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La Francia esclude Mbappé: è la sindrome di Stoccolma

Un mese fa la fuga in Svezia e le accuse di violenza sessuale. Il ct Deschamps: “Fuori per una mia scelta, lui voleva esserci”. Salterà anche l’Italia

TORINO —C’è una stella spenta lasciata al buio, c’è un ct che non spiega il motivo «perché penso sia meglio così», manco fosse in una canzone di Jannacci: no tu no, e perché?, perché no. Non c’è Mbappé: depennato, escluso, lui che era l’imprescindibile di qualunque convocazione, anche quando aveva il naso rotto o un muscolo infastidito o la testa piena di altri pensieri. Deschamps stavolta lo ha lasciato a casa: «Non ho intenzione di discutere i motivi per cui non l’ho convocato, non voglio entrare in un discorso che si presta a interpretazioni. So che non vi basta, ma posso dirvi due cose. Uno: lui voleva venire. Due: i problemi extrasportivi non c’entrano». Non giocherà né contro Israele né a San Siro contro l’Italia.

Frastornato per la causa intentata al Psg

Bisogna fare un passo indietro e riesumare cos’era successo un mese fa: Mbappé, che partecipò svogliatamente alle due partite di Nations League di settembre, saltò quelle di ottobre per un lieve acciacco alla coscia che però non gli impedì di giocare regolarmente con il Real né di organizzare una vacanza a Stoccolma finita con la denuncia di una ragazza per uno stupro subito nello stesso albergo nel quale alloggiavano Mbappé e il suo clan. La denuncia sarebbe contro il giocatore, che però non ha ancora ricevuto alcuna notifica né dalla polizia della procura di Stoccolma. L’altra volta, Deschamps spiegò che la decisione di non convocare capitan Kylian – frastornato per la causa intentata al Psg, lontanissimo da una forma accettabile e soprattutto da un adeguato inserimento nel Real – fu suggerita dal giocatore e alla fine condivisa. Stavolta invece è unilaterale e il ct l’ha comunicata a Mbappé giovedì mattina, prima di ufficializzare la lista dei convocati. Non si tratta una “punizione” per i fatti di Stoccolma (“C’è la presunzione d’innocenza”, sottolinea Dédé), ma certo non è piaciuto che si sia fatto una viaggio di piacere mentre i compagni sfacchinavano né che si sia chiamato fuori dalla nazionale senza una giustificazione davvero valida.

Deschamps: “Responsabile della decisione”

La reticenza di Deschamps ha infittito il mistero, ma alla base c’è un gioco di posizioni: l’allenatore, scontento dell’atteggiamento del giocatore dopo Euro 24, ha voluto sottolineare le gerarchie e chi sia quello cui spetta prendere decisioni “che magari non piacciono, ma di cui sono responsabile”. Potrebbe anche aver voluto tutelare Mbappé (e il gruppo di conseguenza) dalla sfilza di domande che gli sarebbero piovute addosso, sul giallo svedese e la guerra con il Psg: l’argomento più attuale, vale a dire i problemi di natura meramente tecnica che sta incontrando a Madrid, sarebbe stato assurdamente il meno scabroso. Kylian, però, se l’è sempre cavata dialetticamente benissimo anche nelle situazioni più spinose, per cui vien difficile pensare che stavolta sarebbe andato in difficoltà.

Vinicius stravince il dualismo

Sia come sia, Mbappé sta vivendo il periodo più complicato della carriera, come d’altronde la Francia da quando la guida Deschamps (2014): c’è una correlazione. Ma c’erano pochi dubbi sul fatto che il trasloco a Madrid sarebbe stato laborioso e che il suo innesto avrebbe squadernato tatticamente il Real, perché non di solo talento sono fatte le formazioni. Vinicius sta stravincendo il dualismo e Mbappé è costretto a fare il centravanti, compito che svolge neghittosamente (nelle ultime sette partite ha segnato un solo gol). E se alla fine Deschamps non l’avesse convocato semplicemente perché in questo momento ha di meglio. Perché no?

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