BIRMINGHAM – La pareggite può essere un fastidio o una risorsa. Nel caso della Juventus è invece oramai un’abitudine che s’attaglia con esattezza alle caratteristiche della rosa e forse anche a quelle del suo allenatore: i bianconeri corrono sempre pochi rischi ma agli avversari ne fanno correre ancora meno, come se il bisogno di equilibrio di cui parla di continuo l’allenatore finisse, in definitiva, per frustrare ogni velleità di gioco offensivo.
La Juve pareggia una volta su due
La Juve finora ha perso una volta sola (in casa contro lo Stoccarda) ma ha pareggiato 9 partite su 18, quindi una su due, e ben cinque volte per 0-0. In campionato ha mantenuto la porta inviolata dieci volte su tredici e in Champions una, proprio qui a Birmingham, segno di grande solidità ed estrema capacità di controllo sulle vicende della partita. In classifica, però, questa virtù non si riverbera, visto che la squadra è sesta in campionato e diciannovesima in Europa. Thiago Motta si dichiara contentissimo, è tuttavia un dato di fatto che ai suoi non abbia ancora dato un gioco offensivo. La Juve si difende diversamente rispetto al passato, non lo fa nella propria area e in maniera spesso passiva ma tenendo il pallone, nascondendolo, tant’è che è prima in Italia per possesso palla: Motta studia molto bene gli avversari e sa come disattivarli, ma evidentemente non come colpirli se da prestazioni nel complesso decisamente buone come le ultime due contro Milan e Aston Villa ricava in tutto appena un’occasione da gol.
Thiago Motta non cerca alibi: “Le assenze non c’entrano”
L’allenatore nega che sia colpa degli assenti: “No, chi non c’era non c’entra. Gli infortuni non sono un alibi”. È evidente, in ogni caso, che con il rientro di Vlahovic e Nico Gonzalez l’impatto offensivo della squadra migliorerà e che Koopmeiners è lontanissimo da un rendimento accettabile, ma è un dato di fatto che anche a ranghi completi la Juve ha fatto sempre grande fatica ad arrivare al tiro (in serie A, in questo fondamentale è appena tredicesima e in Champions ventiquattresima) e che il gioco d’attacco è per lo più affidato alle iniziative individuali di Conceiçao e Yildiz. Quasi tre quarti dei suoi gol (19) la Juve li ha concentrati in un terzo delle partite (6). Nelle altre 12 ha segnato appena 9 volte e senza Vlahovic, che è rimasto in campo per il 80% dei minuti totali, di reti ne sono arrivate soltanto due, quelle di Yildiz contro Inter e Torino.
L’obiettivo di Thiago Motta: primo non prenderle
Si potrebbe pensare che la pericolosità offensiva faccia parte della seconda fase del lavoro che Thiago Motta sta impostando alla Juventus e che, avendo per le mani una squadra molto giovane, abbia come prima cosa voluto darle solidità in attesa di aggiungere l’incisività. Ma lui nega: “Stiamo lavorando per migliorare il nostro gioco e avere quello che ci serve per vincere, ma lo stiamo facendo dall’inizio. Bisogna saper far male all’avversario ma prima di tutto bisogna non farci mangiare dagli altri e fare in modo che non ti facciano pagare i tuoi errori. Non abbiamo concesso niente a Milan e Aston Villa: è il modo giusto, è la strada giusta”. Sembra la definizione più elegante di un concetto che si può esprimere in maniera più brutale: primo non prenderle. È questa la strada giusta?