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La Germania alla prova degli infanti di Spagna: così è esplosa una generazione di fenomeni

È il quarto di finale più affascinante dell’Europeo. Così è esplosa la nuova generazione delle Furie Rosse: un ct, De La Fuente che viene dalle Under, la crisi Covid che ha fatto rivalutare i vivai e la qualità del palleggio insegnata ai bambini

DORTMUND — Sul maxischermo della Fan zone di Dortmund, dove bivaccano ogni giorno centinaia di tifosi della Germania, fresca del 2-0 alla Danimarca col quale si è guadagnata qui sabato scorso la sfida campale che indirizzerà il suo Europeo verso il successo o il fallimento, scorre incessantemente l’intervista-mantra del ct tedesco Nagelsmann: «La Spagna ha scelto la strada migliore: allena i suoi giovani in funzione della squadra». Seguono le dichiarazioni dei rappresentanti ufficiali della meglio gioventù della Mannschaft e della Roja, che con le parole al miele suggerite dalla circostanza si giurano reciproco rispetto: da una parte Wirtz e Musiala, dall’altra Williams e Yamal. Non c’è modo migliore di sintetizzare la grande paura della nazionale di casa: quella di uscire, sulla soglia della semifinale, per mano dell’avversaria più difficile che potesse capitarle.

I meriti di De La Fuente

La Spagna di De la Fuente, ct unificante in un Paese calcisticamente diviso tra Real Madrid e Barcellona, è stata in effetti finora l’esempio più riuscito del compromesso tra risultato e gioco — il talento al servizio del collettivo, come dice Nagelsmann — e soprattutto ha sfoggiato i campioncini di maggiore presa sul pubblico: sulle qualità tecniche di Nico Williams, artista del dribbling e delle sterzate improvvise, l’Italia ha imparato a sue spese. Vorrebbe anche imparare come si fa a non disperdere il talento, che nelle Under azzurre non manca, come attestano i recenti successi europei e mondiali, ma che poi si annacqua fino a evaporare. In Spagna invece non accade, anzi: questione di coraggio, perché lì, se conviene schierare titolare un ragazzo, non ci si pensa due volte. È nota la trafila dalle giovanili di Nico Williams, 22 anni il prossimo 12 luglio, antivigilia della finale di Euro 2024, e di Lamine Yamal, che i suoi 17 anni li compirà il giorno dopo e ha lo stesso obiettivo.

La carriera di De La Fuente con la nazionale spagnola

Il loro garante ideale è il ct quasi per caso. De la Fuente, 63 anni, nato nella piccola Rioja, regione settentrionale, e avviato al successo da allenatore nei Paesi Baschi da Athletic Bilbao e Alavès Vitoria, ha l’aria del professore di ginnastica e un cv perfetto per le circostanze, essendo da 11 anni il prototipo del tecnico federale. Scelto nel 2022 sulle ceneri del Mondiale arabo di Luis Enrique dall’allora presidente federale Rubiales, poi caduto in disgrazia per lo scandalo del bacio alla calciatrice Hermoso sul podio del Mondiale femminile appena vinto, De la Fuente dall’U19 in su ha allenato tutti i talenti attuali del calcio spagnolo: era dunque perfetto per il loro traghettamento nella Selección e anche per superare il suddetto dualismo, che ct identificabili (o barcellonisti o madridisti) come Luis Enrique hanno in passato alimentato senza volerlo. Nella Roja mosaico di oggi, sprovvista di un club monopolista tra i due storici, serviva chi incarnasse una credibile sintesi geopolitica. L’Azeglio Vicini (trapiantò in Nazionale l’Under 21 di Vialli, Donadoni e Mancini) spagnolo è il profilo perfetto.

Il calcio spagnolo e i giovani talenti

Il resto lo ha fatto un po’ il destino, sotto forma della crisi economica che dopo il Covid ha dissanguato le casse di quasi tutti i club della Liga, escluse quelle inossidabili del Real. Costrette a lanciare i ragazzi della cantera per non spendere all’estero o sui giocatori più costosi, le squadre (Barcellona incluso) hanno saputo sfruttare l’occasione, agevolate dall’evidenza tecnica: un giocatore minorenne spagnolo, educato al culto del palleggio, raramente sfigura sotto questo aspetto. Senza la crisi economica, però, il minorenne Yamal non avrebbe raggiunto così presto in prima squadra al Barça di Xavi l’altro virgulto Pedri, che ha solo 21 anni ma rispetto al giovanissimo Lamine pare un veterano. Il duello con la Germania, venerdì a Stoccarda, è perciò la sfida del coraggio di puntare sul talento. E la politica, che ha fiutato perfettamente il momento, non è rimasta sullo sfondo dei successi della Roja. Gli scandali di Rubiales sono diventati argomento elettorale tra la sinistra di Sanchez al governo, che ha sposato la causa femminista, e la destra all’opposizione. Né è rimasta fuori dal contesto la battaglia per il ruolo del presidente della Rfef, la federcalcio, occupato ad interim da Pedro Rocha, indagato a sua volta per corruzione. Elezioni a settembre, al momento non ci sono candidati forti. L’unica certezza, dopo il Real di Ancelotti che ha fatto rialzare con la Champions il calcio spagnolo quasi azzerato nelle coppe e tramortito dagli scandali, è la Roja, coi suoi campioni ragazzi guidati dal leader sobrio, il laureato Rodri. Re Felipe, con l’Italia, ha tifato dalla tribuna di Gelsenkirchen: a Stoccarda vuole il bis con la Germania, abbastanza spaventata da Yamal, Pedri e Williams.

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