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La gatta di Deschamps come il culo di Sacchi: in Francia parte il tormentone

La vittoria fortunosa con il Belgio ha fatto rievocare il mito della chatte à Dédé del ct francese

Düsseldorf – C’è ancora Italia in Europa, ne aleggia lo spirito. «Non conta essere belli ma, come dice il mio allenatore Allegri, conta vincere», annota Adrien Rabiot commentando l’orribile e impassibile Francia, la squadra che vince senza segnare (2 autogol e 1 rigore in 4 partite) e tutto sommato anche senza giocare. Ed è così che il “corto muso”, magari non un vanto nazionale ma comunque un prodotto della nostra cultura sportiva, entra trionfalmente nel torneo tedesco. I francesi s’affaccendano a cogliere il concetto, che da loro si dice courte tête, per bighellonare un po’ ed evitare di dedicare troppo tempo a una vittoria striminzita, immeritata e crudele quasi come quella che la sera prima aveva premiato l’Inghilterra, senonché gli inglesi hanno almeno fatto ricorso a dei pezzi di bravura, mentre la Francia si limita a segnare di sponda: contro il Belgio, il tiro-cross innocuo di Kolo Muani è diventato letale dopo aver incocciato Vertonghen. «Dovremmo segnare un po’ di più perché non vorrei che ci venisse un blocco psicologico, ma comunque un gol a partita è sufficiente» ridacchia Deschamps, che cortomusista lo è sempre stato.

La chatte à Dédé di Deschamps

È un risultatista puro e la vittoria sul Belgio ha rispolverato il mito della chatte à Dédé, la sua fantomatica gatta portafortuna, sulla quale fiorì una ricca aneddotica. Chatte, in francese, indica gergalmente anche l’organo sessuale femminile ed è usato come sinonimo di buona sorte: la chatte à Dédé, in pratica, è il culo di Deschamps. In quanto a Rabiot, da ieri è senza squadra («Ma resto in contatto con la Juve, di contratto riparlerò dopo gli Europei»), mentre nei quarti la squadra sarà senza di lui, squalificato per cumulo di ammonizioni: «Non me la meritavo, sono disgustato». Visto come sta giocando, in ogni caso, magari pure questo è per Deschamps un colpo di fortuna.

E il rosicamento dei belgi prosegue

Il Belgio ha fatto un’ottima partita, la Francia no a parte in difesa, dove è imperforabile. Il ct Tedesco si è fidato di una formazione sulla carta molto offensiva (due punte pure, due ali a centrocampo, De Bruyne arretrato nel cuore del gioco, il solo Onana a fare legna) ma nella pratica prudente, con i reparti vicini e il contropiede carico. Il ritmo monocorde della Francia è ovviamente caduto nella trappola, Mbappé, a disagio con la maschera sul viso, è stato ben ingabbiato, ma le uniche luci bleu le ha accese lui. Il Belgio è stato pericoloso nella ripresa con Lukaku e De Bruyne, ma i Diavoli Rossi hanno dovuto ingoiare l’ennesimo rospo e ingigantire la propria frustrazione, il seum, termine gergale che potremmo tradurre con “rosicamento” e che dal 2018 i francesi hanno appioppato ai belgi per descrivere la loro incapacità di digerire la sconfitta nella semifinale mondiale, una partita entrata di diritto nel pantheon del corto muso. Ma anche questa, poveri belgi, resterà sul gozzo per un bel pezzo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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