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La Juventus si processa: caccia ai colpevoli, ma Thiago Motta non rischia

Squadra e tecnico a rapporto dalla società dopo l’eliminazione contro l’Empoli in coppa Italia. Semestrale di bilancio in attivo di 16,9 milioni

TORINO – Dovendo piantare un chiodo al quale appendere un elemento di stabilità, bisogna partire da quello su cui ha martellato Giuntoli: “Thiago Motta non è in discussione”. Lo ha detto alla squadra tenuta a rapporto insieme con il presidente Ferrero e l’ad Scanavino (che è anche presidente di Gedi, che edita Repubblica): in discussione, in una mattinata di tiepido sole e di gelide sensazioni, ci sono ora i giocatori, messi con le spalle al muro e la faccia di fronte alle loro responsabilità anche dalla dirigenza dopo che l’allenatore lo aveva insolitamente già fatto a eliminazione dalla Coppa Italia ancora calda. La parola più scandita è stata vergogna. Quella di Giuntoli, inaccettabile.

Approvato il bilancio semestrale

Prima, però, la triade dirigenziale si è confrontata con l’allenatore: nel vuoto mentale dentro cui è precipitata la squadra intera ci sono anche delle responsabilità di Motta, che per altro le aveva già ammesse mercoledì. L’estenuante giornata si è chiusa con il cda che ha approvato il bilancio semestrale, ma almeno in questo campo i risultati sono buoni: da – 95,1 milioni la Juve è risalita a +16,9, grazie specialmente agli introiti della Champions e alla riduzione del monte stipendi, ormai vicino al limite fissato. Secondo il club, poi, il valore reale della rosa è di circa 200 milioni superiore a quello iscritto a bilancio (336 milioni). “Stiamo creando valore”, ha detto Giuntoli.

Vietato fallire il quarto posto

L’inverno nero della Juventus, però, sta costando caro: con la sequenza delle tre eliminazioni sono sfumati, come minimo, 3,4 milioni per la Supercoppa, 11 per la Champions e 1,7 per la Coppa Italia. Motta non può permettersi di fallire anche il quarto posto.

La mancanza di personalità

Le accuse di Motta ai giocatori (“È sbagliato l’atteggiamento”) non sono una novità, perché è dall’inizio che si confronta con una squadra in cui nessuno spicca per personalità, specie dopo che chi ne aveva è stato mandato via senza complimenti mentre i tre acquisti più importanti — Koopmeiners, Nico Gonzalez, Douglas Luiz — hanno clamorosamente deluso proprio sul piano nella mentalità (e qui entrano in ballo le colpe della società), come altri quasi veterani tipo Vlahovic, Gatti e Cambiaso. Motta è incolpato di scarsa empatia con i giocatori, ma lui vorrebbe che fossero loro a tirare fuori qualcosa in più, che si prendessero responsabilità più grandi e considerassero un punto d’arrivo non vestire la maglia della Juventus, come sembra che basti ai più, ma vincere con quella maglia addosso.

Thiago Motta e la mancanza di stabilità

D’altra parte, il “giovane” Thiago ha faticato assai a gestire il doppio impegno campionato/coppa, sia a livello di rotazioni sia di ricarica del gruppo tra una fatica e l’altra. E certo non ha aiutato la stabilità che l’allenatore ha sempre negato alla sua gestione: ha ruotato capitani e ruoli, ha promosso e bocciato, bocciato e promosso. E spesso non si è fatto capire, nonostante con i giocatori ami parlare chiaro e sempre di fronte a tutto il gruppo. Anche sulla comunicazione interna ed esterna, però, gli si chiederà un cambio di passo.

Ora si vedrà se, toccato il fondo, la Juve comincerà a scavare o si rialzerà. Il paradosso è che dopo il posticipo di lunedì col Verona potrebbe ritrovarsi ad appena 6 punti dalla vetta e a 5 dall’Atalanta, che sarà ospitata a Torino la domenica successiva. Il calcio cambia forma a seconda della parte da cui lo si guarda.

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