TORINO — Stasera c’è il Psv allo Juventus Stadium, domani il Milan sarà a Rotterdam nel ribollente De Kuip, la tana del Feyenoord che ieri ha cacciato l’allenatore (!), cosicché nell’aria gira una domanda ai limiti dello scandaloso: siamo sicuri di essere meglio degli olandesi, per i quali i play-off di Champions sembrano la soglia massima dell’ambizione? «Sono curioso di avere la risposta a questa domanda», dice Peter Bosz, il tecnico del Psv. «Voi siete di più e avete più soldi ma noi ci proviamo a modo nostro, cercando di essere più furbi: spesso ci siamo riusciti».
Il Feyenoord ha esonerato Priske
Juve e Milan hanno la fortuna di incrociare due formazioni malmesse: il Psv, dominatore della Eredivisie da un anno e mezzo, ha vinto solo una partita delle ultime cinque ed è appena stato raggiunto dall’Ajax in cima alla classifica (evento clamoroso, spiegheremo perché), mentre il Feyenoord, che non s’è mai ripreso dalla partenza del tecnico Slot per Liverpool, ha appena venduto la sua stella, Gimenez, a chi affronterà, quasi avesse già dato per chiusa la stagione (in campionato è quinto), e silurato l’allenatore, il danese Priske. In panchina dovrebbe andare ad interim Pascal Bosschaart.
Come sta il calcio olandese
Nulla è però comodo come sembra, anche se i due avversari di giornata hanno un fatturato che è un quarto di quello delle italiane metropolitane (100 milioni circa contro 400). L’Eredivisie è in crescita, ha scavalcato il Portogallo nel ranking Uefa guadagnando un posto in più in Champions (la terza va ai preliminari) e diventando la più importante dopo le cinque leghe top. È il campionato “alternativo” dal quale compriamo di più (e la serie A quello a cui loro vendono di più): in questa stagione otto giocatori li abbiamo presi lì, e nove la precedente: costano il giusto, garantiscono un rendimento sicuro, si adattano bene e in fretta.
L’Ajax e il grande lavoro di Farioli
La crescita del calcio olandese sta prescindendo dall’Ajax, prigioniero di una crisi societaria devastante che, tra un cambio di direzione (anche tecnica: sei allenatori in tre anni) e l’altro, ha persino desertificato uno dei vivai migliori del mondo, per cui è quasi un miracolo che Francesco Farioli, il giovane tecnico lucchese che tanto piace alla Roma, sia riuscito a riportarlo in cima dopo quasi tre anni, oltretutto importando metodi quasi eretici per le abitudini del dogmatico calcio olandese: per esempio, lui applica il turn over in un paese dove è considerato sconveniente non schierare sempre gli stessi undici (difatti molti del Psv sono infortunati: Pepi, Til, Dest, Boscagli; però c’è l’ex interista Perisic). Nei Paesi Bassi i tecnici stranieri non sono ben accolti, perché la scuola olandese si considera un mondo a parte, e superiore: a parte tre belgi, che hanno evidenti affinità, c’è soltanto Farioli, snobbato dai colleghi e trattato con la puzza sotto il naso dagli opinionisti, tant’è che uno di loro, Van Hooijdonk, è intervenuto per difenderlo: «Dobbiamo smetterla di discriminare gli stranieri», anche perché il mediterraneo Farioli li sta surclassando.
Lassù il riferimento è Bosz, che ha trasformato il Psv dal club meno olandese di tutti («Nel suo Dna ha lo charme e l’eleganza di una betoniera», scrisse David Winner in Brilliant orange, libro fondamentale su storia e cultura del voetbal) nel più “totale” del momento. Però è in crisi come il Feyenoord e nessuno sa bene come gestirla, se non come farebbero tutti: cacciando l’allenatore.