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Kairat e Pafos, in Champions c’è spazio anche per le cenerentole

I kazaki diventano la città più a est della storia del torneo, i ciprioti hanno un architetto italiano

Il colpo è arrivato contro il Celtic: battendo ai rigori gli scozzesi, il Kairat Almaty ha conquistato per la prima volta l’accesso alla fase campionato della Champions League. Un traguardo che per il calcio kazako vale doppio, perché a dieci anni esatti di distanza — apripista fu l’Astana nel 2015 — riporta una squadra dell’ex repubblica sovietica nel tabellone principale del torneo. Con il Kairat entra in gioco anche una nuova geografia della Champions: Almaty diventerà infatti la città più orientale di sempre a ospitare una gara europea. Situata 1235 chilometri a sud-est della capitale Astana, si trova sul 76° meridiano est, la stessa longitudine della regione cinese dello Xinjiang o del Kerala indiano. In pratica, da qui si arriva prima a Tokyo che a Madrid.

Il record della trasferta più lunga è a rischio

Una posizione che trasformerà ogni trasferta in un viaggio interminabile. Nel 2015 il Benfica aveva stabilito il record assoluto coprendo 6173 chilometri per raggiungere proprio Astana, ma con Almaty questo limite è destinato a cadere. Se lo stesso Benfica o lo Sporting — i club più a ovest d’Europa — dovessero essere sorteggiati con i kazaki, arriverebbero a percorrere 6973 chilometri: più di dieci ore di volo, più di quanto serve per andare da Lisbona a Miami. Una Champions estrema, in cui la vera sfida sarà la logistica dei viaggi infiniti.

L’arrivo del giovanissimo Pafos

A oltre cinquemila chilometri di distanza, in tutt’altro contesto, anche il Pafos scrive per la prima volta il suo nome nella competizione. Ha solo undici anni di storia, dal 2014, ma il club cipriota è già riuscito a portarsi a casa la Coppa nazionale nel 2024 e il titolo nell’ultima stagione. Una crescita accelerata, resa possibile dalla ricca proprietà russa di Sergei Lomakin e Roman Dubov, capace di inserire la città di Pafo nella mappa europea del calcio. E attrarre un giocatore come David Luiz, campione d’Europa con il Chelsea. La costruzione della squadra porta la firma di Cristiano Giaretta, direttore sportivo italiano con un passato tra Udine e Watford. «Sulla carta è un sogno che si realizza, ma in questi anni abbiamo lavorato per arrivarci». Il modello è quello sperimentato nel network Pozzo: scouting globale e rosa internazionale. Dei 24 giocatori in organico, soltanto tre sono ciprioti: «Abbiamo battuto Maccabi Tel Aviv, Dinamo Kiev e Stella Rossa. Club che hanno almeno il triplo del nostro budget».

Il Bodo ha completato l’opera

Poi c’è il Bodo/Glimt, terza “cenerentola” della prossima Champions. Un’ascesa costante, iniziata nel 2021 con il clamoroso 6-1 inflitto alla Roma di Mourinho e proseguita con la semifinale di Europa League lo scorso anno: ora i norvegesi completano il percorso entrando per la prima volta nell’élite europea.

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