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Juventus, la svolta di Thiago Motta e i tre motivi per sognare in Champions

I bianconeri tra le sette squadre rimaste a punteggio pieno, ma soltanto il Liverpool è una big

LIPSIA – Dopo l’epica impresa di Lipsia, i gol bellissimi, la rimonta con l’uomo in meno e la festa di una squadra che ha già imparato a sentirsi forte, nell’aria comincia a gironzolare una domanda: la Juventus è in grado di vincere la Champions? Posta in questi termini, la questione non ha però risposta, per il momento: è soltanto da febbraio in poi che si definisce il quadro delle favorite e lo stato di forma attuale ha importanza relativa, rispetto a quello che sarà in primavera.

Le otto favorite sono anche le più ricche

Di sicuro, esiste una fascia di squadre più forti, sempre quelle (City, Liverpool, Arsenal, Barcellona, Real Madrid, Psg, Bayern Monaco, Inter), che hanno il dovere del pronostico: sono, guarda caso, le otto con il monte ingaggi più alto (la Juve è decima, dopo l’Atletico e prima del Milan) nonché il più alto valore della rosa (in questo caso i bianconeri sono dodicesimi, dietro anche a Bayer Leverkusen, Aston Villa e Milan). Di tutte queste, però, non ce n’è una che abbia cominciato la stagione in maniera veramente brillante, impeccabile, con l’eccezione del Liverpool, l’unica ad essere prima sia in campionato sia in Champions.

Sette squadre a punteggio pieno, tra le big solo il Liverpool

La nuova Champions ha già scremato il gruppone. Sono rimaste solamente sette squadre a punteggio pieno: il Liverpool, cinque outsider (Aston Villa, Bayer Leverkusen, Benfica, Borussia Dortmund, Juventus) e una sorpresona, il Brest. Nel terzo turno ci sarò la prima sfida al vertice, quella fra il Brest e il Leverkusen, dunque il gruppo si assottiglierà per forza. La Juve, che nel prossimo turno ospiterà lo Stoccarda, ha la possibilità di rimanere in testa e, soprattutto, di ribadire il messaggio spedito a Lipsia: in attesa di capire cosa potrà succedere poi, di sicuro i bianconeri hanno mostrato di avere le qualità, le potenzialità e le possibilità per chiudere tra le prime otto e dunque accedere agli ottavi di finale senza passare dai play-off. Ci sono almeno tre motivi a sostegno di questa prospettiva.

La mentalità

“L’atteggiamento è più importante della tattica”, ha ammesso mercoledì notte Thiago Motta, che ha vinto la partita con una mossa strategica sorprendente (una volta in dieci e sostituito Yildiz con Perin, ha tolto un terzino per mettere un centrocampista) che ha rivitalizzato la squadra più per i suoi effetti psicologici che per quelli tattici: l’allenatore ha trasmesso il messaggio che la partita non fosse ormai persa (e nemmeno pareggiata, dopo il 2-2), la squadra lo ha recepito e ha sfoderato il coraggio e la sfrontatezza che nel primo tempo non aveva avuto, forse anche perché scombussolata dagli infortuni di Bremer e Nico Gonzalez. “Abbiamo dimostrato che con questo atteggiamento si può vincere in qualsiasi condizione di difficoltà”, ha aggiunto Motta, che aveva ereditato una squadra timida, spaurita soprattutto quando giocava in Europa.

La qualità

Alla Juve può mancare casomai un po’ di esperienza, ma il livello tecnico generale è altissimo. I duecento milioni di investimento sul mercato hanno arricchito e allargato la rosa, estremamente competitiva anche a livello di alternative (basta leggere i nomi di chi stava in panchina a Lipsia). A questo, si aggiunge il fatto che Motta ha subito valorizzato i giovani (Mbangula è stato una meteora, ma Savona è già un cardine) e rilanciato un giocatore che sembrava perduto, Kalulu, che in queste prima settimane torinese sta invece mantenendo un rendimento impressionante.

L’entusiasmo

A Lipsia è scattato qualcosa, è evidente. L’unico a negarlo è Motta (“Per me questa vittoria non è la svolta, ma soltanto un’ottima prestazione. Domani è un altro giorno”), ma a fine partita i giocatori, con dei sorrisi larghi così, continuavano a rimpallarsi il concetto della scintilla che li ha accesi definitivamente e trasportati in una nuova dimensione. Persino Vlahovic è sembrato più sereno e incredibilmente autocritico: “A Genova ho sbagliato a esultare in quel modo, i grandi giocatori non lo fanno”. I grandi giocatori fanno come lui, o come il suo straordinario dirimpettaio di mercoledì sera Sesko, lasciando il sospetto che, con quest’andazzo, Dusan possa essere finalmente il grande centravanti di una grande squadra.

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