MONACO – Gigio ha mani enormi guantate di rosso, da cartone animato. Nicolò le ha più minute, del resto mica gli servono per giocare a pallone. Uno dei due stasera le stringerà sui manici dell’anfora d’argento: un italiano vincerà comunque la Champions dopo quattro anni (l’ultima volta toccò agli oriundi del Chelsea, Jorginho ed Emerson), la vincerà da solo, con i parigini, o in compagnia di altri sette interisti più l’allenatore. È anche una faccenda nazionale.
Compagni d’azzurro
A proposito: quando in Nazionale c’è da cantare l’inno, Gigio Donnarumma e Nicolò Barella si abbracciano selvaggiamente. Come a Dortmund, a marzo, quando urlando spaventarono il ragazzino mascotte prima della partita di Nations League. «Gigio l’ho sentito ieri, spero faccia il bravo» dice Nicolò. Ma il portiere che diede un Europeo all’Italia, può togliere a un’italiana il trofeo più importante d’Europa? Va bene che Donnarumma resta, nel profondo, un milanista. «Noi meritiamo questa Coppa e meritiamo un gran finale, cureremo meglio i dettagli rispetto a due anni fa. Io e Gigio siamo molto amici, ho grande rispetto per lui e per il Psg».
Una strada che si assomiglia
Il destino stavolta è attorcigliatissimo. Tra gli ultimi fuoriclasse del nostro calcio, lo smisurato portierone duella contro il miglior centrocampista italiano. Insieme vinsero l’Europeo a Wembley, quando Donnarumma nemmeno si accorse che il rigore appena parato a Saka fosse quello decisivo, e Barella glielo spiegò con un abbraccio gigantesco. La loro strada si assomiglia. All’inizio, precocità, talento e periferie: Castellammare di Stabia per Gigio, Sestu per Nicolò che era l’orgoglio di Riva, e che nella scuola calcio fondata dal leggendario Gigi ha cominciato col pallone prima ancora di andare alla scuola primaria.
Donnarumma e l’amicizia con Sinner
«Dobbiamo ripetere la grande partita giocata qui a Monaco contro il Bayern» spiega Barella, che ha già gli occhi a fessura, feroci. Gigio è più pacioso, al solito. È appena andato a trovare il suo amico Sinner, milanista anche lui, al Roland Garros, si sono scambiati maglie, abbracci e battute, dunque Gigio passa da Sinner a Sommer, altro pararigori. Yann Sommer, quello che prova a dare una Champions all’Italia dopo aver lasciato a casa l’Italia da un Mondiale.
«Da bambino passavo le notti a sognare partite del genere», se lo ripete Barella che forse sente ancora la terra battuta sotto i piedi, e i sassolini e l’erba nell’aria frizzante di qualche lontana estate ai campetti. Gli stessi di Gigio, prima che questa specie d’infanzia si troncasse di colpo per diventare alla svelta professionisti, lui come Nicolò. Bisogna smettere di essere bambini presto, per riuscire a rimanerlo per sempre.
Gigio Donnarumma veste come un drago verde con gli artigli scarlatti, e in questa Champions è stato meraviglioso: almeno cinque parate decisive contro l’Aston Villa e almeno due miracoli contro l’Arsenal, sempre con la punta delle dita della mano sinistra. L’Inter si augura che stanotte non si dica che Gigio è da Pallone d’oro, e forse Barella già immagina di poterlo guardare molto da vicino, e semmai di segnare proprio al suo amico quel gol che in Champions, quest’anno, ancora gli manca. «Ma non è dal numero di reti che si pesa una stagione: noi siamo squadra vera».
Il futuro di Donnarumma
Tra le varie ipotesi di incastro, non è da escludere quella di Donnarumma interista in un futuro nemmeno troppo remoto: il capitano della Nazionale all’Internazionale? (Del contratto col Psg in scadenza 2026 e non ancora rinnovato, si tornerà a parlare presto oppure a non parlarne più). Gigio Donnarumma, probabilmente il portiere più forte al mondo nella squadra che ha già avuto due azzurri tra i suoi nobili pali, Buffon e Sirigu. Che è sardo come Barella, tanto per giocare ancora alla corda piena di nodi. Chi ne scioglie di più, tra poco alza l’anfora.