TORINO – Il precampionato della Juventus è stato una lunga traversata del mare della perplessità. L’ultima delle tre amichevoli, quella di Göteborg contro l’Atletico Madrid, è finita 2-0 per gli spagnoli (punteggio indiscutibile), mentre la prima con il Norimberga l’avevano vinta i tedeschi per 3-0 e la seconda con il Brest s’era conclusa con un pareggio (2-2): i risultati contano quello che contano, cioè poco, a cavallo di Ferragosto, ma 7 gol al passivo in tre partite e nessuna rete segnata su azione (col Brest, Danilo ha fatto centro da corner e Vlahovic su rigore) sono un’indicazione, o perlomeno la sintesi statistica di un mese di lavoro. Della transizione filosofica dal gioco di Allegri a quello di Thiago Motta si è finora visto poco o nulla anche se molto, all’apparenza, sembra dipendere dalla condizione fisica: reduci da allenamenti davvero duri, i bianconeri non hanno ancora brillantezza, cambio di passo, intensità. Non è un alibi, ma può essere una spiegazione.
La cortissima panchina di Thiago Motta: due soli cambi
Contro l’Atletico, Motta ha schierato la formazione che lunedì prossimo dovrebbe esordire in campionato contro il Como, quando però tra i titolari ci sarà Danilo e non Cabal, in Svezia disastroso: Di Gregorio in porta, Cambiaso-Bremer-Gatti-Cabal in difesa, Locatelli-Thuram-Douglas Luiz a centrocampo e Weah-Vlahovic-Yildiz in attacco. A partita in corso l’allenatore ha potuto fare due soli cambi (Danilo per Bremer e Fagioli per Locatelli a un quarto d’ora dalla fine), a conferma della clamorosa esiguità della rosa bianconera: in vista della prima gara ufficiale non recupereranno gli infortunati Miretti e Adzic, forse può farcela Milik (lui e Djalò saranno reintegrati, vista l’emergenza), mentre il mercato dovrebbe portare, nella settimana che viene, solamente Nico Gonzalez, che comunque è in ritardo di condizione. Attualmente, insomma, la Juventus è questa, anche se da qui al campionato la condizione atletica dovrebbe migliorare sensibilmente.
Gatti il più “mottiano”, disastroso Cabal
A Göteborg la superiorità dell’Atletico è stata netta e cadenzata dal palo di Griezmann al 18’ e dalle reti di João Felix al 47’ (Simeone i giocatori in vendita e fuori dai piani tecnici li fa giocare, al contrario di Motta) e di Correa su rigore all’85’. Il penalty è stato causato dallo sciagurato Cabal con un intervento su Giuliano Simeone, il secondogenito ventunenne del Cholo. La Juve ha tenuto a lungo palla ma senza evidenziare i principi di gioco del nuovo allenatore, salvo quando Gatti si è sganciato dalla linea difensiva per delle incursioni a sorpresa tra centrocampo e attacco, come faceva a Bologna Calafiori.
Di Gregorio evita un passivo più pesante
Per i bianconeri ci sono state giusto un paio di occasioni che Vlahovic ha sprecato ciabattando fuori misura con il destro, mentre tre parate di Di Gregorio hanno contenuto il passivo. Thuram ha disputato un discreto primo tempo, proponendo qualche interessante verticalizzazione, di Douglas Luiz si è apprezzata la capacità di gestire la palla nello stretto e poco più. Disastroso invece Cabal, che ne ha combinate di tutti i colori sia nei primi 75’ giocati da terzino sinistro sia negli ultimi 15’ da centrale.