Nella giornata di oggi, la Gazzetta dello Sport ha pubblicato nuove intercettazioni sull'ormai nota Inchiesta Prisma, portata avanti dalla Procura di Torino nei confronti della Juventus.
La Rosea rivela le preoccupazioni di Cherubini sull'operato di Paratici, che stando alle parole dello stesso Cherubini godeva di una grossissima liberta in sede di mercato, potendo tranquillamente firmare senza aver bisogno di consultarsi con nessuno:
"Noi alle prime riunioni di marzo si parlava di fare 300 milioni di quelli (le plusvalenze) eh! Io ti giuro che c'ho avuto delle sere che tornavo a casa e mi veniva da vomitare solo a pensarci. Se si svegliava la mattina e c'avevo mal di testa o beveva un bicchiere poteva firmare per 20 milioni senza dirlo a nessuno, Fabio ha drogato il mercato cioè anche Kulusevski o Chiesa che sono ottimi calciatori, ma quando li abbiamo comprati noi li abbiamo pagati troppo, perché? Perché poi il prezzo d'acquisto determina, nel senso Kulusevski aveva fatto cinque mesi in Serie A e l'abbiamo pagato 35 più 9 di bonus. Mi sentivo che mi stavo vendendo l'anima, perché a un certo punto stavo facendo delle cose, ero complice, anche per una questione di ruolo dovevo dire a Fabio 'non sono d'accordo' ma se poi lui diceva 'si va' allora si va. Gli dicevo 'vedi di sistemare la cosa, togli i ragazzi, smettiamo di fare operazioni da 10 milioni sui nostri giocatori perché sono i primi che andranno…' [Paratici risponde:] 'no ma figa, no ma no, non capisci un cazzo, tanto come facciamo da 4 facciamo da 10, non è un problema".
Rimarcata anche l'importanza di Beppe Marotta come freno alle operazioni di Paratici. Una figura, quella dell'attuale AD dell'Inter, che in seguito è mancata alla Juventus:
"Quando andò via Marotta tre anni fa gli scrissi e mi disse 'tu vieni con me perché farai una parte delle cose che faceva Marotta', io gli dissi 'Fabio vengo lì a fare quel lavoro sporco perché non lo vuoi fare, perché te in sede non vuoi andare, all'ufficio del personale non vuoi andare, al commerciale non vuoi parlare, ma non farò Marotta perché Marotta sarà una figura, se te la mettono, che quando tu dici compro questo, ti dice: 'Quest'operazione non si può fare' e tu probabilmente ti rimetti in mare e ne cerchi una migliore. Lui a un certo punto non aveva più questo filtro e quindi poi è entrato in un loop che per correggere quella cosa quindi non agiva per la Paratici Srl, agiva per la Juventus".
Cherubini è comunque sembrato sempre preoccupato e perplesso riguardo alle operazioni di Paratici. Il Libro Nero, del quale si è tanto parlato, erano infine appunti presi dallo stesso Cherubini in un'occasione nella quale doveva discutere il proprio rinnovo di contratto.
Negli audio si evince anche la volontà Cherubini di fermare questa sorta di schema messo in atto da Paratici:
"Sono gli appunti che mi sono fatto a marzo/aprile 2021 nel momento in cui sono a discutere con Fabio il mio rinnovo contrattuale. Erano nove anni che stavamo lavorando insieme; abbiamo condiviso cose meravigliose, devo a Fabio il fatto di essere arrivato alla Juventus; sulla base di questo rapporto, nel momento in cui Fabio aveva avuto il mandato per organizzare l'area sportiva nella stagione successiva, mi chiama per il contratto. Per me il contratto è fondamentale ma viene prima il rapporto. Se non chiarisco una serie di cose, che sono quelle che trovate scritte qua, io non volevo andare avanti. In questo documento metto i profili di criticità nel rapporto con Fabio. Avevo ricevuto offerte di iniziare un percorso diverso in altri club e per la prima volta ho pensato di andarmene. L'anno scorso la stagione anche dal punto di vista sportivo era deludente; io mi sono detto anche per fedeltà di provare ad andare avanti ma con patti chiari. C'era una differenza di vedute. Per me sacrificare dei ragazzi giovani era un peccato, per lui raggiungere lo stesso obiettivo cedendo un giocatore della prima squadra significava compromettere la competitività. Le faccio l'esempio di Kean, che abbiamo venduto e poi siamo andati a ricomprarlo. […] Se il mercato non ci dava opportunità, polverizzare il mercato con operazioni sui ragazzi non andava bene. L'alternativa era vendere asset della prima squadra. […] Più volte mi sono lamentato con Fabio che il valore che stavamo dando a quei giocatori non era congruo. In riunioni avute con il resto della dirigenza, si è valutato il fatto che dovevamo andare verso un progetto tecnico diverso e che il ricorso alle plusvalenze non dovesse più essere una caratteristica della nostra gestione".