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Kean, da bad boy alla rinascita a suon di gol

Dopo le reti con la Fiorentina l’attaccante ha trascinato anche l’Italia di Spalletti. Nella sua carriera non era mai partito così forte, nemmeno al Psg

Duccio Mazzoni

Zero gol in venti partite l’anno scorso, già quattro gol in sette partite quest’anno. La Fiorentina si gode il grande momento di forma di Moise Kean e per una volta la sosta delle nazionali non toglie ma aggiunge, non limita ma aumenta la consapevolezza di un attaccante che sia in viola che in azzurro ha ritrovato quella fiducia e quello smalto dei giorni migliori.

Kean aveva salutato Palladino con due gol, entrambi decisivi, quello in Ungheria contro la Puskas Academy bello per movimento, potenza e progressione e quello con il Monza in campionato, da centravanti vero, abile a sfruttare una palla vacante e a guidare la rimonta dallo 0-2 al 2-2. Ieri è rientrato in gruppo al Viola Park e ai suoi segni più di inizio stagione ha sommato anche il centro in nazionale, arrivato a 1097 giorni dall’ultima volta, una doppietta nel 2021 contro la Lituania: un altro tap in da opportunista contro Israele che ha confermato tutti i progressi di un’annata vissuta fin dall’estate con la voglia di togliersi di dosso etichette, preconcetti, stereotipi e di far parlare il campo, solamente il campo.

E così dopo aver accettato la proposta della Fiorentina Kean si è presentato in ritiro tirato a lucido, con voglia, fame e quella determinazione troppo spesso lasciata in secondo piano: «Questo è l’anno dove posso e devo dimostrare quello che valgo a me stesso», aveva detto il giorno della presentazione. Detto fatto. Il gol contro il Friburgo in amichevole l’antipasto, i quattro centri tra Conference League, Serie A e Nations League in poco meno di un mese la conferma di una svolta, mentale e calcistica.

Kean non appare più indolente, ma punto di riferimento, sia nel gioco che nella finalizzazione, non è più il bad boy o il ragazzino che si comporta dentro e fuori dal campo così e così ma un calciatore maturo, pronto per trascinare i compagni. Il resto lo ha fatto la fiducia, parola chiave che alla Juventus è spesso mancata, tra allenatori che facevano altre scelte, minutaggio scarso e l’essere messo sempre in discussione. Spalletti ha puntato su Kean nella ricostruzione post europeo, Palladino ha messo sul piatto una stima incondizionata: la società infatti durante il mercato è passata, concordando con il tecnico, dalla volontà di cercare un’altra punta, un altro numero nove vero da affiancare a Kean al non acquistare nessuno, con la consapevolezza che in caso di assenza di Moise, Kouamé e Beltran, con caratteristiche diverse, potessero agire come perno dell’attacco. Il tutto per non mettere in ombra un investimento tecnico, tattico, economico — diciotto i milioni pagati alla Juventus tra parte fissa e bonus — ma soprattutto per lasciare libero Kean di esprimersi al meglio senza altri alter ego o dualismi.

Mossa che ha dato i suoi frutti. Con i quattro gol Moise, oltre a superare il rendimento dello scorso anno, si è già avvicinato agli otto gol totali dell’annata 2021-2022, ai sei del 2021-2022 e punta ad a eguagliare i diciannove in quarantacinque partite della stagione 2020-2021 con il Paris Saint Germain, suo record personale. Nemmeno allora però era partito così forte e i primi centri erano arrivati solo a ottobre. Un motivo in più per sorridere. In mezzo a tanti interrogativi — dalla difesa a tre al centrocampo — la Fiorentina quest’anno, per il momento, grazie a Kean non ha problemi in attacco.

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