Sono 510 giorni che Allegri non siede su una panchina dello Stadium: domani lo farà da avversario, anche se forse mai lo sarà, perché è proprio nel pendolare tra Juve e Milan che la sua carriera ha preso forma e probabilmente si esaurirà, anche se una volta aveva l’ambizione, quasi uno sfizio, di vincere uno scudetto anche con l’Inter: nessuno ci è riuscito, con tutte e tre le grandi a strisce. Torino è la sua base, qui ha comprato casa e qui vive Giorgio, il figlio piccolo, quello da cui non volle allontanarsi quando avrebbe potuto andare al Real, ma è al Milan che l’allegrismo sta tornando nella sua versione migliore: si è affidato a gente con il pelo sullo stomaco come Pulisic e Rabiot, così da avere quasi sempre in pugno il senso della partita, al contrario della Juve che è contraddittoria, offre gare divertenti e schizofreniche, o divertenti perché schizofreniche. A dividere le due squadre c’è un solo punto, segno che al risultato si può arrivare per vie diverse, e traverse. Allegri si gioca per la seconda volta consecutiva il jolly della settimana libera, mentre la Juve in Spagna ha accumulato fatiche e tensioni. La sfida è più importante per Tudor, che non può permettersi di perderla.
Juve fragile, ma i risultati arrivano
Dagli anni Novanta in poi, la Juventus non aveva mai subito 11 reti nelle prime 7 partite della stagione, neanche nelle stagioni più buie. E che succeda adesso è strano, perché il penoso rendimento difensivo non sta, in fin dei conti, compromettendo i risultati (Tudor è ancora imbattuto e le classifiche di campionato e Champions sono in linea con le aspettative) né lo si può ridurre a un problema di reparto: ci sono stati infatti errori individuali (Gatti a Vila-Real, Kelly con il Borussia, Di Gregorio con l’Inter), ma la fragilità difensiva dei bianconeri coinvolge tutta la squadra. Locatelli ha accennato per esempio alla questione delle marcature preventive, cioè al corretto piazzamento quando si è in possesso palla, per evitare di concedere il contropiede: spesso non vengono fatte bene, chi sale per pressare non si guarda alle spalle e per gli avversari diventa facile organizzare una ripartenza. Nello scorso campionato molto pesò l’assenza di Bremer, ma adesso i varchi si sono aperti anche in presenza del brasiliano, che per altro difficilmente ci sarà domani: da giorni sente fastidio al ginocchio operato, c’è preoccupazione. Fin dall’inizio, Tudor ha cercato di dare più equilibrio mettendo un difensore puro (Kalulu o Cabal) sugli esterni, ma è centralmente che la Juve è spesso scoperta e anche quando la difesa è schierata lascia molto spazio al limite dell’area. E Allegri è un maestro nello scovare il difetto altrui e castigarlo. (Emanuele Gamba)
Milan, una difesa inscalfibile assemblata in un mese
Alzi la mano chi un mese fa credeva possibile, dopo la sconfitta all’esordio con la Cremonese, che da quel momento il Milan non avrebbe più subito gol su azione, solo uno su calcio di rigore. Quella notte Allegri fu chiaro: «Manca la percezione del pericolo». Oggi, cinque partite dopo (compresa quella di Coppa con il Lecce), è cambiato tutto: il Milan non prende più gol e, soprattutto, non rischia di subirne. Il rigore trasformato da De Bruyne ha interrotto una striscia di 449 minuti di imbattibilità di Maignan e Terracciano (che ha sostituito Mike a Udine). Anche con il Napoli, in inferiorità numerica, il Diavolo ha concesso poco o nulla, due tiri da fuori di Neres. A colpire è la percezione di solidità che dà la squadra di Allegri. A Lecce Maignan ha fatto due parate, il Bologna a San Siro non ha mai calciato in porta, l’Udinese lo ha fatto solo nel finale. Dodici mesi fa dopo cinque giornate il Milan aveva concesso 7 gol, adesso solo 3. E dire che, lì dietro, i giocatori sono gli stessi (Pavlovic, Gabbia e Tomori). Ad essere cambiata è l’attenzione dei singoli e l’atteggiamento di squadra: quando si compatta, è difficile sgretolare il muro rossonero. Fa comodo anche avere due esterni come Saelemaekers e Estupiñan: il belga fa un lavoro enorme in entrambe le fasi, l’ex Brighton è più ordinato di Theo. Domani, squalificato, non ci sarà: al suo posto Allegri potrebbe preferire Rabiot a Bartesaghi, con l’inserimento di Loftus-Cheek. Tomori ha recuperato, e si gioca una maglia con De Winter. (Andrea Sereni)