TORINO – Era dalle prime due giornate (3-0 al Cagliari, 3-0 al Verona) che la Juventus non trovava un avversario così docile e quindi una vittoria così facile, ma d’altronde questo è il derby – salvo sporadiche eccezioni – da quando il Torino è in mano a Cairo e ogni volta la squadra ne asseconda l’obiettivo della mediocrità.
Non c’è stata partita perché in campo c’è stata una squadra sola, anche se nel secondo tempo s’è sottratta alla partita pure quella: se il risultato (ma solo il risultato) è rimasto in bilico fino a un soffio dalla fine, è perché la Juve se l’è presa un po’ troppo comoda: forse aveva bisogno di tirare un po’ il fiato, a capo di un ciclo intenso.
I derby nell’era Cairo
Con questa, sono 24 le sconfitte del Torino su 31 derby (una sola vittoria, dieci anni fa, quando la Juve aveva già vinto matematicamente lo scudetto): non c’è avversario dei bianconeri che in questo lasso di tempo abbia uno score peggiore né presidente granata che abbia fatto peggio di Cairo. Alla Juve per vincere è servito poco, all’inizio quasi soltanto le sgroppate di Cambiaso sulla sinistra, la più incisiva delle quali, cominciata ben dentro la propria metà campo e finita con un cross dal fondo dall’altra parte, ha portato il gol di Weah, pronto a raccogliere la deviazione di Milinkovic. Non si può neanche dire che sia stato un contropiede: semplicemente, un giocatore intraprendente ha scoperchiato una squadra rassegnata. La Juve avrebbe potuto segnare ancora, è stata come sempre un po’ troppo tenera negli ultimi venti metri, Masina ha deviato quasi sulla linea un bolide di Koopmeiners e insomma avrebbe certamente potuto ricavare di più da una partita a senso unico nella quale s’è limitata alle cautele minime per circoscrivere un avversario senza idee né forza, in preda a un’evidente rassegnazione preventiva da cui è però riuscito a liberarsi, almeno in parte, nell’intervallo.
Perin, una sola parata
Con una sostituzione (il ragazzo Gineitis per l’irritante Ilic) e qualche ritocco tattico (difesa a 4, Pedersen avanzato, Vlasic più nel vivo del gioco), Vanoli è perlomeno riuscito a evitare che il suo primo derby scadesse nell’umiliazione: ha restituito un poco di vigore ai suoi, che per una mezzoretta abbondante sono riusciti a tenere gli juventini lontani da Milinkovic anche se mai, ma proprio mai, a combinare qualcosa dalle parti di Perin, che l’unica paratina l’ha fatta al penultimo minuto su un tirino senza pretese di Sanabria con la tibia.
Nel frattempo il popolo juventino si era fatto rassicurare dal raddoppio di Yildiz, arrivato al secondo contropiede organizzato nell’intera, strana ripresa di passiva attesa (cross di Conceiçao, testa di Yildiz), e si era dedicato a sbeffeggiare Cairo e a celebrare con cori commossi il cinquantesimo compleanno di Del Piero, di nuovo evocato dall’esultanza del giovane turco come contro l’Inter. D’altronde non è che l’andamento delle cose in campo richiedesse chissà quale attenzione. Anzi, ogni distrazione è stata la benvenuta e adesso Thiago Motta tiferà per un pareggio tra Inter e Napoli che le stanno davanti: qui lo scudetto per quest’anno è considerato un miraggio, ma non si sa mai. Questo non è mica un deserto.
Juventus-Torino 2-0 (1-0)Juventus (4-1-4-1) Perin – Savona (41’ st Danilo), Gatti, Kalulu, Cambiaso – Locatelli, Thuram – Weah, Koopmeiners, Yildiz (41’ st McKennie) – Vlahovic (28’ st Conceiçao). All. Thiago Motta.Torino (3-5-1-1) Milinkovic-Savic – Walukiewicz (19’ st Vojvoda), Coco, Masina – Pedersen (30’ st Sosa), Linetty, Ilic (1’ st Gineitis), Ricci (19’ st Njie), Lazaro (37’ st Karamoh) – Vlasic – Sanabria. All. Vanoli.Arbitro: Sozza.Reti:18’ pt Weah, 39’ st YildizNote: ammoniti Lazaro, Walukiewicz, Coco, Koopmeiners.Spettatori 41.066.