“Alla fine gli ho detto: benvenuto in Italia, Jonathan”. David, il cognome di quel Jonathan, era appena uscito, un po’ zoppicante e molto stremato, dopo un’ora e un quarto di fatica frustrante, che però non gli ha tolto il vizio del gol: un’occasione ha avuto contro l’Atalanta e una rete ha segnato anche se, dal punto di vista dell’allenatore (il benvenuto è di Igor Tudor), è stato molto più importante quello che è successo in quei lunghissimi 75 minuti di patimento.
Prima marcatura a uomo per il canadese
Nell’amichevole di sabato a Bergamo, giocata a ritmi e intensità da campionato tra due formazioni che saranno tra le più intense della prossima serie A, per lungo tempo David ha rimbalzato come una pallina da flipper: non perché gli mancassero ritmo e intensità (in Champions, con il Lille, ha dimostrato di averne nelle giuste dosi), anche se attualmente la sua condizione atletica non è delle migliori, ma perché non aveva ancora avuto a che fare con il modo di difendere che c’è da noi. L’Atalanta gliene ha dato un efficace compendio: Hien gli ha montato la guardia in ogni zona del campo, gli è stato sempre addosso (Con quindici centimetri e venti chili di più”, ha specificato Tudor), lo ha tallonato anche a 50-60 metri da Carnesecchi, dove il canadese andava a cercare, invano, due palmi di libertà. “In una partita”, ha continuato Tudor, “ha fatto i contrasti che con il Lille faceva in dieci”. La marcatura a uomo, in effetti, è una specificità della serie A, dove la reintrodusse Gasperini, poi seguito da molti. Tudor cercò di adottarla in Ligue 1, nel Marsiglia, incontrando però la dura resistenza di giocatori, pubblico e critica: non è da francesi, difendere così italianamente.
Tudor: “Se gli arriva un pallone, segna”
L’adattabilità al nostro campionato è l’unica incertezza che David porta con sé. Per il resto, è un attaccante di assoluta affidabilità, perché segna con impressionante regolarità da quando è maggiorenne e perché ha già dimostrato di non avere fragilità caratteriali: a quel prezzo (12,5 milioni di commissioni), è uno dei migliori affari dell’intera estate, dell’intera Europa. La lezione d’italiano di Bergamo gli servirà, così come alla Juve serviranno i suoi gol essenziali, spesso rapinosi come quello di sabato, quando ha sfruttato con una strana acrobazia un rimpallo tra Nico Gonzalez e Zappacosta. Al Lille pensava quasi esclusivamente a finalizzare (spesso con gli assist di Zhegrova, che Comolli vorrebbe affiancargli anche a Torino), qui è chiamato a dialogare di più con i due fantasisti, Conceiçao e Yildiz. Quando arriverà Kolo Muani, le soluzioni possibili saranno due: il francese può fare l’attaccante esterno, come gli capita spesso in nazionale, trasformando il modulo in 3-4-3, oppure mettersi al fianco di David nel 3-4-1-2, con Yildiz puro 10. Naturalmente capiterà spesso che uno farà la riserva dell’altro, a turno, o che i due, specie nei finali, formino una coppia d’attacco pesante con due ali ai lati (3-3-4). È per questo che Tudor preme da settimane per il ritorno del francese: lo considera l’uomo che gli può garantire soluzioni d’attacco diverse, molto più di Vlahovic. Comunque sia, l’allenatore ha già tratto le prime conclusioni: “Jonathan, se gli arriva una palla, fa gol”. In Italia oppure ovunque.