Servirebbero le parole per dirlo. Invece neanche quelle. Non c’è “esonero” nella nota con cui Ivan Juric viene liquidato dalla Roma un minuto dopo il fischio finale della partita persa contro il Bologna. C’è il “grazie per il lavoro svolto” in un “ambiente difficile”. Poco altro, e non cambia la sostanza: basta così. Andare avanti è impossibile, è la classifica a parlare. E se non bastano i numeri, 13 punti e 12° posto in campionato, ci sono le figuracce: prima del 2-3 di ieri, le sconfitte mortificanti contro la Fiorentina e l’Elfsborg, squadra modesta del campionato svedese con scarsa abitudine alle vittorie europee. E poi le prestazioni imbarazzanti, come contro i belgi dell’Union Saint-Gilloise giovedì in Europa League. Le tensioni con i giocatori, la lite con parole offensive al Franchi con Mancini che ha ricordato a Juric lo scarso palmarès, le frizioni con Dybala che ha saputo dell’esclusione contro il Bologna mentre faceva di tutto per provare a esserci. Quindi, addio: non è stato bello.
Juric, quarto allenatore nel 2024 per la Roma
Con un comunicato breve, breve come l’esperienza di Juric nella capitale, neanche due mesi alla guida di una squadra allo sbando, dopo l’addio di De Rossi e di Lina Souloukou, unica dirigente che c’era. Divorzio breve, arrivato già al fischio finale. Si cambia. Ricominciamo. Terzo allenatore in stagione, quarto nell’anno solare. A decidere è l’uomo solo al comando, il proprietario Dan Friedkin, estroso, volubile, istintivo, abituato a stupire. A Roma ricordano spesso la mattina in cui salutò Fonseca all’improvviso per annunciare Mourinho con due comunicati in meno di un’ora. Hollywood style. Regia, sceneggiatura, fotografia: tutto suo. Si affida a una società dell’italo-inglese Frank Trimboli, la CAA Base. Che per sostituire Juric gli ha suggerito un tecnico straniero. L’ex Dortmund Edin Terzic è uno dei più quotati, ma la bandiera del Chelsea Frank Lampard è la sorpresa in perfetto stile Friedkin. Piace. Molto. Dagli Usa invece era spuntato, sempre da un algoritmo, il nome di Paulo Sousa, che sta bene a Dubai allo Shabab Al-Ahli e ha una clausola altissima per liberarsi. Rudi Garcia, altro possibile ritorno, piace al ds francese Ghisolfi.
Mancini l’italiano più quotato per la successione
Poi ci sono gli italiani: Roberto Mancini è il più in voga. L’ex ct vuole tornare nel nostro calcio: negli ultimi giorni ha chiesto agli amici romani di sondare, capire come la capitale potrebbe reagire a un ex laziale sulla panchina romanista. C’è stato un contatto, ma da contatto a contratto non è solo questione di una consonante in più. Nel dubbio lui è pronto, ha guardato la squadra in tv anche ieri, ha studiato, non ha vincoli dopo aver lasciato l’Arabia Saudita. Se la Roma richiama, lui risponde. Come farebbe sempre Claudio Ranieri, eterno salvatore della patria. Maurizio Sarri è tecnico che non ama prendere squadre in corsa, ha bisogno di lavorare da inizio stagione, chiede un biennale. Allegri, il nome che più affascina la tifoseria — che ieri ha abbandonato la squadra al suo destino quando la gran parte della Curva Sud, cuore dell’Olimpico, ha lasciato lo stadio — sostiene di non essere stato contattato e non vuole affrontare una situazione così caotica. Ma nel calcio gli argomenti per convincere gli allenatori ci sono. Qui, davvero, non servono parole.