Il risultato del Maradona non esclude il Napoli dalla lotta per lo scudetto. Include l’Atalanta, che ha passato a pieni voti l’esame di maturità dopo aver perso 3 delle prime 5 partite ed essersi rimessa in piedi con calma e determinazione. Non ci saranno dittature stavolta, nessuno vincerà il titolo con mesi di anticipo. L’anno scorso l’Inter era in testa a quota 28, due anni fa il Napoli ne aveva 29, oggi lo stesso Napoli guida la fila a 25 malgrado due sconfitte: per intenderci, un anno fa l’Inter perse per la seconda volta alla 35ª, due anni fa il Napoli di Spalletti alla 25ª.
Tante squadre lassù giocano a nascondino
Un aspetto classico dei campionati contesi, e questo promette di esserlo, è la riluttanza degli allenatori a dichiararsi in corsa. O meglio: chi guida Inter, Juve e Milan sa che la storia accolla loro una responsabilità, e quindi tiene vivo il discorso a prescindere dalla classifica come ha fatto Fonseca dopo la sconfitta col Napoli. Gli altri nicchiano, come se un’ambizione scudetto dichiarata fosse il canto delle sirene capace di risucchiare le energie ai loro uomini. In un calcio che per molti aspetti cambia di continuo la tradizione di celarsi è invincibile. Tocca a noi quindi delimitare il campo, che sta diventando largo ma non prevede veti, anzi, ognuno accusa l’altro di nascondersi in una curiosa chiamata di correo. L’Atalanta è dentro come forse non è mai stata, la masterclass impartita da Gasperini al Maradona ha radici profonde: l’autostima data dall’Europa League, la profondità della rosa, alcuni picchi di qualità (Lookman, Ederson, Carnesecchi), i convalescenti di peso (Scalvini, Scamacca), alcuni role player come Hien, capaci di reggere fisicamente l’urto di Lukaku fino ad annullarlo. C’è stato un tempo in cui le rivali dei Lakers ingaggiavano un gigante, l’indimenticabile Mutombo, col compito specifico di marcare Shaquille O’Neal ai play-off. Lukaku non propone più un problema così grave, ma la differenza tra la spallata data martedì a Pavlovic e quelle ricevute ieri da Hien si riflette sulle rispettive classifiche. È ben dentro lo stesso Napoli, perché Conte più di chiunque altro è il tipo che se non vince impara (basta vedere cosa ha fatto il Napoli dopo la sconfitta di Verona). L’Atalanta ha progressivamente tolto dal campo McTominay, che della squadra di Conte è diventato il motore: la prossima volta non succederà.
Le amnesie dell’Inter nella partita col Venezia
Domenica Inter e Napoli si sfideranno a San Siro e il risultato modellerà l’alta classifica a (quasi) un terzo del cammino. Domenica l’Inter in versione tipo, perché Inzaghi evidentemente subodorava qualcosa, ha sbagliato mille palle-gol meno una contro un coraggioso Venezia che ne ha avute almeno la metà, e le ha sbagliate tutte. Tre punti sono tre punti, ma nella settimana di Arsenal e Napoli il Venezia in casa deve costarti minori energie fisiche e nervose.
Atalanta. Fiorentina e Lazio sono squadre sexy
Da qualche settimana la Fiorentina compone con Atalanta e Lazio il trio delle squadre più sexy del torneo. In attesa che stasera anche Baroni provi contro il Cagliari il salto in alto, sia lode alla Viola che ha vinto la quinta gara consecutiva, la seconda in trasferta per 1-0 dopo gli 11 gol nelle due gare precedenti. Questo implica capacità di adattamento e la riscoperta da parte di Palladino di giocatori che si temeva perduti: in settimana abbiamo citato De Gea, stavolta torniamo su un Kean diventato implacabile, da talentuoso svagato che era. La Fiorentina è un’acquisizione troppo recente dell’attico per dirla in corsa per il titolo, ma l’allegra ammissione di Dodo (“la prima cosa che facciamo a fine gara è guardare la classifica”) contiene una forza mentale ricca di prospettive Champions.
L’occasione di Leao al Bernabeu
La Juve di Udine ha segnato un netto progresso: ha vinto rischiando poco, evitando di eccedere nelle paranoie di controllo che appesantiscono la manovra offensiva ma tenendo la guardia sufficientemente alta per non farsi squartare in contropiede com’era riuscito al Parma. La strada di Motta è tracciata, ora occorre asfaltarla. Quella di Fonseca è ripresa, in un frenetico stop and go che avrebbe bisogno di continuità. Par di capire che Leao riavrà una chance al Bernabeu: considerato il peso del rivale ma anche la situazione tattica potenzialmente propizia (davanti a sé avrà spazio in cui lanciarsi), sembra una buona idea.