Questo sito contribuisce alla audience di
 

Juventus-Roma, nella notte della noia l’unico segno lo lasciano i ventenni

Poco spettacolo, ma i ragazzi hanno comunque dato la sensazione di dare un a impronta diversa alla gara

TORINO – La notte dei Centennials (scusaci, Crusca), cioè la partita della Generazione Z, ha proposto una specie di rivoluzione anagrafica che sta passando sul campionato come l’ala di un angelo: per adesso è un soffio, un delicato sfiorare, ma questi sono momenti che possono segnare un’epoca. Al fischio d’inizio dell’arbitro Guida, la Juventus aveva in campo 6 calciatori nati dall’anno 2000 in avanti (oltre che 6 italiani), e la Roma due. Gli allenatori, assai giovani pure loro, oltre che essere ex compagni di Nazionale si strizzano l’occhio e un po’ si copiano. «Tu metti Mbangula?», sembrava dire il 41enne De Rossi al 42enne Motta. «E allora beccati Pisilli, tiè».

La Juve è partita con il più giovane di tutti, ovvero Yildiz (classe 2005) e poi con Fagioli (2001), Cambiaso (2000), Cabal (2001), Savona (2003) e Mbangula (2004), ai quali si è aggiunto a rotazione (non tutti i giovanotti sono rimasti contemporaneamente in campo) il figlio d’arte Conceiçao. La Roma ha risposto con Niccolò Pisilli, uno che neppure il suo allenatore conosceva prima di assaggiarlo, classe 2003, con Soulé (2003) e a partita in corso con Kone (2001), Zalewsky (2002) e Baldanzi (2003). Nessuna sfida di vertice, dopo il Covid, a occhio ha offerto tanta prorompente gioventù.

Il calcio italiano sta davvero cambiando, con quell’accoppiata tra necessità e virtù che sono la testa e la coda del serpente: ma sia per amore o per forza, per coraggio o inevitabilità, Juve e Roma mostrano che il futuro non è un concetto astratto o una lunga fila in rosticceria alla vigilia di Natale, dove si prende il numeretto e prima o poi toccherà pure a te. Gli Z lasciano il segno come Zorro, anche nella partita che non ha visto reti né gesti memorabili. Zeta e zero sono vocaboli simili e non bisogna temerne l’incastro: il rischio, come con i figli e i nipoti, va corso sempre. Chiavi di casa presto, una carezza e via andare.

La gioventù mentale di Motta e De Rossi

La gioventù mentale di Motta e De Rossi, oltre che di nascita, spiega molte di queste scelte. Pressoché coetanei, anche se il bianconero si mantiene un po’ meglio del giallorosso ed è magro come un’acciuga (veste come Allegri, e non escludiamo che il vecchio mister abbia passato gli abiti al nuovo, come si faceva un tempo tra fratelli e cugini di taglie simili e non smisurate ricchezze familiari). Veramente, quest’anno aveva cominciato Motta la disfida del futuro, lanciando Mbangula (chi era costui?) e Savona in un colpo solo, e tenendo in panchina il costoso Douglas Luiz. De Rossi, con Pisilli il pischello, l’ha un po’ imitato ed è certo che la cosa proseguirà in altre piazze, come in passato accadeva solo in provincia. La novità è che anche le grandi, o le ex grandi che vogliono tornare ad esserlo, non solo per ragioni di bilancio puntano sulla vita adesso, per dirla col romano Baglioni. Forse sono soltanto impressioni di settembre cantate dalla PFM, cioè la Premiata Forneria Motta, con un po’ di Roma a fare il coro. Però sembrano proprio rondini, e questa una primavera.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

The feeling of scoring is what lives with you - Bayern record-breaker Muller

Lun Set 2 , 2024
Thomas Müller came off the bench to break Bayern's appearance record v Freiburg - and scored

Da leggere

P