Torino – La Juve ha di nuovo messo il muso davanti, quel muso corto che resiste incallito alla lontananza di chi lo aveva teorizzato: gioca così così, in un modo o nell’altro non riesce a far giocare gli altri e poi pesca il jolly, nella fattispecie l’autogol dirimente a un soffio della fine dopo tre quarti di partita con un uomo in più, perché Romagnoli era stato espulso alla moviola (in diretta Sacchi non aveva visto neanche il fallo: male) per uno sgambetto su Kalulu lanciato a rete. È stato l’unico momento di thiagomottismo puro di un primo tempo stantìo come quasi sempre allo Stadium, perlomeno in campionato (dove i bianconeri non vincevano da agosto). Nella circostanza, il francese ha avviato l’azione e poi è andata a chiuderla, ricevendo un lancio di Vlahovic e disorientando Gila, Isaksen e appunto Romagnoli, sorpresi da quel movimento che le squadre di Motta hanno (e bisognerebbe saperlo).
«La cronaca della gara»
L’episodio non ha però spostato gli equilibri, fin lì bilanciatissimi, ma soltanto l’asse del gioco, ovviamente avanzato nella metà campo della Lazio, che senza il capitano non ha però perduto sicurezza ma solamente le carte offensive da giocarsi (Dia è uscito, gli esterni hanno dovuto rinculare e Castellanos sfacchinare e basta) e quindi la spavalderia, guadagnandoci però in saggezza. In dieci ha tenuto il campo come si deve e obbligato la Juve in un imbuto, senza che nessuno avesse in mente una maniera per uscirne. Il primo tiro in porta è arrivato dopo 81’ (Vlahovic da fuori) e di fatto la prima azione da rete davvero seria è stata la traversa colpita dal serbo al 57’ (statisticamente non un tiro in porta), per altro in seguito a un rimpallo su Gila e non per qualcosa di creativo, di preparato, di razionale. Ha di conseguenza una logica che anche l’episodio decisivo abbia avuto un alto tasso di casualità, perché al cross di Cabal s’è sovrapposta la deviazione sgangherata di Gila, che fino a quel momento era stato il migliore e che aveva chiesto il cambio qualche minuto prima. «Resisti ancora questa azione e poi esci» lo ha implorato Baroni, senonché subito dopo s’è fatto male pure Tavares e Gila ha dovuto stingere i denti fino all’autolesionismo.
Partita non bella, ma la Lazio ha l’alibi
Non è stata né una bella Juve né una bella partita, benché di alta classifica. La Lazio in porta non ha tirato mai, ma ha l’alibi dell’inferiorità numerica, mentre quello delle assenze Motta non può invocarlo (e in effetti non l’ha invocato) perché il livello delle alternative è altissimo, anche se nel caso di Douglas Luiz solamente teorico: il brasiliano non è uscito dal buco nero, ha sbagliato un gol di testa da due metri e ha pure rischiato di farsi cacciare per un pugno volontario sulla di schiena di Patric a palla lontana, che l’arbitro (pessimo) non ha visto e il Var ignorato, scatenando la rabbia laziale, espressa dal ds Fabiani: «Ci si sente presi in giro. Serve una class action per abolire il Var».
La contentezza di Motta
Motta è invece allegro. Ha già spiegato che i risultati gli interessano più del gioco e in effetti i primi in qualche modo li sta ottenendo, anche perché di gol continua a non prenderne (e di pericoli a non correrne, soprattutto). È una squadra che promette, che allude più ancora che illudere: sembra credere che il tempo le darà ragione, e il tempo non le manca.
Juventus (4-3-3) Di Gregorio 6 – Savona 5.5 (9’ st Weah 6), Gatti 6 (27’ st Danilo sv), Kalulu 6.5, Cabal 6.5 – Thuram 6.5 (27’ st Adzic sv), Locatelli 5.5 (9’ st Fagioli 5.5), Douglas Luiz 4.5 – Cambiaso 6, Vlahovic 6.5, Yildiz 5. All. Thiago Motta 5.5.
Lazio (4-2-3-1) Provedel 6 – Marusic 6, Gila 5, Romagnoli 4, Tavares 6.5 (33’ st Pellegrini sv) – Guendouzi 6.5 (21’ st Vecino 5.5), Rovella 6.5 – Isaksen 5.5 (21’ st Pedro 6), Dia 6 (27’ pt Patric 6.5), Zaccagni 6 (21’ st Castrovilli 5.5) – Castellanos 6. All. Baroni 6.
Arbitro: Sacchi 5.
Rete: 40’ st aut. Gila
Note: espulso Romagnoli al 24’ pt. Ammoniti Locatelli, Savona, Fagioli, Douglas Luiz, Vecino, Pedro. Spettatori 40.800.