Dunque Jurgen Klopp ha deciso di tornare in scena il prossimo gennaio, a metà dell’anno sabbatico che assicurava di volersi concedere, ma in un ruolo diverso, spiazzante. Il miglior tecnico al mondo fra quelli che “non vogliono allenare la squadra più forte ma la vogliono battere” – memorabile definizione di sé che diede ai tempi del Dortmund – ha scelto la strada dirigenziale propostagli dalla Red Bull: in qualità di direttore globale delle squadre della filiera, in pratica allenerà gli allenatori (e i direttori sportivi, e gli osservatori) aiutandoli a sviluppare un calcio moderno, divertente e vincente che si tratti del Lipsia, del Salisburgo, dei New York Bulls o di una delle altre formazioni con la livrea della bevanda energetica. Un ruolo nuovo che gli consentirà di fare il mentore, e a quanto si dice gli lascia aperta una sola finestra per tornare su una panchina, quella della nazionale tedesca se Nagelsmann dovesse liberare il posto prima del Mondiale 2026 (difficile) o dopo (probabile). Se il calcio europeo avesse un monte Rushmore il profilo di Klopp sarebbe scolpito nella pietra assieme a quelli di Guardiola, Ancelotti e Ferguson, i grandissimi del nuovo secolo. Colpisce la scelta di cambiare lavoro: vedremo se manterrà il suo carisma elettrico anche dietro una scrivania.
I movimenti futuri nel calcio europeo che conta
La scelta di Klopp è anche un tassello che va a posto in un mosaico che cambia. Come anticipato da The Athletic, Txiki Begiristain, direttore football del Manchester City, ha annunciato che a fine stagione lascerà il club; trattandosi dell’uomo che ha portato Guardiola a Manchester, e che in tutti questi anni gli ha garantito le condizioni di lavoro ideali per vincere titoli in quantità industriale, è bastato sommare uno più uno per immaginare che Pep non rinnoverà il contratto in scadenza a giugno. In realtà la voce gira da tempo, e anche se nessuno a Manchester si è rassegnato – sabato i tifosi hanno esposto uno striscione in catalano che lo implorava di restare – le probabilità sono sempre più a favore dell’addio. Per fare cosa? Si pensava che il suo tragitto si sarebbe concluso con la presidenza del Barcellona, ideale capolinea di un percorso che l’ha visto prima capitano e poi allenatore dei blaugrana. Le vicissitudini del club catalano allontanano per ora quest’opzione, e dunque si vedrà. Se è vero quanto si dice di Hugo Viana, direttore sportivo dello Sporting Lisbona dato in pole per succedere a Begiristain, l’erede più probabile di Guardiola al City diventa Rubén Amorim.
Il futuro di Zidane e le scelte di Xabi Alonso
Detto che da qui a fine stagione la curiosità principale verte sulla panchina del Manchester United, dove Erik ten Hag resiste malgrado risultati raccapriccianti, le domande per l’estate non mancano. I giovani lanciati quest’anno sulle grandi panchine, da Kompany a Maresca, saranno blindati comunque vada? Zidane si ostinerà ad aspettare l’incarico da ct francese o proverà altre strade? La panchina del Milan si libererà per un nome pesante (Tuchel, Allegri, Sarri) o Fonseca riconquisterà spogliatoio e risultati? Ancelotti prolungherà ancora con il Real, o la scelta di Xabi Alonso di restare un altro anno al Bayer aveva il Bernabeu nel mirino? Klopp ne è sceso, ma la giostra continua a girare.