's Champions League matchup

Da leggere