TORINO – La Juventus ha battuto l’Inter senza uno solo dei nuovi acquisti nella formazione titolare. Certo, Zhegrova è convalescente e non sarà disponibile prima di ottobre (non gioca da dicembre) e Openda è appena arrivato, visto che è stato acquistato il 1° settembre ma si è aggregato alla squadra solamente a metà di questa settimana dopo gli impegni con il Belgio, però le scelte che hanno permesso a Tudor di sconfiggere i nerazzurri hanno dei significati, il più importante dei quali è che, in questo momento, il mercato non ha ancora potenziato i bianconeri.
La filosofia del “corpo vivo” di Tudor
Tudor ripete spesso un concetto: una squadra è un corpo vivo, vale a dire che quello che vale oggi potrà non valere domani, che le gerarchie cambiano, gli stati di forma si alternano, le necessità tattiche mutano, gli obiettivi si trasformano. Ma non potendo prevedere come il corpo-squadra si svilupperà, è al presente che dobbiamo guardare e il presente dice che Tudor si è giocato il primo snodo della stagione andando sul sicuro, fidandosi dei volti noti e tenendo da parte gli ultimi arrivati, che ancora si devono incastrare tatticamente nell’organizzazione.
La valorizzazione di Vlahovic e Kelly
Del resto, l’allenatore croato ha avuto il merito di non buttare a mare nessuno, nemmeno quelli che sembravano ai margini della rosa: ha coinvolto Vlahovic, ha tenuto duro su Kelly (era in vendita, ne sta facendo un caposaldo) e ha preferito l’affidabilità di Kalulu e l’imprevedibilità di Joao Mario. Solo Vlahovic contro l’Inter non ha funzionato, ma del resto Tudor lo aveva scelto più che altro per cavalcare l’onda, perché gli allenatori “sgamati” sanno che quando un attaccante è caldo (e il serbo lo era: gol in amichevole, due gol in campionato, gol con la nazionale) non bisogna lasciarlo raffreddare. Ora il momento bollente è passato ed è assai probabile che già martedì con il Borussia tornerà in formazione David, che è il nuovo acquisto più collaudato visto che è qui fin dall’inizio del raduno.
L’equivoco Joao Mario e il rimpianto per Alberto Costa
Gli altri, invece, dovranno pazientare. Joao Mario, al momento, può tornar buono nelle partite dove è richiesto uno sbilanciamento offensivo per squadernare un avversario più debole (sabato prossimo a Verona, per esempio), perché per Tudor il portoghese è di fatto un attaccante, con scarsissima vocazione difensiva. “Mi piacerebbe puntare allo spettacolo e sugli esterni mettere delle ali, come Conceicao o Joao Mario, ma l’equilibrio è la cosa più importante”, ha detto l’allenatore, lasciando così intendere che dal mercato si aspettava un uomo di fascia di un altro tipo: se sta facendo giocare Kalulu un motivo ci sarà e in ogni caso lui stravedeva per Alberto Costa, che garantiva un dosaggio perfetto tra spinta e copertura e oltretutto aveva appena 21 anni e quindi grandi margini di crescita. Al Porto, sotto la guida di Farioli, sta giocando alla grande e forse è il caso di rivalutare le ultime idee di Giuntoli, che aveva pescato questo giocatore nel retrobottega del campionato portoghese, prendendo anche atto del rendimento di Kelly.
Il riscatto del mercato di Giuntoli
Anche Adzic è stata una scommessa di Giuntoli, che nel montenegrino, scovato nel Buducnost e pagato 5,3 milioni, credeva moltissimo. È anche molto probabile che Tudor avrebbe preferito avere con sé anche un altro dei rinforzi che la Juventus aveva ingaggiato nello scorso gennaio, vale a dire Kolo Muani. Invece ha Openda, giocatore che gli piace molto ma che considera, come ha detto a chiare lettere alla vigilia della gara con l’Inter, un contropiedista. E non sempre ( in campionato quasi mai) la Juve può permettersi di giocare in contropiede.
Tudor e la strategia del presente
Tudor, insomma, per ora si fida del materiale conosciuto, dello zoccolo duro sul quale ha lavorato negli ultimi sei mesi, raggiungendo i traguardi fissati dal club: la qualificazione in Champions, la fase a eliminazione diretta al Mondiale per Club e un avvio convincente in campionato. Poi vedremo come il corpo vivo si muoverà.