RIAD – Questa volta, il motto “fino alla fine” si è ritorto contro la Juventus. A non mollare mai e a vincere è stato il Milan, mentre i bianconeri si sono persi per strada. Qualcosa di simile, pur con esiti meno dolorosi, era successo il 29 dicembre allo Stadium, quando la Fiorentina, sotto per 2-1, aveva agguantato il pari all’87’ con Sottil, lasciato libero di segnare sul secondo palo. L’impressione è che la Juve non solo non sappia trovare, nei finali di partita, quella riserva di carattere e determinazione che l’ha sempre contraddistinta, ma che al contrario, sul più bello, si distragga.
La Juventus si perde nel finale
Nella conferenza stampa della vigilia, rispondendo a un giornalista arabo che gli chiedeva il motivo dei tanti pareggi di una Juve “che non perde ma nemmeno vince”, Motta aveva dichiarato: “Sono d’accordo che non perdiamo, ma non è vero che non vinciamo. Fa parte del gioco: alle volte abbiamo meritato, altre meno”. Contro il Milan, in una semifinale che avrebbe potuto avvicinare Motta al primo titolo da allenatore, la Juve ha ampiamente meritato per un’ora, poi si è persa.
I leader si perdono sul più bello
Capitan Locatelli, fino a quel momento ordinato, ha regalato il rigore del pareggio stendendo Pulisic. Gatti, per settanta minuti pilastro della difesa, ha buttato la palla nella propria porta, come già aveva fatto un anno fa a San Siro, regalando all’Inter la vittoria che la lanciò verso lo scudetto. Male anche Vlahovic, non pervenuto. Nel corso della partita è calato paurosamente anche Koopmeiners, che pure era partito benino. In pratica, nel momento cruciale della partita, sono mancati i leader e le stelle della squadra. Il resto lo hanno fatto i cambi, con l’ingresso di Douglas Luiz e Cambiaso, entrambi lontani dalla sufficienza.
Ancora si attende il Thiago Motta di Bologna
Chi si è preso la briga di guardare le partite del Bologna della scorsa stagione – il direttore tecnico bianconero Cristiano Giuntoli lo ha fatto di certo, quando ha scelto di chiamare Motta in panchina – sa che la squadra rossoblù è arrivata alla qualificazione in Champions con carattere e organizzazione difensiva, più che con le geometrie d’attacco. La cavalcata bolognese è stata sostenuta da quello che non entra negli highlights. La missione di Motta ora è portare, con discreto ritardo, quella determinazione anche a Torino. Non deve inventarsi nulla: è già tutto nel DNA del club. Ma il tempo stringe. Come la pensano in casa Juventus sull’importanza di vincere è noto a tutti. A lui per primo.