GELSENKIRCHEN – La notte che ha cambiato il calcio georgiano, Tbilisi l’ha passata in strada, con la gente a chiedere l’ingresso in Europa oltre che all’Europeo e i politici (presidente, primo ministro e l’ex milanista Kaladze, sindaco della capitale) e parlare dei giocatori come di eroi. Per il popolo adesso lo sono perché, come ha detto il ct Willy Sagnol, ex terzino francese che ricordiamo nostro avversario a Berlino nel 2006, “siamo andati oltre ogni più incredibile aspettativa. Ci sembrava già un successo inimmaginabile esserci qualificati per la prima volta alla fase finale e invece siamo riusciti ad andare oltre. Siamo un piccolo paese che non aveva niente da perdere, la pressione ce l’avevano addosso gli altri e questo ci ha aiutato. All’inizio del torneo avevo soltanto detto ai ragazzi che, qualunque cosa fosse successa, non avremmo dovuto avere alcun rimpianto”. No, non ne avranno.
Gli effetti della scuola Barça
La Georgia non è però soltanto la storia bella di questo Europeo, l’ultima favola di Cenerentola che non torna a casa a mezzanotte, ma resta al ballo finché può. È anche il prodotto di un lavoro pluriennale, con la federcalcio locale che ha lavorato a fondo su impianti e didattica, sfruttando principalmente fondi Uefa, e il principale club del paese, la Dinamo Tbilisi, che, una dozzina d’anni fa, ha rifondato l’accademia affidandone la gestione a due tecnici che lavoravano alla Masia, il settore giovanile del Barcellona: erano i tempi in cui imperversava il tiki-taka e si lavorava sulla tecnica pura. Il livello ha cominciato a salire e oggi il 70% della rosa è formato dal vivaio della Dinamo.
Il premio per Kvaratskhelia: la maglia di Ronaldo
Di giocatori buoni oggi ce ne sono parecchi, i risultati della Georgia non sono il frutto di una combinazione astrale. Di Kvaratskhelia, uno di quelli allevati dalla Dinamo, sappiamo già tutto e a Gelsenkirchen ha saputo finalmente tornare a essere il trascinatore, dopo due partite in chiaroscuro. E alla fine ha avuto in premio la maglia di Ronaldo, che sul campo aveva surclassato: “Cristiano mi ha fatto i complimenti, per me è stato emozionante”.
Mamardashvili andrà al Bayern
Nelle giovanili, Kvara è stato per sette anni compagno di Giorgi Mamardashvili, 23 anni come lui, il miglior portiere di questo torneo assieme a Donnarumma: non è una sorpresa, perché nel Valencia ha disputato una stagione eccellente, attirandosi l’attenzione dei grandi club: alla fine dovrebbe spuntarla il Bayern, che l’ha individuato come erede di Neuer.
I gol di Mikautadze, il capocannoniere francese
Un percorso diverso è invece quello della terza stella della squadra, Georges Mikautadze, il capocannoniere del torneo con tre gol. È nato a Lione da una famiglia di emigrati ed è cresciuto nel vivaio del Metz, uno dei migliori di Francia (da lì sono usciti Pjanic e Hazard, per fare solo due nomi): ha fatto tutta la trafila, è andato in prestito al Seraing, seconda divisione belga, dove ha segnato a bizzeffe, è tornato al Metz e l’ha riportato in Ligue 1 con 23 gol in sette partite, è stato venduto all’Ajax dove però non si è imposto e così a gennaio il Metz se l’è ripreso e in meno di sei mesi ha realizzato 21 reti, pur non riuscendo a evitare la retrocessione dei granata, tipica “squadra ascensore” tra prima e seconda divisione, come le chiamano in Francia. Stavolta, è stato fatale lo spareggio con il Saint-Etienne.
Lochoshvili, dalla Cremonese all’Europa
Il resto della rosa è composto da buoni mestieranti che cominciano a diffondersi nel calcio che conta. Da noi gioca anche Lochoshvili, che la Cremonese aveva pescato in Austria: la sua prima stagione era stata discreta, mentre in B ha trovato meno spazio. I più interessanti sono quelli della generazione di Kvara, come le due mezze ali Kochorashvili, colonna del Levante, Segunda Division spagnola, e Chakvetadze, che ha fatto molto bene con il Watford, in Championship. In difesa giocano invece tre veterani che vengono uno dal campionato iraniano (Gvelesiani), uno da quello cipriota (Dvali) e il terzo da quello slovacco (Kashia, il trentaseienne capitano). Ma come dice Sagnol, “se guardi alla nostra rosa, non siamo certo i migliori in termini di qualità calcistica, ma lo siamo in termini di qualità umana”. Per Kvara, infatti, “abbiamo dimostrato che l’unità fa la forza”.